Diario di una mosca: La cultura italiana in Australia

ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ Oh, ma dico! Questo trillo così acuto del telefono proprio mi fa sbollire! Stavo facendo un pisolino in pace tra i petali di un’orchidea quando vengo svegliata di soprassalto da quel suono infernale! Uffa! Comunque, oggi mi trovo a Newcastle, a casa di Barbara e Federico.

Barbara risponde al telefono e all’altro capo del filo c’è Marisa, la sua più cara amica. La conversazione tra le due donne è gradevole e rilassata. Parlano di tutto un po’ finché arrivano a parlare del settimanale Allora!, che entrambe leggono sempre con molto interesse. ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ

“Hai letto, Barbara? – commenta Marisa, – l’articolo in prima pagina di ‘Allora!’, di mercoledì 6 settembre? Quello che parla della decadenza culturale dell’Italia?” – “Certo che l’ho letto, – risponde Barbara, – e devo dire che noi italo- australiani ci siamo già accorti di questa decadenza da un bel po’ di tempo, solo a vedere come si comportano i Servizi Consolari, i Co.Mi.Tes e gli Istituti Italiani di Cultura, che dovrebbero incrementare e promuovere, ma soprattutto cercare di aumentare il livello di cultura degli italiani in Australia, in modo da dare alla nostra gente un’educazione che permetta loro di essere orgogliosi del Paese in cui, sia essi che i loro predecessori sono nati.

Io credo che, se il loro proposito non è quello di cercare di creare questo legame di orgoglio familiare per la Patria d’origine, tutti questi pezzi da novanta che si sono insediati nelle loro torri d’avorio del centro città, tutto il giorno a commentare sul bello e cattivo tempo con i loro colleghi acchiappamosche, che ci stanno a fare qui!!!!” “Ha, Ha, Ha – ridacchia Marisa, – hai fatto proprio un bel quadro della situazione, sui nostri super-laureati eroi che maneggiano con eccessivo distacco il settore educativo e culturale della nostra società italo-australiana. Essi ci tengono a distanza, facendoci capire che noi non siamo al loro livello, quando invece, dovrebbero inchinarsi, (senza pregiudizi) davanti a coloro che sono arrivati con la valigia di cartone ed hanno speso una vita per guadagnarsi qualche tozzo di pane e dei soldini per mandare alle loro famiglie in Italia, aiutandole a sopravvivere.

È risaputo che sono proprio le rimesse degli emigrati all’estero che hanno permesso alla Nazione di risollevarsi, dopo il periodo terribile della seconda Guerra Mondiale. Ma, forse, col passare del tempo, i ‘Regnanti’ si dimenticano di queste cose e pensano che certi dettagli, come la perdita della cittadinanza ed il completo disinteresse della Madre Patria sulle loro vite nel Paese d’adozione siano cose senza importanza. Cara Barbara, alla luce della maniera in cui la nostra comunità viene trattata, quale pensi che sia il compito di queste Istituzioni qui in Australia?”

Barbara temporeggia perplessa, poi risponde alla domanda. “A dirti il vero, non so proprio cosa pensare… Forse è tutta una commedia anche questa, come sempre… Io conosco un Italiano, emigrato dalla Calabria, che, senza aver frequentato le scuole secondarie, è riuscito a scrivere dei libri, che parlano della sua vita e delle sue esperienze e, devo dire che sono molto interessanti.

Egli mi ha detto, con molto rammarico, che si era recato all’Istituto Italiano di Cultura per vedere di avere un aiuto nella presentazione dei suoi lavori, ma solo perché egli non era uno scrittore già affermato, gli hanno detto chiaro e tondo che i suoi libri non sarebbero stati all’altezza dell’Istituto… “Ah, sì, sì, mi sembra di capire – interrompe Marisa. – Questi individui di cui parlavi tu prima, non sembrano proprio interessati alla cultura degli italiani in Australia. Certamente, questi libri che noi scriviamo, non saranno mai all’altezza di una Divina Commedia, ma si tratta di opere doppiamente preziose, che dovrebbero essere sostenute per dimostrare la buona volontà, il sacrificio ed il valore delle persone che si cimentano a scrivere in italiano, benché abbiano un basso livello scolastico.

