Elezioni Comites: Se tutto va bene siamo rovinati

Sono cominciati lunedì 8 novembre i lavori del Comitato di Presidenza del Consiglio generale degli italiani all’estero, appuntamento che non si teneva da quasi due anni a causa delle restrizioni imposte da questa maledetta pandemia che ha cambiato le nostre vite. Tanti i punti all’ordine del giorno. Si parlerà anche di elezioni Comites, naturalmente.

Appuntamento elettorale che coinvolge milioni di italiani all’estero, ma che in realtà molto probabilmente vedrà la partecipazione di poche migliaia di connazionali. Già, proprio così. Purtroppo, è facilmente prevedibile che in occasione di queste elezioni saranno in pochissimi a votare. Perché? I motivi sono i più disparati.

Innanzitutto il meccanismo dell’inversione dell’opzione – ovvero il registro degli elettori – così com’è stato concepito è fin troppo macchinoso e non tutti lo comprendono fino in fondo. C’è poi da tenere presente che la nostra rete consolare, in non pochi casi, nonostante gli sforzi di diplomatici, funzionari e impiegati, si è fatta trovare del tutto impreparata: difficile se non impossibile, per molti connazionali, iscriversi attraverso il famigerato sistema Fast It.

Anche inviare formulario e copia del documento personale al proprio Consolato via email, per potersi registrare e così votare, è risultato – incredibile a dirsi nel terzo millennio – piuttosto complesso: soprattutto quando le caselle email messe a disposizione dai vari Consolati risultavano piene o, peggio ancora, inattive. Di queste ed altre difficoltà si è parlato anche sulla stampa nazionale, ma dal ministero degli Esteri, tuttavia, non giunge nemmeno una parola.

Dal governo centrale scarsissima informazione, nessuna comunicazione che fosse davvero massiva ed efficace. Benedetto Della Vedova, Sottosegretario con delega agli Italiani nel mondo, colui che dovrebbe essere in prima linea per fare in modo che tutto il processo elettorale legato ai Comites si possa svolgere nel migliore dei modi, come al solito – nonostante dichiarazioni e atteggiamento di facciata – ha la testa da un’altra parte.

Il CGIE ha provato ancora una volta a farsi sentire, ma è la solita voce che urla nel deserto.
Ci auguriamo di poter essere smentiti dai dati, ma temiamo che la percentuale di votanti in queste elezioni sarà bassissima. L’ultima volta aveva votato circa il 3% degli aventi diritto. Vedremo questa volta come finirà.

Ma il rischio che si corre è alto: qualcuno potrebbe prendere a pretesto la bassa affluenza e così parlare di Comites come organismi delegittimati, che sarebbe meglio eliminare del tutto perché non veramente rappresentativi. La conclusione è amara: come sempre noi italiani nel mondo siamo nelle mani del Signore. Perché a Roma, nelle stanze di Palazzo Chigi e nei corridoi della Farnesina, non ci pensa nessuno. (Ricky Filosa)

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