Gentilissimi signore e signori, autorità, quaquaraquà, baciapile e affini. Vi siete persa, per l’ennesima volta, l’occasione di incontrare la comunità italiana. La “Festa italiana” non era quella stradale di Leichhardt, qualche settimana addietro, era quella di oggi, a Bossley Park, al Club Marconi.
E mentre da quelle parti stanno ancora cercando la tabella di “Little Italy” vi siete persa l’occasione di partecipare ad una vera festa. Forse l’avete snobbata, forse, ancora una volta, vi siete fatti consigliare male, oppure, ad essere buoni, eravate in tutt’altre faccende affaccendati.
Piaccia o no, gli italiani, gli emigrati e i figli degli emigrati sono questi, non quelli che partecipano alle feste culinarie dove è obbligatorio l’abito da sera.
Avete voluto portare il vostro classismo, la vostra superiorità in questo Paese. Bene, bravi, liberissimi di farlo, ma non venitemi a raccontare che volete incontrare la comunità, a questo non ci credo. Bastava semplicemente mettersi una maglietta e mischiarsi con le migliaia di “paesani” che, anche se trattati a calci in bocca, ancora amano la Madre Patria Italia.
Certo, mangiare una “zeppola” non è la vostra idea di “cibo gourmet” all’italiana, con i prodotti griffati Made in Italy importati e preparati da chef internazionali. Ma gli italiani in Australia sono questi, gente semplice e genuina, che non rinnega la loro origine e, nel caso di domenica scorsa, la loro Calabria, quella che voi considerate all’ultimo posto nella graduatoria italiana.
Eppure, rappresentanti istituzionali eletti non c’erano, erano a Roma. A fare che? A celebrare la loro rielezione? A cercare di salvare la barca PD che affonda? Oppure a raccogliere armi da mandare in Ucraina? Ma ve lo ha detto nessuno che voi siete stati eletti nella giurisdizione estera? Anche se per l’Italia il vostro seggio è considerato di serie C, siete stati eletti qui, quindi da noi e noi abbiamo il diritto di essere rappresentati da voi… concetto troppo difficile? Questa Associazione ha celebrato la stessa Festa, con le stesse statue e le stesse zeppole per 62 anni. Non meritavano almeno un “bravo”, la vostra presenza? Poi ve ne sareste andati quatti quatti dopo aver letto l’ennesimo proclama ciclostilato… ma nessuno ci avrebbe fatto caso, tanta sarebbe stata la gioia di vedervi.
Certo, nel programma musicale non c’era l’orchestra sinfonica di Sydney, c’era la Banda Giuseppe Verdi che ha suonato gli Inni Nazionali magistralmente bene, non una versione approssimativa e stonata. Non c’era il coro del Nabucco, ma il Coro del Marconi con Caterina in prima fila, non c’era nemmeno un aborigeno a suonare il didgeridoo… e si poteva partecipare tutti, indistintamente anche senza invito. Ci sarebbe voluto un presentatore meno interessato a promuovere le sale di Leichhardt e una TV di Melbourne… Per l’anno prossimo sono convinto che Joe Frasca possa essere la persona adatta, piena d’entusiasmo e di genuino amore verso l’Associazione.
Poi, sponsorizzati da Frank Placanica c’era un gruppo dall’Italia che suonava e cantava la tarantella. Ai paesani piace la tarantella; per una volta, avreste potuto far finta che piaceva anche a voi… come quando si va in chiesa pur dichiarando ufficialmente di non essere credenti. Lo si fa per rispetto, lo si fa perché, anche se, forse, non ne siete al corrente, voi avete la vostra poltrona dorata grazie a noi, emigrati, costretti a lasciare la Patria per trovare lavoro, per cercare di costruire una vita dignitosa.
Nonostante tutto, penso che siate stati male informati, altrimenti avreste partecipato, ne sono sicuro… magari inviando il vice o un messaggio di congratulazioni. Ma mi piace finire positivamente e sono sicuro che la prossima volta sarete tutti qui a celebrare con noi. E se qualcuno si sente offeso dal mio pensiero, vi ricordo che “Il pensiero non guarda ai privilegi, alle istituzioni stabilite e alle abitudini confortevoli. Il pensiero è senza legge, indipendente dall’autorità”.
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