A mio parere, queste persone, sono degne del massimo rispetto e dovrebbero essere premiate, non scoraggiate o persino scartate. A proposito di questo, ho avuto il piacere di leggere su ‘Allora!’, il discorso del Segretario Generale del CGE, Michele Schiavone, che parla dell’editoria italiana nel mondo e dice che è necessario “riportare i nostri connazionali a recitare ruoli più ambiziosi, da protagonisti.” Egli evidenzia anche la questione migratoria ed afferma che è importante creare condizioni legislative per far sentire che gli italiani all’estero siano cittadini italiani a tutti gli effetti.”

“Speriamo che le leggi che scaturiranno da tutti questi discorsi, includano anche il riottenimento della cittadinanza perduta. Comunque – aggiunge Marisa – Schiavone menziona anche il settimanale ‘Allora!’ di Sydney e ‘Gente d’Italia’ di Montevideo, per cui i Com.It.Es. (ma che bravi), hanno votato per la cancellazione dei fondi governativi, che servivano al mantenimento delle pubblicazioni. E qui ho la netta impressione che questi Com.It.Es. lavorano contro di noi, o sbaglio. Infatti, a questo proposito, Schiavone dice che ‘la legge va cambiata’.

Se ho ben capito, Schiavone ribadisce che è necessario instaurare una Legge che parli di chiarezza e non di pregiudizi… Sì, certo su questo punto siamo tutti d’accordo… Il suo discorso toccava parecchie sezioni oscure, che dovrebbero venire chiarificate. Ora dobbiamo solo stare a vedere. I fatti sono quelli che contano. Mia madre usava dire: “Dal dire al fare c’è di mezzo il mare”. Infatti, credo che in questa società italiana d’Australia ci sia di mezzo un mare con un enorme abisso e, siccome c’è chi si ritiene superiore a tutti gli altri, è venuta a mancare la comprensione ed il rispetto per il prossimo.

A questo punto credo che devo menzionare una frase che è stata detta da uno dei grandi filosofi del passato: “L’intelligenza non si misura con lo studio. Essa è dentro di noi; nasce con noi”. Ed io aggiungo: “Naturalmente, non tutti ce l’hanno, anche se sono convinti di averla. Purtroppo, coloro che non ce l’hanno, non ce l’avranno mai, anche se andassero a scuola per 100 anni.

Potranno imparare tutte le materie, persino i logaritmi, ma l’intelligenza non l’avranno mai, mentre invece, qualcuno che non abbia mai frequentato la scuola, se dotato dell’intelligenza ed incoraggiato, potrebbe avere la possibilità di fare grandi cose.” – “Cara Marisa – ribatte Barbara,- anch’io la penso come te e, da come si comportano, credo che questi nostri luminari della cultura non siano proprio interessati alla protezione e divulgazione della cultura italiana. Il loro scopo sembra essere solo quello di ricevere un cospicuo stipendio e di dedicarsi ad intrattenere una estremamente limitata ‘elite’, di cui loro sono convinti di fare parte. Io ho l’onore di conoscere persone veramente colte, che non amano le luci dei riflettori, perciò si tengono lontane dalla popolarità, ma hanno partecipato a concorsi internazionali, sia di poesia che di prosa, e vinto parecchi primi premi letterari.

Essi mi hanno detto che erano molto amareggiati per l’indifferenza, sia del Consolato Italiano, sia dei direttori dell’Istituto Italiano di Cultura, che non si sono nemmeno scomodati ad inviare una lettera ufficiale di congratulazioni per il conseguimento dei premi. Qui, se non vado errata, mi sembra che manchi totalmente l’etichetta, oltre a tutto il resto. Ma, naturalmente, anche quello di mandare una lettera di congratulazioni è un lavoro, perciò, meglio evitarlo.

