di Emanuele Esposito
Che il linguaggio della politica italiana avesse ormai toccato il fondo lo avevamo capito già dai primi giorni del Governo Meloni. E non certo per colpa del Primo Ministro, ma di una certa sinistra, quella che si ritiene depositaria della cultura e della moralità. Lo schema è sempre lo stesso — in Italia come in Australia: se l’offesa arriva da sinistra, è satira o ironia; se arriva da destra, è sessismo, fascismo o intolleranza.
Così, dare della “cortigiana” a Giorgia Meloni, come ha fatto Maurizio Landini, durante la trasmissione Di Martedì, non fa scandalo. Anzi, per molti è solo una battuta. Landini, commentando la presenza del nostro premier all’incontro in Egitto sulla pace a Gaza, ha detto che la Meloni “si comporta come una cortigiana alla corte di Trump”.
Tradotto in termini meno eleganti, è come dire che il nostro Primo Ministro si comporta da prostituta. Sessismo? Offesa gratuita? Macché. Per la sinistra, tutto normale. E infatti, a parte qualche timido imbarazzo nel PD, nessuna voce si è levata in difesa della Meloni. Nemmeno quella della paladina dei diritti femminili, Laura Boldrini, che pur di giustificare il compagno Landini ha parlato di “un equivoco, basta vittimismo”.
È la solita logica ipocrita di chi si indigna a comando, solo quando conviene. Del resto, lo abbiamo già visto: quando Romano Prodi tirò i capelli a una giornalista non allineata, la sinistra fece finta di nulla. Così come in Australia, qualche anno fa, quando una consigliera del Com.It.Es di Sydney fu pubblicamente insultata, e le donne “progressiste” rimasero in silenzio. E allora mi rivolgo a voi, amici “democratici a intermittenza”: se io dicessi che tutte le donne di sinistra sono “libere sessualmente”, sarebbe un complimento. Ma se vi chiamassi “prostitute”, diventerebbe un insulto. Strano concetto di parità, non trovate?
La politica e la dialettica dovrebbero essere cose serie. Eppure, in Parlamento siedono persone che si sentono libere di insultare, offendere, denigrare purché l’obiettivo sia “di destra”. poco. Perché sì, dare del fascista a chiunque la pensi diversamente è nel loro stile. E, purtroppo, questo atteggiamento, anche tra certi connazionali in Australia, non è mai passato di moda.
