In attesa che il “nostro” senatore prenda esempio dal collega Sudamericano.

“Comites Montevideo dice no. Porta (PD) interroga Di Maio.” La storia si ripete, così come a Montevideo, anche a Sydney il Comites, per motivi prettamente personali ha espresso voto contrario al finanziamento di un periodico in lingua italiana, ignorando tutti i parametri dettati dalla legge.

Il Responsabile del Partito Democratico per gli italiani nel mondo, Luciano Vecchi e il Senatore e componente la Commissione Affari Esteri ed Emigrazione del Senato Fabio Porta hanno depositato una interrogazione urgente al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Luigi Di Maio.

“La mia interrogazione si riferisce ad un gravissimo attacco alla libertà di stampa e, al tempo stesso, ad una delle poche testate in lingua italiana pubblicata all’estero da parte della maggioranza dei consiglieri del Comites di Montevideo – ha dichiarato il parlamentare eletto in Sudamerica – Una pesante interferenza che costituisce di per sé un evidente abuso di potere da parte di un organismo che dovrebbe semplicemente confermare l’esistenza dei criteri richiesti dalla legge per il sostegno dell’editoria. Invece di attenersi a quanto prevede la legge e venendo meno al dovere di tutelare il vitale interesse delle nostre collettività di mantenere gli ormai pochi organi di informazione esistenti all’estero, il Comites di Montevideo ha così operato una vera e propria censura alla linea editoriale del giornale, con un testo che costituisce un ‘avvertimento’ di stampo mafioso.

Il Ministero degli Esteri, attraverso l’Ambasciata ed il Consolato, non può avallare e legittimare tali comportamenti, e in questo senso la mia interrogazione – continua il Sen. Porta – chiede al Ministro Di Maio di dare chiare e urgenti disposizioni ai rappresentanti diplomatico-consolari affinché l’esercizio delle prerogative riconosciute agli organismi di rappresentanza locali, per la loro stessa efficacia, siano ricondotti rigorosamente nell’alveo delle leggi e della prassi amministrativa esistenti, superando prevenzioni di parte e scorie localistiche”.

Non solo, per evitare che tali minacce censorie abbiano un effetto devastante sul diritto ad una informazione completa e plurale da parte dei nostri connazionali all’estero, ho concluso la mia interrogazione chiedendo al Ministro di “fare in modo che nel percorso ulteriore della questione dei contributi pubblici a una testata in lingua italiana come “Gente d’Italia”, tra le più autorevoli tra quelle sopravvissute a livello mondiale, vi sia da parte degli organi preposti a tali decisioni una valutazione più legata all’obiettività dei fatti e dell’attività che realmente la testata svolge”.

“La vicenda personale che mi ha riguardato – conclude l’esponente del PD riferendosi al suo ricorso contro i brogli elettorali – ha dimostrato come siano pericolosi e frequenti fenomeni malavitosi e atteggiamenti che minano l’esercizio della partecipazione democratica delle nostre comunità all’estero; non è ammissibile che anche la libertà di stampa e di espressione venga minacciata in questo modo, ancor più se ciò dovesse avvenire con l’eventuale compiacenza delle nostre autorità consolari”.

Franco Baldi & (ItaliaChiamaItalia)

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