Re Carlo tornava dalla guerra lo accoglie la sua terra cingendolo d’allor…Fabrizio de André

La visita del re Carlo III in Australia potrebbe rappresentare un’occasione importante dal punto di vista simbolico e politico, ma è lecito chiedersi se, in un momento storico in cui il dibattito sulla repubblica australiana si fa sempre più acceso, essa sia realmente necessaria o benefica per il Paese.

Carlo arriva non più come erede al trono, ma come capo di stato in carica, il che rende la sua presenza un simbolo del legame tra Australia e monarchia britannica. Tuttavia, con una crescente fetta della popolazione che guarda alla possibilità di una repubblica, la visita potrebbe apparire anacronistica.

Nonostante l’apparente tentativo della monarchia di modernizzarsi e di affrontare temi contemporanei come il cambiamento climatico e la sostenibilità, il dibattito sul futuro politico dell’Australia non si placa.

Una recente indagine ha mostrato che un terzo degli australiani vorrebbe diventare una repubblica il prima possibile, mentre il sostegno alla monarchia resta stabile tra coloro che preferiscono aspettare la fine del regno di Carlo.

Inoltre, la decisione di tutti i sei governatori australiani di non partecipare al ricevimento ufficiale del re a Canberra è indicativa del clima politico: una mossa che alcuni vedono come una presa di posizione a favore di una riflessione sulla possibile transizione verso una repubblica.

Alla luce di questi segnali, è legittimo chiedersi se la presenza del monarca contribuisca davvero al futuro dell’Australia, o se piuttosto non rafforzi la necessità di riconsiderare il ruolo della monarchia.

Mentre Carlo e la monarchia britannica si sforzano di mantenere rilevanza, l’Australia potrebbe presto chiedersi se sia giunto il momento di voltare pagina e abbracciare un nuovo capitolo della sua storia politica, come repubblica.