In merito all’arbitrario voto sui contributi ad Allora! del Comites di Sydney guidato dal Segretario della locale sezione PD Luigi Di Martino e del Console Generale d’Italia a Sydney Andrea De Felip, l’Onorevole Nicola Carè e il Senatore Giacobbe avevano fatto presente in una lettera congiunta che “il ruolo istituzionale di rappresentanti del Parlamento Italiano non consente, in alcun modo, di intervenire o interferire con quelle che sono prerogative uniche e peculiari di altri organi e istituzioni. Un’invasione del campo di competenza che spetta ad altri soggetti sarebbe non solo impossibile ma anche contraria a ogni principio democratico”.
E se probabilmente queste parole non fossero che una banale scusa per difendere gli interessi politici e del Presidente del Comites, non avrebbe alcun senso la notizia fresca di stampa che il Deputato PD eletto in Sud America, Fabio Porta, abbia presentato una nuova interrogazione al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, per sottoporre alla sua attenzione il caso “Gente d’Italia” e, più in generale, il tema dei contributi pubblici alla stampa italiana all’estero.
Ad aprile, Giacobbe e Carè avevano dichiarato testuali parole: “cercheremo di approfondire la questione ed intervenire di conseguenza” ma a distanza di mesi abbiamo visto solo dichiarazioni a favore degli enti gestori di lingua e cultura italiana e le camere di commercio. Per la stampa italiana all’estero siamo stati rimandati alle belle ma inutili parole, con cui i nostri rappresentanti ci hanno ricordato che “il nostro impegno in tal senso è da considerarsi imperativo, costante, super partes.”
Nell’interrogazione al Ministro Tajani Porta ha chiesto di “adottare iniziative volte a dare urgenti disposizioni ai rappresentanti diplomatico-consolari e agli organismi di rappresentanza locali affinché l’esercizio delle prerogative riconosciute sia ricondotto rigorosamente nell’alveo delle leggi e della prassi amministrativa esistenti, superando posizioni precostituite di parte e discrezionalità interpretative e definendo criteri obiettivi di valutazione in accordo con il dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri”.
Nella premessa, il deputato ha ricordato che “l’ordinamento italiano prevede forme di sostegno pubblico al sistema editoriale per le imprese editrici di quotidiani e periodici italiani editi e diffusi all’estero; i requisiti di accesso, i criteri di calcolo, il procedimento per la concessione e l’erogazione del contributo sono definiti al “Capo V” del decreto legislativo del 15 maggio 2017 n. 70 e dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 settembre 2017”.
“Il Dipartimento per l’informazione e l’editoria – ha aggiunto Porta – cura l’istruttoria per l’ammissione al contributo con il supporto del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con particolare riguardo all’acquisizione della dichiarazione del capo dell’ufficio consolare e del parere del Comites della circoscrizione consolare di riferimento; dichiarazione e parere devono attestare l’esistenza della testata, la regolarità della distribuzione delle copie dichiarate e il rispetto della prescritta percentuale di scritti in lingua italiana, escludendo ogni altra valutazione di merito sulla qualità e sulla linea editoriale della testata”. Porta ha giustamente tutelato i diritti della testata “La Gente d’Italia,” unico quotidiano italiano edito e diffuso in Uruguay e, grazie all’offerta digitale, con una ampia platea di lettori italiani in America Meridionale, Centrale e Settentrionale.
La testata è stata esclusa dai contributi 2021; il decreto di esclusione del Dipartimento per l’informazione e l’editoria del 27 febbraio 2023 – spiega Porta – fa riferimento alla dichiarazione dell’autorità diplomatica che entra nel merito del contenuto degli articoli riferendo giudizi su di essi e sulla opportunità di pubblicare determinate notizie e al parere del Comites nel quale si esprimono giudizi sul contenuto degli articoli”. “La dichiarazione e il parere sopracitati – osserva il parlamentare dem – travalicano i confini dell’accertamento dei requisiti tracciati dalla normativa e si configurano come evidente interferenza nella linea editoriale del giornale, pretendendo di indirizzarne l’esercizio e di sceglierne le modalità di realizzazione ed espressione”.
Sottolineato “il ruolo che le testate in lingua italiana all’estero liberamente svolgono per incentivare la partecipazione dei connazionali, per promuovere la lingua italiana, per sostenere le linee d’intervento nel campo della promozione integrata del sistema Paese e del turismo di ritorno”, Porta ha voluto chiedere al Ministro “se il Governo intenda adottare iniziative volte a dare urgenti disposizioni ai rappresentanti diplomatico-consolari e agli organismi di rappresentanza locali affinché l’esercizio delle prerogative riconosciute sia ricondotto rigorosamente nell’alveo delle leggi e della prassi amministrativa esistenti, superando posizioni precostituite di parte e discrezionalità interpretative e definendo criteri obiettivi di valutazione in accordo con il dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri”.
Porta ha evidentemente ritenuto nelle “sue competenze e prerogative” avanzare un’interrogazione parlamentare sulla scioccante questione dei pareri personali di Comites e diplomatici. Dall’Australia, rimaniamo in attesa dei nostri cari Giacobbe e Carè. (Allora!/AISE)
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