La crisi tra Israele e Iran ha raggiunto una nuova, drammatica fase con l’intervento diretto degli Stati Uniti, che nella notte hanno bombardato tre siti nucleari strategici in Iran: Fordow, Natanz e Isfahan. L’operazione, condotta con bombardieri invisibili B-2, ha visto il lancio di sei bombe “bunker-buster” su Fordow, una delle strutture più protette al mondo, situata in profondità sotto la montagna. Secondo il presidente Donald Trump, gli impianti di arricchimento dell’uranio iraniani sarebbero stati “completamente e totalmente obliterati”, segnando un punto di svolta nel conflitto.
L’attacco ha suscitato reazioni contrastanti sulla scena globale. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha lodato la decisione di Washington, definendola una “scelta storica” che rafforza l’alleanza tra i due Paesi e cambia gli equilibri in Medio Oriente. Al contrario, l’Autorità per l’Energia Atomica iraniana ha condannato duramente i bombardamenti, definendoli una “palese violazione del diritto internazionale” e annunciando l’intenzione di avviare azioni legali contro Stati Uniti e Israele. L’Iran ha inoltre ribadito che continuerà a sviluppare il proprio programma nucleare, nonostante i danni subiti.
L’Australia, pur riconoscendo l’attacco e sottolineando la minaccia rappresentata dal programma nucleare iraniano, si è fermata prima di esprimere un sostegno esplicito all’azione militare. L’ONU e diversi leader europei hanno condannato l’escalation, temendo un allargamento del conflitto e una crisi umanitaria senza precedenti.
Gli esperti nucleari avvertono che la distruzione degli impianti di arricchimento potrebbe causare la fuoriuscita di uranio esafluoruro, una sostanza altamente tossica e corrosiva. Sebbene il rischio di un disastro nucleare su larga scala sia stato escluso, la contaminazione locale potrebbe avere gravi conseguenze per la popolazione e l’ambiente circostante. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ha già segnalato la possibilità di rilasci radioattivi e chiede l’accesso immediato ai siti colpiti.
Nel frattempo, le Guardie Rivoluzionarie iraniane minacciano dure ritorsioni contro obiettivi americani e israeliani nella regione. Secondo analisti, l’Iran potrebbe rispondere con attacchi asimmetrici, aumentando il rischio di una guerra regionale su vasta scala. Gli occhi del mondo restano ora puntati su Teheran
