“E, come sempre, sono i più poveri che devono pagare il prezzo più alto”
Lismore è una ridente cittadina del NSW più vicina a Brisbane che a Sydney. Situata sulle rive del Wilson River, Leicester Greek e Nashua Creek, le zone basse dell’abitato sono soggette ad inondazioni in vari periodi dell’anno.
Nonostante qualcosa sia stato fatto nel passato per alzare l’argine, nessuno si sarebbe aspettato una pioggia tale da far esondare il fiume fino a raggiungere l’altezza di 14.4 metri, tale da battere tutti i record nella storia di Lismore.
“Ha cominciato a piovere una settimana prima del disastro – ci racconta Giovanni Foltran, uno dei più colpiti dalla tragedia – e la domenica successiva ha cominciato a piovere più forte e, dopo domenica sera, la pioggia è venuta giù molto pesante; l’acqua è cominciata a crescere lunedì mattina, il giorno 28, rompendo l’argine.
Qua siamo in pianura e siamo come una pentola: quando piove un po’ troppo, l’acqua che viene giù dal Leycester Creek qui dietro, si scontra con l’acqua che viene giù dal Nashua Creek e tutta quell’acqua va a finire nel Wilson River già pieno di suo. Questa è una zona presa da tre fiumi e, proprio qui, abbiamo avuto quasi 500 mm di pioggia in 12 ore e ci sono posti che hanno raggiunto 75 cm in 24 ore. Tutta questa pioggia che casca incontra fiumi in cui non riesce a stare dietro per portar via l’acqua e, pertanto, l’acqua è venuta su alta ed è arrivata fino lì dove ho messo la bandiera e si vede il livello arrivato fino a circa 4 metri d’altezza.
Naturalmente, tutto è rimasto sott’acqua, tutto quello che avevo: mobili, biancheria, anche i ricordi di una vita sono andati perduti. Anche la falegnameria, nel retro della casa, è stata completamente allagata e nulla si può salvare. Ora ho buttato tutto fuori e proverò a pulire, ma c’è troppo fango e non ci si può neanche muovere”.
Come dice Giovanni, Lismore ha ereditato molti discendenti degli italiani originari di Little Italy, il villaggio costruito da coloni veneti all’inizio del secolo scorso. Gente forte, gente risoluta ma, negli occhi dei giovani, si legge tanta disperazione. Ora c’è l’esercito che dà una mano e qualche volontario… ma domani? Lo dimenticheremo? Giovanni non è più giovane e di alluvioni ne ha già viste troppe. Mi auguro solo che, per lui, potrà esserci un’altra primavera… Non può finire tutto così miseramente: colpa della pioggia e colpa di chi ha permesso che si costruissero case in zone alluvionali e paludose, soggette a disastri idrogeologici.
Per capire il dramma: provate a fate il giro della vostra casa, guardate tutti i mobili, i quadri alle pareti, la cucina, i divani in salotto, la televisione… poi aprite gli occhi e … tutto è sparito lasciando solo fango nero più del carbone. Riuscite ad immaginare questo? Giovanni non lo ha immaginato, Giovanni l’ha subito e ne è rimasto vittima insieme con i suoi paesani.
Lismore ha un club italiano che è rimasto completamente danneggiato dall’alluvione. Il club, recentemente acquisito dal Club Marconi di Bossley Park che lo aveva completamente rinnovato, era già pronto per l’inaugurazione. Ora è una conchiglia vuota e certamente occorreranno parecchi mesi per poterlo ripristinare, per non parlare del costo finanziario che sarà certamente ingente.
Le case attorno al club e nelle zone più basse della cittadina hanno subito danni ancora più gravi e molte case non potranno essere recuperate. Molte di queste residenze, sono le abitazioni degli italiani e c’è da augurarsi che non si arrendano rilocando altrove, ma rimangano e si adoperino per la ricostruzione.
Gli italiani a Lismore sono conosciuti e rispettati per la loro caparbietà e sono sicuro che non saranno “quarantamila gocce di pioggia” a farli fuggire. Il fatto positivo che ho visto in paese è che tutti i cittadini si adoperano e si aiutano nello sgombero delle case alluvionate e, in molte aree, c’è anche l’aiuto dell’esercito con le divise da fatica color del fango tanto da mimetizzarsi con il paesaggio.
Si respira un’aria intrisa di muffa, sprigionata dalle masserizie accatastate al sole tropicale, sul ciglio della strada. Nelle zone a rischio, molta gente ha perso tutto, queste sono le zone più povere e, come sempre, sono i più poveri a pagare il prezzo più alto nei disastri e nelle catastrofi.
Grazie ad una guida eccezionale, Giampiero Battista, residente locale nonché amministratore scolastico e pompiere volontario che si è adoperato per mostrarmi la sua città, ho potuto rendermi conto dell’ingente danno causato dalla catastrofica alluvione. Giampiero è nipote di Florian Volpato, uno dei pionieri responsabili per la ricostruzione di Little Italy, villaggio fondato nella zona nel secolo scorso da emigranti veneti.
Giampiero conosce la zona perfettamente e ne conosce i suoi abitanti essendo residente da molto tempo ed essendo stato anche consigliere comunale della sua città.
