Far vivere la cultura

La cultura rappresenta uno dei pilastri fondamentali per la crescita di una società: arricchisce l’individuo, favorisce la coesione sociale, alimenta la libertà di espressione e contribuisce a superare barriere e disuguaglianze. È un bene comune, come l’acqua. I luoghi della cultura, poi, – teatri, biblioteche, musei, centri culturali – sono veri e propri acquedotti che distribuiscono sapere e opportunità.

Tuttavia, la cultura non può essere considerata solo come un settore da incoraggiare dall’alto o, peggio, da gestire come un affare privato per fini politici o personali. Quando la promozione culturale si limita a concedere il loghino (a titolo non oneroso) stampato in ultima pagina, si rischia di perdere la funzione stessa della cultura, con effetti negativi sulla qualità dell’offerta e sulla crescita collettiva. La finta promozione o la strumentalizzazione per fini politici portano a una cultura “di consumo”, che smette di essere motore di emancipazione e diventa merce, spesso svuotata di senso e incapace di rispondere ai reali bisogni delle comunità.

Per questo è fondamentale che le istituzioni non solo tutelino la cultura, ma incoraggino e sostengano quelle iniziative che provengono dal basso: progetti nati nei margini urbani, che spesso rispondono ai bisogni latenti della comunità. Le esperienze di rigenerazione dal basso, come dimostra ad esempio l’aver portato in scena ‘Il Commissario Montalbano’ a Sydney, possono diventare spazi di sperimentazione, aggregazione e innovazione sociale, coinvolgendo direttamente artisti e comunità italiene e non solo. Questi progetti sono spesso più inclusivi, orizzontali e capaci di intercettare le nuove ritualità dello stare insieme, attraverso una ricca esposizione di talenti.

Le istituzioni dovrebbero quindi favorire l’accesso a spazi pubblici inutilizzati per associazioni e gruppi informali, facilitando la nascita di nuovi centri culturali. È importante sostenere finanziariamente  questi progetti di inclusione culturale e sociale, anche tramite bandi e sovvenzioni perche non siano sempre gli stessi a fare  da cassa. Infine, bisogna contrastare ogni tentativo di utilizzo strumentale, che miri a fare della cultura uno strumento di potere o di profitto personale. 

Solo così la cultura potrà continuare a essere ciò che deve: uno spazio di libertà e di crescita, incontro e riscatto sociale.