Di Maio la spara grossa: “Non si può criticare il Ministro degli Esteri”

Delira, Luigino Di Maio. Non si poteva certo criticare un umile lavoratore costretto a fare il bibitaro dello stadio San Paolo per pagarsi la sfogliatella a Porta Capuana, ma se decidi di candidarti per una poltrona in politica e per virtù divina vieni confermato al Ministero degli Esteri anche se incompetente per tre governi con maggioranze diverse e finisci pure per formare un partitino del 2% come Renzi, delle critiche devi imparare a fartene una ragione.

Ultimamente, personaggi come Di Maio pensano di meritare rispetto per il solo fatto che ricoprono la carica di Ministro, di presidente o addirittura capo ufficio. 

Il titolare della Farnesina nel suo discorso di addio al non-partito 5 Stelle si è detto insoddisfatto dei suoi ex colleghi proprio perché qualcuno di loro ha voluto criticare l’operato del Ministro degli Esteri. Non sia mai! 

Con la scusa della pandemia forse pensava di essere protetto dalla decretazione d’urgenza o magari dall’immunità diplomatica.

Diciamola tutta, Di Maio non ha mai brillato come membro del governo. 

Un individuo che ha accresciuto la propria fama politica a furia di “vaffa” per poi auto elevarsi a uomo delle istituzioni, un grande statista… incompreso. 

A sentire il Segretario Generale della Farnesina parlare “della grande visione del Ministro Di Maio” in una conferenza svoltasi in piena pandemia sono ‘arrizzati i carni’ pure al più fedele dei pentastellati. Cosa non si inghiotte per un posto di lavoro ben retribuito al giorno d’oggi in Italia!

Fatto sta che di questi tempi tutti si sentono offesi, incluso Luigino che pure da Ministro voleva fare l’impeachment a Mattarella. Ricordate? 

Quando si tratta di loro, puritani per nascita e opportunisti per mestiere, ogni sprono a migliorare viene interpretato come un attacco personale, come il classico esempio di quella madre che invece di farsi convinta di aver cresciuto un figlio viziato che ha bisogno di essere educato, insulta l’insegnante al telefono accusandola di incompetenza e di chissà quale odio contro suo figlio. Certa gente non è fatta per fare il genitore come Di Maio – e non solo lui – non è fatto per stare in politica.

Le critiche sono il sale della democrazia. Per noi italiani, la critica è un elemento essenziale delle istituzioni repubblicane nate dopo la dittatura ed il sacrificio di centinaia di migliaia di connazionali che non la pensavano come il regime o come l’occupante tedesco.

Lo stato moderno riconosce prima ancora che la diversità dei sessi, quella di pensiero e di espressione. 

A qualcuno sfugge questo importante dettaglio e gridano al complotto. È quindi bene ricordarlo di tanto in tanto che non si possono usare le cariche per i propri tornaconti politici. 

Quei “Luigini” che scelgono di fare vita pubblica per poi nascondersi dietro la poltrona e scoprirsi non all’altezza di confrontarsi con la diversità di opinione possono comunque ritirarsi in buon ordine e lasciare il posto a qualcuno più capace.

Viva l’Italia! Viva la critica! Viva la democrazia!

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