Dopo la pandemia del Covid e la morte di metà della popolazione mondiale, le energie e le risorse sono molto scarse un po’ perché niente viene più coltivato e niente viene più estratto nelle miniere per mancanza di lavoratori e di conseguenza crollo dell’industria.
La Cina, che nonostante sia stato il paese assieme agli Stati Uniti e Russia ad avere il numero più alto di morti, ha pur sempre una popolazione di 650 milioni di abitanti, quindi ha bisogno di risorse sia minerarie che agricole.
La cosa più logica per le autorità comuniste cinesi è di guardare a sud dove c’è l’Australia, un continente immenso abitato da meno di 12 milioni di persone.
Invadere l’Australia potrebbe essere relativamente facile, ma ovviamente su questi terreni hanno già messo gli occhi da tempo altre nazioni affamate di materie prime come Stati Uniti, la Russia e l’Inghilterra alleato da sempre e partner privilegiato.
Con la conquista dell’Australia, la Cina non solo assicurerebbe energia e benessere ma taglierebbe fuori le pretese delle altre nazioni.
Quindi la soluzione per Pechino sarebbe invadere l’Australia e mettere a capo un governo che facesse trading solo con la Cina a prezzi vantaggiosi se non addirittura donarli spontaneamente.
La Cina incoraggiata dal rapporto dei suoi servizi segreti, ha constatato che può contare su di un numero piuttosto elevato di simpatizzanti cinesi che vivono in Australia e una buona percentuale può facilmente essere indottrinata al sogno di una Cina comunista e dominatrice globale.
Gli altri cinesi che si oppongono, verranno sistematicamente eliminati come traditori della Patria e inviati nelle miniere di sale di Khewra nel distretto di Jhelum, in Punjab.
Allo stesso tempo, le autorità cinesi contattano capi clan aborigeni che, da sempre in lotta col Governo di Canberra per le terre a loro sottratte, potrebbero facilmente allearsi con la Cina, un po’ per le promesse di autonomia, un po’ per rivincita conto il dominatore colonialista.
Non tutti i capi aborigeni sono però d’accordo e, convinti che l’offerta cinese sia un tranello, denunciano questa situazione a Canberra dove, contrariamente al buonsenso, sono convinti che l’invasione cinese sia solo l’ennesima messa in scena degli aborigeni allo scopo di ottenere agevolazioni e concessioni.
Il Governo australiano, da sempre, ha tenuto gli aborigeni emarginati nei ghetti delle grandi città, oppure rinchiusi in riserve nel North Territory.
Durante la pandemia del 2020, a migliaia vennero forzatamente trasferiti al Nord con la scusa di essere più facilmente contagiabili dal Covid.
Altri invece emigrarono spontaneamente nel Northen Territory dove veniva donato a loro una baracca, cibo, alcool e sigarette per tenerli tranquilli.
La Cina contatta Brady Mang, il più influente e belligerante capo aborigeno che con il suo Clan risiede ad Alice Spring.
L’inviato cinese promette che, una volta estromessi gli australiani da questo continente, loro ritorneranno i legittimi proprietari della terra.
L’unica pretesa da parte Cina, una volta cacciati gli oppressori australiani, è quella che i materiali del sottosuolo e dell’agricoltura vengano esportati esclusivamente in Cina a prezzi ritenuti equi dal Comitato delle Materie Prime cinesi e che permettano al popolo aborigeno una adeguata sopravvivenza.
Per Brady Mang questa è una doppia opportunità: liberarsi per sempre dell’usurpatore anglosassone e diventare capo di tutti i Clan del Nord. Mang riunisce ad Alice Spring i leader della comunità aborigena e decide di troncare le relazioni con l’Australia dichiarando il Governo di Canberra incostituzionale oltre che usurpatore della terra e del popolo aborigeno.
La riunione termina con un documento d’intesa con la Cina dove 750.000 trilioni di yuan vengono chiesti all’Australia in parziale risarcimento per le angherie subite da parte del popolo aborigeno.
Contemporaneamente la Cina interrompe le relazioni diplomatiche con l’Australia dichiarando abusivo il governo di Canberra e riconosce il Governo di Alice Spring come legittimo proprietario dell’Australia.
A Canberra cominciano a preoccuparsi e a prendere la cosa seriamente, anche perché sono state avvistate parecchie navi cinesi e che fanno rotta verso l’Australia.
Il servizio segreto degli Stati Uniti d’America informa il primo Ministro Australiano del movimento nei silos missilistici cinesi.
Molte truppe stanno muovendo alla volta di Singapore. Forse si tratta di un contingente di terra per invadere l’Australia partendo da Darwin.
L’intelligence statunitense informa che le testate missilistiche, fortunatamente, non sono nucleari. Il Governo statunitense convoca una riunione straordinaria alle Nazioni Unite che condanna le intenzioni belligeranti della Cina.
La Russia pone il veto e la risoluzione di espellere la Cina viene sconfitta grazie ai voti dei rappresentanti africani che ormai sono dipendenti dal Governo cinese.
