Come al solito, le notizie che riguardano la nostra comunità si apprendono da fonti estranee. Nel caso specifico, l’annuncio della vendita del glorioso Centro Culturale italiano affittato agli Attori e qualche volta all’anno usato per eventi approvati dal Coasit, l’abbiamo appreso dal Sydney Morning Herald.
L’autorevole quotidiano di Sydney, ci ha fatto pure sapere che i precedenti proprietari l’hanno venduto per 11 milioni di dollari!
Fosse ancora della comunità italiana – il Forum – ora avremmo un bel gruzzolo da spartire. Ma, purtroppo, non è più nostro dal 2014 quando i 5000 metri quadrati vennero acquistati per la modica di $2.8 milioni dall’ente assistenziale che venne facilitato in ogni modo, quasi spinto a comprare lo stabile in bancarotta volontaria, altrimenti “sarebbe caduto nelle mani di speculatori e noi italiani avremmo perso l’unico baluardo di italianità” disse un autorevole giornalista del tempo.
Scrive il Sydney Morning Herald: “Il gruppo senza scopo di lucro che si era impegnato a mantenere il controverso Forum italiano di Leichhardt nelle mani della comunità italiana ha venduto lo spazio a uno sviluppatore misterioso che si rifiuta di fornire i nomi dei suoi direttori o qualsiasi informazione sui progetti passati. E questo sembra essere il primo grande progetto di sviluppo intrapreso dal gruppo.
Co.As.It, un’organizzazione comunitaria italiana, ha annunciato martedì mattina la vendita della sede di Norton Street alla società di sviluppo privata Redstone, nell’ultimo capitolo del mal-predestinato sito dell’Inner West. Il sito – che comprende il centro culturale, la piazza pubblica e un piccolo negozio adiacente, ma non gli appartamenti circostanti – è stato venduto alla società per 11 milioni di dollari.
L’enorme spazio è stato donato alla comunità italiana nel 1988 dall’allora premier del NSW Neville Wran, e al suo apice ospitava più di una dozzina di ristoranti italiani, negozi di alta moda, una fontana, un teatro e un centro focalizzato sulla cultura e la storia italiana.
Ma ora è quasi completamente vuoto, con solo pochi negozi rimasti. Il teatro è stato affittato a una scuola di recitazione, alcuni archi infiammabili di polistirolo sono stati rimossi per rischio incendio e, a causa di una perdita, la fontana scorre solo saltuariamente.
Si spera che la vendita rivitalizzi il centro, ma si sa molto poco dell’azienda che lo ha acquistato. Redstone non ha un sito web elencato e non ha fornito i nomi dei suoi direttori. In una dichiarazione, un portavoce delle pubbliche relazioni che agisce per conto della società ha affermato che si tratta di “uno sviluppatore di proprietà privata fondato nel 2019”.
Thomas Camporeale, direttore generale del Co.As.It, ha affermato che “non è un segreto” che il Forum sia diminuito notevolmente nel tempo e spera che la vendita lo ringiovanisca.
Nel mezzo di questa Commedia dell’Arte, ci siamo venduti i pantaloni per un piatto di maccheroni… Ora ci vogliono far credere che la comunità italiana sarà “better off” da questo colossale affare.
A breve termine, posso anche capire che il profitto generato dalla vendita possa andare a beneficio degli anziani e dell’insegnamento della lingua italiana. Ma nulla mi fa ben sperare per il futuro.
Sembra una vecchia pellicola proiettata più volte di quando ci siamo venduti gli immobili per sovvenzionare l’astratto. Successe con l’APIA Club, con la Casa d’Italia, l’Asilo, le case di riposo, le scuole, i monumenti e le chiese…
Sui Social, come al solito, si legge di tutto: che la Redstone sia una compagnia russa. Questa leggenda metropolitana già l’avevo sentita. Con il fatto che si sia usata la parola Red (rosso) qualche genio da tastiera ha dedotto che a chiunque piaccia il rosso debba necessariamente essere comunista e di conseguenza comprare il Forum. Cosa poi se ne faranno resta un mistero. Sostituiranno la statua di Dante con quella di Stalin? All’inaugurazione potremmo finalmente invitare Putin a tagliare il nastro… rosso, naturalmente.
Altra discussione sulla stazione della ferrovia leggera che dovrebbe collegare Five Dock – i più informati sanno cos’è successo in quel paesello vicino – alla Norton Street, Stazione di Leichhard o Little Italy qualsivoglia chiamarla. Ho già in mente la statua e chi potrà inaugurala, ammesso che la sua associazione sia ancora in vita per il 2034.
Qualcuno sostiene che lo spazio aereo sia sviluppabile e la risposta è alquanto ovvia: “Penso che tu abbia ragione! Perché altrimenti l’avrebbero comprato se non potevano svilupparlo ulteriormente per venderlo e fare profitto?”
Ecco, la parola giusta: profitto!
Eppure, quanta gioia e quante speranze avevamo il giorno dell’inaugurazione. Avevamo un Senatore che non era ancora Senatore e un Primo Ministro che non era ancora un Primo Ministro, ma noi avevamo previsto il futuro… per loro, naturalmente, non per il Centro Culturale, piazza e affini. Avevamo anche un parcheggio, anch’esso venduto per 8 milioni di dollari, ma di quello non si è fatto molto scalpore e mancano informazioni di chi l’abbia venduto e a chi. Bazzecole da poco a cui nessuno interessa la risposta, ma lo scenario è molto simile, manca perfino di fantasia.
Infine, non ho foto della recente vendita, ma pubblico volentieri quelle del 6 febbraio 2009 quando eravamo un po’ più giovani e nutrivamo tante speranze. Il Centro venne inaugurato il 20 settembre e c’erano tutti. Per breve tempo la comunità italiana di Sydney si sentì rappresentata. Tante promesse e tanti sogni: Avevamo un Forum con un Centro Culturale…
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