
Steve Kamper, Ministro per le Terre e la Proprietà del NSW nonché Ministro per il Multiculturalismo ha escluso che il suo dicastero possa impegnarsi economicamente per l’acquisto del Centro Culturale dell’Italian Forum ad una cifra di 11 milioni di dollari. A seguito di una rappresentanza scritta della parlamentare italo-australiana Stephanie Di Pasqua, il ministro ha offerto una prima risposta scritta.
A questa si aggiungono altre interpellanze, dei membri Kobi Sherry e Nathan Hagarty, per le quali si attende ancora un riscontro da parte del governo. Malgrado nella sua lettera Kamper abbia riconosciuto “il significato culturale che il Centro ha per la comunità e riconosco il suo valore come punto di riferimento per attività culturali e artistiche,” il ministro ha escluso che alle condizioni di vendita della struttura chieste dal Co.As.It, si possa dare seguito con un intervento pubblico di salvaguardia del Forum.
Kamper avrebbe espresso chiari dubbi sull’effettivo valore del Centro Culturale, indicando come “le agenzie del Governo della NSW sono tenute a rispettare rigorose linee guida finanziarie e normative aziendali per garantire che le infrastrutture e i servizi vengano forniti dove sono più necessari e rappresentino un buon rapporto qualità-prezzo.” Aquistato per 2.8 milioni di dollari a seguito del fallimento di Italian Forum Ltd nel 2014, l’attuale proprietario chiede un prezzo di vendite quasi quattro volte il valore di acquisto in dieci anni. A questo si aggiunge il degrado in cui versa l’intero Italian Forum, più volte oggetto di varie inchieste giornalistiche e interpellanze parlamentari, sia a livello statale che federale. “Per questa ragione”, ha concluso il Ministro nella sua nota, “Property and Development NSW (PDNSW) non può acquistare la proprietà.”
Detto ciò il lavoro di lobby continua, anche attraverso il Ministro delle Arti John Graham e l’agenzia Create NSW a cui i parlamentari avrebbero sottoposto l’acquisto per mantenere in mano pubblica la struttura e salvaguardarne gli scopi artistici e culturali a favore dell’intera comunità multiculturale, non solo di quella italiana la cui gestione dal 1988 a oggi si è rivelata chiaramente fallimentare.
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