L’anno del turismo di ritorno

L’anno 2023 è stato battezzato l’anno del “turismo del ritorno” in modo da fornire in primis una motivazione e un punto di riferimento. Diventa quindi urgente stilare un progetto in grado di convincere i nostri connazionali all’estero e i loro discendenti a scoprire il patrimonio collettivo naturale paesaggistico architettonico come un modo per vivere la nostra storia e la nostra tradizione, fatta anche di piccole cose e fatti ma che rappresentano una cultura di mille e passa anni, una realtà composta anche di enogastronomia, di parenti, di dialetti, di piccole storie di famiglia.

Un aspetto fondamentale è sicuramente la preparazione dell’accoglienza, del personale di accompagnamento e la pulizia-ordine delle vie e dei casolari dei luoghi di origine perché un primo arrivo di italiani-turisti soddisfatti e accontentati, possono essere dei promoter loro stessi e diventare cassa di risonanza. Per questo che gli enti locali sono fondamentali e devono essere dotati di mezzi e strumenti.  

L’obiettivo di fondo, oltre a rivitalizzare gli stessi borghi perché gli italo discendenti  che riscoprono i luoghi di origine spesso vi ritornano promuovendo un turismo non episodico e diffuso sul territorio. A volte questi turisti acquistano anche casa e quindi rivitalizzano la vita dei nostri borghi che rappresentano quello che di più caro e profondo abbiamo nel nostro patrimonio culturale.

Nel frattempo, il deputato eletto all’estero, Nicola Carè ha presentato una mozione per impegnare il Governo ad adottare iniziative volte a sensibilizzare, tramite l’azione di coordinamento che il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale svolge nel settore del “Turismo delle radici”, i vertici istituzionali, le regioni, gli enti territoriali e il sistema della comunicazione, in primo luogo pubblica, per dare rilievo, impulso e seguito concreto a tale iniziativa, anche attraverso esperienze pilota che possano richiamare l’attenzione sulla potenzialità di tale forma di turismo, rivolto alla vasta platea di italiani e oriundi italiani nel mondo, stimati in circa 80 milioni di persone. 

L’intervento comporta un indubbio beneficio per le comunità locali in termini di riqualificazione del territorio, stimolando anche le amministrazioni locali a migliorare la vivibilità del proprio comune; il citato progetto prevede di organizzare un grande evento di richiamo nel 2024 con il coinvolgimento di enti territoriali e soggetti privati, da dedicare agli italiani all’estero e ai “viaggi delle radici” e per stimolare coloro che hanno discendenza italiana all’estero a recarsi in Italia per visitare i luoghi da cui sono partiti i propri antenati.

Da parte del nostro  settimanale, nonostante la mancanza di contributi da parte del Ministero degli Esteri e dell’Editoria, ci proponiamo di continuare la campagna di sensibilizzazione e di conoscenza delle località da cui i nostri connazionali emigrarono. Nelle prossime settimane mi recherò a Cerami, in provincia di Enna, paesino dell’entroterra siculo che ha dato vita ad una nutrita schiera di arrivi in Australia. Successivamente conto di raggiungere Roccella Jonica, in Calabria, terra di molti emigranti che hanno fatto fortuna proprio in Australia ma non dimenticano la loro terra d’origine.

Tempo permettendo, raggiungerò l’Abruzzo e mi metterò in contatto con i rappresentanti di più paesi possibili, località storiche dell’emigrazione che meritano una “visita di ritorno” da parte dei figli e dei nipoti di coloro che, nonostante l’amore per il Paese d’origine, ancora non vi hanno fatto ritorno.

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