Democrazia contro burocrazia

È arrivato il giorno dello scrutinio e, come ho sempre pensato, ho avuto la certezza matematica che il voto degli italiani all’estero vada riformato in senso radicale.

Già in passato ho avuto modo di commentare sulle procedure di scrutinio del voto all’estero e il 4 dicembre scorso, per la settima volta, ho fatto parte come scrutinatore di seggio.

A differenza dell’Italia, dove le persone si recano al seggio, noi all’estero siamo costretti da una legge farraginosa a inviare i plichi per cui, già a capire come imbustarlo, necessita una laurea in ingegneria.

Solo una mente malata, contorta, può pensare di creare un meccanismo del genere: prendi la busta grande, prendi la busta piccola, prendi la scheda, dove metto la scheda? E così via… A suo tempo ho avuto modo di sollevare la questione dello scrutinio estero a Castel Nuovo di Porto, dove seguii le modalità di tutte le operazioni di scrutinio per il voto politico estero che è stato sempre una Caporetto per la democrazia: gente inesperta e, soprattutto, procedure che senza il libretto di istruzioni per la procedura, tipo Ikea, non ne uscivi più.

Al seggio di Sydney, come del resto in tutti il mondo, abbiamo perso letteralmente 12 ore continue senza pausa, se non per andare al bagno e un caffè al volo, solo per certificare chi ha votato.

Una procedura analoga a quelle politiche, già vecchia, malata e da Stato del Terzo Mondo. Se questa è la democrazia partecipativa che lo Stato Italiano ha pensato per noi Italiani all’estero, siamo messi male; del resto è risaputo che, in Italia, è la burocrazia ad ammazzare la democrazia.

Il Comites di Sydney dovrà aspettare i risultati fino a lunedì per conoscere il vincitore, anche se alcuni candidati presenti quasi pretendevano che noi del seggio aprissimo l’urna per contare almeno una scheda, tanto per sfizio, per sapere… Sapere cosa?

Tutta questa fretta per conoscere il risultato? Per andare a festeggiare cosa? La burocrazia che ha vinto, ancora una volta, contro la democrazia?

Per la cronaca, magari qualcuno domani ci dirà che forse non abbiamo fatto abbastanza, i componenti del seggio verranno remunerati con la grande cifra di € 120 ($190 circa) $15 all’ora… Sarebbe stato meglio se fossimo andati a lavar piatti in qualche ristorante di Leichhardt.

Il punto non è il nostro “mestiere” ma è che non si può pensare ad un’elezione con tali procedure. Già il fatto che un elettore debba chiedere il permesso per votare… puzza di dittatura. I componenti del seggio, onestamente, sono stati bravissimi. 

Il presidente, non solo è stato preciso ed attento alle procedure ma, in tutta sincerità, il seggio di Sydney non poteva presentare di meglio. Dobbiamo farne di strada, veramente tanta, per arrivare a dire che l’Italia è un paese democratico e… finché la burocrazia la fa da padrona, allora siamo messi male.

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