Adesso, le strade nella zona bassa sono pavimentate di fango nero e l’auto è stata ridotta ad un letamaio… ma questa è una vettura, può essere lavata e profumata mentre le case… molte di esse avranno macchie e odre di fango per sempre.
Programma della mia visita alla zona era anche quello di stilare una lista di bisognosi a cui far pervenire vouchers per l’acquisto di generi alimentari messi a disposizione, generosamente, dai nostri sponsors pubblicitari. Un grande ringraziamento da parte del settimanale Allora! va ad Emanuele Esposito di Uniti Italia nel Mondo, Famiglia Gullotta, Adelina Manno, Famiglia Testa e Famiglia Lopreiato.
Avremmo potuto distribuire vouchers ad abitanti di Lismore presi a caso basandoci sulle zone più colpite, ma molti hanno abbandonato le case inagibili e avremmo dovuto cercare nei sovraffollati centri di accoglienza.
Come fare? Strillare in italiano “C’è qualcuno che ha bisogno d’aiuto?”
Inoltre, altri hanno ottenuto alloggio temporaneo presso parenti o amici, quindi la soluzione logica ci è sembrata quella di appoggiarci alla signora Giuly De Nardi che fa parte del gruppo di volontari che organizza eventi italiani, come per esempio il festival del cinema italiano Lis-Amore.
In futuro, provvederemo, nel limite delle nostre possibilità, a far pervenire altri aiuti a quelle persone che più ne hanno bisogno. Fateci sapere in cosa possiamo dare una mano.
Julie De Nardi risiede a Lismore con suo marito da molti anni e conosce le storie e le vite di tutti gli italiani in città. È la persona adatta per informarci di chi ha maggiore bisogno di altri tra le persone che hanno perso tutto e hanno bisogno di tutto.
“È incredibile – ci racconta Julie – come la forza dell’acqua abbia portato via tutto e abbia distrutto tutto. La comunità italiana è forte e in molte occasioni cerca di aiutarsi a vicenda.
È fatica superare una crisi da soli, in gruppo forse è possibile. Ci sono troppe persone che hanno bisogno di aiuto in questo momento a Lismore. In città abitano ancora molti italiani, non così tanti come nel dopoguerra quando i veneti immigravano in questa zona.
Ora i primi coloni hanno lasciato il posto a parenti giunti con atti di richiamo. Gli italiani si sono integrati e molti matrimoni misti si sono sviluppati negli anni. I coloni italiani hanno lavorato soprattutto nel settore agricolo, in queste zone ci sono piantagioni di banane. Ore c’è un miscuglio di italiani di varie regioni però il blocco centrale è formato da persone arrivate dalla regione Veneto.
Con mio marito siamo volontari nel progetto di New Italy e collaboriamo attivamente per preservare i nostri ricordi di italianità. Eravamo lì quando hanno cominciato i lavori. Ora, con queste alluvioni e disastri purtroppo la gente comincia ad andarsene perché anche il lavoro nei campi non è facile; i giovani non si adattano a lavorare i campi come hanno fatto i loro genitori.
I miei figli, per esempio, se ne sono andati e molti della mia generazione sono passati ad altro mondo. Lismore dà lavoro a molta gente sia con il suo grande ospedale regionale che con l’università. Ci sono diverse attività commerciali ma sempre a livello familiare.
Non esiste la grande industria e la maggioranza della gente conduce piccole imprese a livello familiare.
I nuovi italiani preferiscono le grandi città dove ci sono maggiori opportunità di lavoro e non hanno lasciato l’Italia per venire a zappare la terra come fecero i loro antenati.
Stiamo diventando velocemente una comunità che invecchia ed è destinata a diminuire drasticamente. Occasionalmente, durante la stagione della raccolta, vediamo qualche giovane che viene a lavorare per qualche mese ma, finita la stagione, i giovani non restano, per loro non c’è niente per cui rimanere.
Di buono c’è che Lismore è una città con carattere molto forte e abituata a risorgere: tutti quanti si daranno da fare e sono certa che ognuno metterà il suo impegno per risollevare questa città. Gli abitanti non si sono fermati a piangere o a disperarsi, subito si sono messi all’opera prima ancora che arrivassero i soccorsi statali e l’esercito per sgombrare le case e per provare a ricominciare ancora una volta.
Tutti quanti si danno da fare e soprattutto ognuno aiuta gli altri. Siamo una comunità, siamo abituati ad aiutarci, siamo uniti. Non è la prima volta che abbiamo alluvioni, anche se non così grandi, ma sono convinta che riusciremo ad uscire da cotesta apocalisse.
Abbiamo spirito e volontà. Eravamo appena riusciti a ripartire dopo l’ultima alluvione e ci siamo trovati nuovamente alluvionati e, questa volta, l’acqua è stata talmente alta che non ha dato nessuna speranza, nessuna possibilità di salvare il contenuto delle case, dei nostri sacrifici e ricordi.
Florian Volpato, molti anni fa, aveva progettato un piano per proteggere la città e aveva anche provato a convincere il Consiglio Comunale e le autorità locali, ma non è mai riuscito a cominciare per mancanza dei fondi necessari. Aveva fatto un sacco di ricerche e progettato sistemi di dighe e canalette a difesa dall’acqua, ma nessuno ha voluto sentirlo e ora tutti ne stiamo
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