La guerra atomica sembra scongiurata anche perché la Cina non ha nessun interesse a distruggere le infrastrutture australiane e contaminare il territorio perché, ovviamente, hanno intenzione di sfruttarlo. L’invasione di terra sembra la più logica e Canberra mobilita l’esercito.
La polizia federale coadiuvata da quella statale comincia ad arrestare leader aborigeni che nelle varie città australiane sobillano la popolazione indigena e la incitano alla violenza. I tafferugli presto degenerano in vere e proprie battaglie urbane.
Brady Mang, eletto capo supremo del popolo aborigeno, dichiara il suo amore verso la Cina e dichiara che il suo popolo è stato da sempre comunista nei valori della vita e chiede che i fratelli comunisti vengano a liberare il suo popolo dal giogo anglosassone.
Canberra corre ai ripari censurando tutte le notizie stampa e oscurando i canali televisivi. Internet e telefoni vengono monitorati e qualsiasi notizia riguardante scontri e notizie che potrebbero influenzare la rivolta della popolazione favorevole al Governo di Alice Spring viene censurata.
Scatta anche il coprifuoco nelle maggiori città australiane che impedisce agli aborigeni di uscire di casa dalle 6pm alle 6am. Gli assembramenti aborigeni di oltre tre persone sono vietati, pena l’arresto immediato senza ordine del tribunale.
Nel frattempo, Brady Mang forma il suo Governo e chiede al Governatore d’Australia di licenziare il Governo d’occupazione australiano e vacare immediatamente gli uffici governativi di Canberra.
Re Carlo d’Inghilterra manda il Governatore Generale ad Alice Spring per convincere Mang che le promesse cinesi sono una truffa, ma non viene accolto dal Parlamento Libero Aborigeno.
Si riunisce il Senato dell’Australia a Canberra per discutere sul da farsi per questi eventi che stanno dilaniando la Nazione. Anche molti australiani, specie quelli di origine cinese o asiatica, si dichiarano favorevoli al cambio di Governo e si affrettano a promettere la loro alleanza al popolo aborigeno. Mang, da parte sua, fa passare una legge dove concede, a chi rinuncia alla cittadinanza australiana per quella aborigena, la possibilità di mantenere la proprietà dei suoi immobili.
Un folto gruppo di aborigeni capitanati da Mang fa irruzione nel parlamento a Canberra durante la seduta d’emergenza. Le poche guardie in servizio al Parlamento possono fare poco per arrestare la marea di manifestanti che, brandendo bastoni, entrano strillando nell’aula.
La bandiera australiana sul pennone viene abbassata e quella aborigena issata.
Arrivano rinforzi della polizia Federale e dell’esercito che nel frattempo si era riorganizzato. Sul piazzale del Parlamento avvengono scontri cruenti e la polizia non esita a fare fuoco sui manifestanti. Ma questo non ferma gli aborigeni e altri giungono a dare manforte e, in breve tempo, riescono a barricarsi all’interno del parlamento. Le porte vengono sbarrate dall’interno e tutti i Parlamentari vengono presi in ostaggio. A fatica Mang convince i più bellicosi a non infierire sugli ostaggi perché sono importanti come scambio per ottenere concessioni e rifornimenti.
Il capo della Polizia Federale decide di isolare il parlamento interrompendo l’erogazione elettrica. Il parlamento piomba al buio e dall’interno si odono grida strazianti. Un gruppo di Senatori cerca di scavalcare la barriera di protezione nella terrazza ma subito viene respinto all’interno.
Mang risponde esibendo il primo ministro legato e circondato da quattro aborigeni che alzano i bastoni minacciosi sopra la sua testa.
Il messaggio è inequivocabilmente comprensibile e la Polizia Federale si affretta a ripristinare internet e l’elettricità e con un messaggio indirizzato a Brady Mang fa sapere che sono pronti a negoziare per garantire l’incolumità dei Senatori.
Gli aborigeni da parte loro lasciano libero qualche ministro cominciando dalle donne e dai più anziani in cambio dei viveri, elettricità e internet.
Nel frattempo le forze navali cinesi oltrepassano la barriera corallina e fanno rotta su Brisbane.
L’esercito australiano è allo sbando e non ricevendo ordini da Canberra non sa come comportarsi. Intanto i soldati australiani di origine cinese o asiatica cominciano a spargere la voce che le truppe cinesi non hanno intenzione di conquistare l’Australia, ma di portare aiuto alle popolazioni aborigene.
Ne nascono tafferugli all’interno dei campi militari e il generale Ming Thung si dichiara Capo supremo delle forze armate australiane.
In breve tempo Brisbane viene invasa dalle forze cinesi anche perché la città non si oppone a questa forza soverchiante, anzi li accoglie come i liberatori. Per i pochi australiani rimasti, l’unica alternativa è la fuga verso sud.
