La ragnatela nel vuoto

Leonardo Sciascia, nella sua riflessione sulla classe dirigente, ci offre un’immagine potente: quella di una “ragnatela nel vuoto”, fatta di “fili d’oro”, che esprime l’impotenza di chi, pur detentore di potere, non è in grado di incidere sulla realtà. La classe dirigente italiana, composta da politici, imprenditori, accademici e intellettuali, sembra spesso priva di una visione concreta e di un vero progetto di cambiamento.

In politica, i ministri e i deputati, anziché orientare il paese verso un futuro migliore, sono spesso più preoccupati di gestire interessi di parte o di risolvere emergenze temporanee. Le leggi vengono approvate senza una strategia di lungo periodo, mirando a garantire consensi immediati piuttosto che a costruire un sistema stabile e duraturo. La stessa situazione si ripete nel mondo dell’economia, dove finanzieri e industriali, pur occupando ruoli cruciali, sembrano più concentrati sulla difesa dei propri interessi che su un reale sviluppo sostenibile.

Anche nel campo della cultura, Sciascia denuncia un vuoto di direzione. I professori e gli intellettuali, invece di guidare le nuove generazioni, rischiano di diventare parte di un sistema autoreferenziale che non risponde ai bisogni reali della società. In questa ragnatela di illusioni, l’effettivo impatto della classe dirigente appare ridotto e distante dalla realtà quotidiana della gente.

La riflessione di Sciascia invita a una critica severa di un potere che, pur avendo visibilità e risorse, sembra incapace di trasformare la società. La ragnatela dorata simboleggia una ricchezza che, pur essendo tangibile, non riesce a radicarsi in un cambiamento concreto. Questo distacco tra la classe dirigente e i cittadini alimenta una crescente sfiducia nelle istituzioni, con il rischio che il potere si riduca a pura rappresentazione simbolica.

Per superare questa situazione, è necessario che la classe dirigente riacquisti una visione autentica, capace di trasformare idee in azioni concrete. Fino ad allora, la politica, l’economia e la cultura continueranno a restare sospese in una ragnatela fragile, senza direzione.