Ma queste persone non sono state scelte per lavorare con la cultura e per fare in modo che tutti gli italiani potessero averne accesso? Peccato che la realtà degli avvenimenti ci dica che non è così.” – “Sì, davvero – aggiunge Marisa. – Sembra proprio che le comunità italiane all’estero siano state abbandonate a se stesse. Comunque mi ha fatto piacere leggere l’articolo apparso su ‘Allora’ riguardo al Deputato Fabio Porta che ha perorato la causa dei fondi che dovrebbero essere dedicati alla stampa italiana all’estero.

Ho avuto modo di apprezzare molto tutti gli argomenti che ha portato avanti con il Ministro Tajani. Quello che mi ha stupita tremendamente è stato il contenuto della lettera di Carè e Giacobbe che dicono: “Il ruolo istituzionale di rappresentanti del Parlamento Italiano non consente, in alcun modo, di intervenire o interferire con quelle che sono prerogative uniche e peculiari di altri organi e istituzioni. Un’invasione del campo di competenza che spetta ad altri soggetti sarebbe non solo impossibile ma anche contraria ad ogni principio democratico”.

La lettera ha suscitato perplessità e sorpresa, ma anche singolare interesse e curiosità. Prima di tutto non esiste nulla d’impossibile! Secondo, cosa significa un’invasione del campo? Stanno forse parlando di una partita di calcio? E poi, cosa sono i principi nell’ambito governativo? Quei principi sono spariti un secolo fa. Non credevo proprio che i Senatori che noi abbiamo eletto per aiutarci ad ottenere qualcosa da un Governo che, è ormai chiaro, si è dimenticato di noi, riuscissero a cadere così in basso, coprendosi con la parola democrazia.

È per questo motivo che non abbiamo mai riavuto la nostra cittadinanza, perché i nostri Senatori non parlano per i nostri interessi, ma solo per i loro. Infatti, per ogni problema che noi abbiamo da risolvere, si affrettano a tirare i remi in barca e parlare di democrazia. Essi parlano di ‘loro competenze’. E chi lo sa quali siano le loro competenze, se non quelle di andare in vacanza in Italia a spese del Governo! Pero’, mi consola il fatto che, con quella lettera, ci hanno fatto capire da che parte stanno, perciò alle prossime elezioni io, i miei famigliari ed amici ci asterremo dal voto.” – “Dici bene, Marisa – interviene Barbara – perché anche io faro’ la stessa cosa. Infatti, se ci facciamo un bell’esame di coscienza, possiamo capire a cosa servono questi individui.

Ed ora che abbiamo appurato la realtà della situazione, credo che potrebbe essere utile che noi, gente d’Italia ci creassimo un’Associazione per iniziare a salvaguardare i diritti degli italiani all’estero, cui fanno parte anche le nostre pubblicazioni, come il settimanale “Allora!” e riottenere la cittadinanza che ci è stata rubata… Comunque, tutto sommato, abbiamo un’enorme fortuna, quella di essere protetti da questo grande Paese che ci ospita, dove è “possibile” ottenere servizi molto accessibili e fluidi, senza doversi vendere la propria “integrità.”” – ZZZZZZZZZZZZZZ

Wow! Non immaginavo che le donne italiane potessero essere così battagliere ed eloquenti! Che tirata di orecchi! Speriamo che serva a qualcosa! Se non altro sarà utile che la gente sappia cosa bolle in pentola, non credete? Comunque io sono solo una mosca ambasciatrice, che non porta pena, perciò, mentre voi leggete e pensate, io lascio le due donne a conversare, provvedo a cambiare argomento e m’involo verso il nostro angolino del passatempo. ZZZZZZZZZZZZZZZZZ

Marco e Carlo s’incontrano al bar per un aperitivo, prima del pranzo. “Sai,” dice Marco, “mi hanno detto che se ti mangi una mela al giorno, ti levi il medico di torno.” Può darsi, risponde Carlo, ma se tu invece, mangi una cipolla al giorno, ti levi tutti di torno. ZZZZZZZZZZZZ

Ciao, ciao, a presto! ZZZZZZZZZZZ (Rosanna Dabbene Perosino)

Be the first to comment

Leave a Reply

Your email address will not be published.


*