Senza colpo ferire, le autorità cinesi si installano in tutti gli uffici governativi aiutati dai cinesi già residenti in Australia. Una volta sotto controllo la televisione locale di Brisbane comincia a diramare comunicati cercando di minimizzare l’accaduto e che, in ogni caso, i cinesi sono intervenuti per aiutare il popolo aborigeno oppresso da troppo tempo e che faranno ritorno in Patria non appena le cose si saranno calmate.
Da tutti i mezzi di comunicazione viene evidenziato che il salvatore cinese non ha intenzione di espropriare le case dei residenti, a qualsiasi nazionalità essi appartengano. Inutile opporre resistenza perché, dopo aver messo le cose nella giusta prospettiva, gli aborigeni consentiranno agli australiani nati in questo Continente di rimanere nelle proprie case.
Per ciò che riguarda invece i conti bancari vengono dichiarati chiusi, le banche nazionalizzate e solo la Banca della Cina può emettere moneta cinese: quella australiana non ha più valore.
Per dimostrare la propria buona volontà, il Governo cinese impone un tasso si scambio dove, la valuta senza valore australiana, viene scambiata a $10.00 per uno Yen.
Tutti i metalli, compresi quelli di valore come oro, argento, diamanti, diventano proprietà del governo cinese che li terrà in consegna in attesa di riconsegnarli al legittimo governo aborigeno una volta installato.
Le autorità australiane di Canberra, Sydney e Melbourne. per tutta risposta, fanno appello all’esercito rimasto fedele al Commenwealth e il Generale Marroncelli, di ovvia discendenza italiana, viene messo in carica dalla nazione.
Considerato che tutto il Parlamento è prigioniero in Canberra, Marroncelli si dichiara Comandante Supremo di terra, di cielo e di mare.
Tutti i porti e gli aeroporti vengono chiusi. Nessuno può entrare né uscire dall’Australia.
Dal nord, con lunghe carovane di autotreni, cominciano ad arrivare a Canberra aborigeni di vari Clan che, considerata la situazione, hanno promesso il loro appoggio al Grande Capo Brady Mang.
A loro volta le forze di invasioni cinesi, che avevano già conquistato via mare Brisbane, si stanno dirigendo via terra verso sud, in direzione Canberra.
Marroncelli decide di formare una barriera di difesa al confine tra il Queensland è il NSW pavesando l’idea che, nella peggiore delle ipotesi, l’Australia potrebbe essere divisa in due: abbandonare il Nord ai cinesi e tenere il Sud per gli australiani liberi.
L’ambasciata USA a Canberra ha fatto sapere che c’è in corso un meeting alle Nazioni Unite che sembrano disposte ad inviare i Caschi Blu per proteggere il confine tra Queensland e NSW.
Anche l’Unione Europea, riunitasi a Buxelles ha deciso che invierà truppe a Canberra, se richieste, in cambio di libero scambio tra i due Continenti.
L’idea della divisione dell’Australia viene presa favorevolmente da Brady Mang ma non da Ming Thung che ormai ha programmato di annettere l’Australia alla Madre Patria cinese.
Mang ha capito che i cinesi lo hanno usato e indice urgentemente un meeting con i Senatori prigionieri in Parlamento. Assicurandoli della sua buona fede, si dice addolorato che la tenzone abbia preso questa piega. Pensava che i cinesi li avrebbero trattati come i legittimi proprietari del continente e che, eventualmente, tutte le razze del mondo avrebbero potuto convivere pacificamente in Australia, sotto un magnanimo e comprensivo Governo Aborigeno.
Ma, ovviamente, ora ammette che è stato troppo precipitoso a fidarsi dei cinesi.
Il Generale Marroncelli propone a Brady Mang di unire le forze per cercare di ributtare a mare l’invasore cinese.
– Meglio il diavolo che conosci – dichiara Mang.
I due leader s’incontrano da Alfredo’s at Bulletin Place per una cena di lavoro.
Dopo i Medaglioni di tonno con zabaglione agliato, il piano per riunire le forze fa presa. Dopo il “primo” Pansotti di fagiano alla toscana e Spaghettini al limone con punte di asparagi l’atmosfera è decisamente rilassata.
Chi avrebbe comandato l’esercito fu deciso dopo la seconda portata: Mang ordinò un Risottino mantecato del Gran Canale mentre Marroncelli optò per le Costolette d’agnello.
Per concludere, gli ultimi dettagli furono presi dopo il Tiramisù e il Sorbetto al lampone e frutti della passione.
Al momento di pagare, Alfredo stracciò il conto:
– Offro io – disse – a patto che facciate chiudere tutti i ristoranti cinesi.
Ci fu un breve scambio d’opinione, anche perché a Mang non dispiacevano gli involtini Primavera.
Ma per il bene dell’Australia la decisione venne presa: Ristoranti cinesi possono operare solo a Chinatown dalle 15 alle 18,30 quattro giorni a settimana.
Per la gioia, Alfredo offrì il Courvoisier VSOP per tutti!
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