L’immagine della donna ucraina dal volto insanguinato che appare oggi su quasi tutte le prime pagine dei principali giornali italiani è da colpo alla stomaco. Un’immagine che va vista e rivista, mostrata e rimostrata (ripeto, da vedere e rivedere da mostrare e rimostrare).
Esattamente come sarebbe stato giusto mostrare e rimostrare anche le immagini dei bimbi iracheni sotto le bombe della NATO, delle vecchiette serbe disperate dopo i raid su Belgrado, dei neonati dilaniati dai missili intelligenti sganciati durante un matrimonio sulle montagne afghane.
E perché no, anche la foto di quel ragazzo palestinese affetto dalla sindrome di down maltrattato dai soldati israeliani, l’immagine di quel giovane chavista bruciato vivo durante le “democratiche” guarimbas, così come i cadaveri dei padri di famiglia russofoni assassinati in Donbass da gruppi paramilitari che si richiamano a Stepan Bandera e ad altri collaborazionisti del nazismo.
Quanti hanno visto le foto dei bombardamenti su Gaza, uno dei luoghi con la maggiore densità di popolazione al mondo ed il solo luogo al mondo dove non è possibile neppure fuggire dalle bombe essendo una prigione a cielo aperto?
La guerra fa schifo sempre, non a corrente alternata. Le nefandezze dei potenti vanno raccontate sempre e non solo quando conviene e la stampa non dovrebbe mai fare figli e figliastri o mostrare solo le violenze dei “nemici” oscurando quelle degli “amici”. Mostrare TUTTE le vittime delle guerre è il miglior modo per lavorare per la pace. Una pace che non si otterrà mai se alcune guerre verranno condannate ed altre giustificate o peggio ancora dimenticate come quella che si combatte ancora oggi – con un numero enorme di vittime e sfollati – in Yemen dove ad ordinare i raid è Mohammad bin Salman, uno degli “intoccabili” amici dell’occidente e della politica dei salotti buoni.
“In guerra, la verità è la prima vittima” disse Eschilo. È vero, e spesso è l’ipocrisia ad averla assassinata. (Alessandro Di Battista)
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