Città senza pietà

“Town Without Pity” è un film del 1961 e parla di violenza in un mondo lacerato dal terribile simbolismo di una Berlino ancora divisa in due dal filo spinato. 

“Città senza pietà” potrebbe essere realizzato nuovamente ai giorni nostri, un dramma mortalmente serio e cupo sull’insensibilità dell’odierno cittadino di una società spietata e travagliata. 

Oggi, “Città senza pietà” appare anche la mia Sydney, certamente non divisa dal tetro filo spinato, ma divisa in due parti nette: da un lato la società benestante, dall’altro quella emarginata da povertà e disadattamento sociale.

“Città senza pietà” è un titolo che già conoscevo, che mi è tornato in mente, prepotentemente, mentre percorrevo dalla Stazione Centrale fino a Circular Quay. Stavo ancora guardando in alto nel tentativo di fotografare qualcosa di bello durante l’evento “Vivid 2022”, quando Sydney si veste di mille luci e di mille colori ma…

Il dramma era in basso, sul selciato della città, dove i senzatetto hanno deciso di srotolare il loro materassino e fare del suolo freddo il loro caldo giaciglio. E non era un caso isolato; ho visto persone o barboni o vagabondi come vogliamo definirli, fuori dai grandi magazzini e fuori da un piccolo supermarket. 

In passato, avevo notato già diversi senzatetto dormire sulle panchine di Hyde Park o nelle vicinanze delle stazioni ferroviarie e, per me, ciò è stato sempre uno spettacolo che, in qualche modo, mi ha depresso, non tanto per la scena in sé stessa, quanto per l’incapacità sociale di fare qualcosa di risolutivo a tal proposito. 

Noi australiani non siamo il terzo mondo, ma rappresentiamo una società abbastanza ricca e bilanciata, in cui scene del genere non dovrebbero esistere.

La casa è un diritto umano ma, secondo un’indagine globale, oltre 1,5 miliardi di persone non hanno un alloggio “adeguato”. È difficile identificare numeri più precisi perché i diversi paesi hanno definizioni diverse di “senzatetto”. Anche il monitoraggio del problema è costoso, quindi i record aggiornati non sono comuni.

Ma, mentre il problema può essere considerato per altre nazioni, in Australia tutti hanno diritto ad una pensione che, seppur bassa, può permettere l’affitto di una stanza. Inoltre, esistono molte associazioni caritatevoli che aiutano i bisognosi, rendendo quasi impossibile che una persona sia costretta a dormire a cielo aperto o sotto la tettoia di un supermercato per ripararsi dalla pioggia.

La connessione bidirezionale tra salute mentale o dipendenza e senzatetto è chiara. Ogni notte, circa 1 australiano su 200 si ritrova senza un posto sicuro o protetto o conveniente dove dormire.

Di queste persone, circa il 30% “senza fissa dimora cronica” soffre di problemi di salute mentale mentre il 38% è dipendente dall’alcol e il 26% dipende da altre sostanze. Avere una malattia mentale o una dipendenza rende il senzatetto più vulnerabile in quanto risulterà più difficile trovargli un alloggio permanente. 

A sua volta, la mancanza di alloggio stabile non fa altro che aggravare i problemi di salute mentale e la stessa dipendenza. Come un cane che si morde la coda, senza servizi di trattamento, è molto difficile per qualcuno interrompere il ciclo vizioso.

Oggi, in Australia, si corre il rischio che anche parte dei giovani diventino senzatetto. Alcuni incontrano difficoltà ad ottenere un alloggio a lungo termine e sono particolarmente colpiti da nuova povertà e da carenza di alloggi a prezzi accessibili. Di fronte alla necessità di lasciare la propria casa familiare, spesso i ragazzi meno forti non trovano altra scelta che arrendersi e finire per strada.

Si evince una certa incapacità sociale ad affrontare le disuguaglianze, magari potrebbero aumentare certi salari e potrebbero fornirsi alloggi a prezzi accessibili evitando il crescente tasso di senzatetto.

E mentre la mia bella “Città senza pietà” si trastulla con i giochi di luci e le miriadi di lampadine colorate, il senzatetto fuori del supermercato mi sta guardando. Gli chiedo “Can I help you?” ed egli… sparisce sotto le coperte urlando “get fuck”.

Sono tornato a casa ma non l’ho presa bene, come quando non riesco a risolvere un problema nonostante ci metta l’impegno di cui sono capace. 

Ho preso la mia coperta di lana e sono sceso in giardino. Mi sono avvolto e ho guardato le stelle in cielo. Forse ho visto l’allineamento dei pianeti e una stella più luminosa che forse era Cassiopea che brilla sempre a ponente. Ma dopo 5 minuti il freddo pungente mi ha fatto desistere e sono rientrato. Difficile immaginare lo stato mentale di una persona “costretta” a dormire all’addiaccio per tutta la notte, ogni notte.

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