Basi cinesi nelle Isole Salomone?

 La Cina e le Isole Salomone si preparano a stringere un accordo di sicurezza che vedrebbe navi da guerra cinesi basate nell’arcipelago del Pacifico meridionale, muovendo gli equilibri di potere in una regione tradizionalmente dominata dall’Australia. La bozza di accordo-quadro, divulgata online e descritta e commentata sui quotidiani australiani, causa preoccupazione a Canberra, ma anche a Washington, per il potenziale di destabilizzare la regione. Specie dopo che le Salomone hanno cambiato i legami diplomatici da Taiwan a Pechino, alimentando disordini e attacchi alla popolazione di origine cinese, lo scorso novembre nella capitale Honiara. 

L’accordo permetterebbe al governo delle Salomone di “richiedere alla Cina di mandare polizia, personale militare e altre forze dell’ordine nelle Isole Salomone”. Le forze cinesi potranno mantenere l’ordine sociale e proteggere vite, e navi da guerra cinesi potranno visitare e “eseguire rifornimenti logistici”.

L’Australia storicamente ha fornito supporto anche militare alle Isole Salomone, con cui ha un accordo bilaterale di sicurezza, siglato nel 2018, che copre lo spiegamento di forze di polizia e militari. Lo scorso novembre circa 200 poliziotti e soldati di Australia, Nuova Zelanda, Figi e Papua Nuova Guinea sono sbarcati a Honiara pochi giorni dopo lo scoppio dei disordini, per aiutare a ripristinare l’ordine. 

Il leader dell’opposizione Anthony Albanese ha affermato che l’accordo tra le due nazioni avrebbe serie implicazioni per l’Australia.

“Se i rapporti sono corretti, ciò avrebbe reali implicazioni per la regione ed è fonte di preoccupazione – ha detto Albanese – C’è bisogno che il governo si assicuri che gli interessi dell’Australia siano rappresentati, naturalmente nel rispetto delle altre nazioni sovrane e il loro diritto di prendere decisioni”.

Il leader laburista ha affermato che l’Australia avrebbe dovuto assicurarsi che il paese fosse il partner preferito per le Isole Salomone. (ANSA/AAP)

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