Incubo di “mezzestate”

Drin… Drin…

Squilla il telefono: È Marco.

“Ho due notizie – dice ancor prima di dire buongiorno – una buona e una cattiva”.

“Dimmi la cattiva”

“La nostra richiesta di contributo per l’anno 2019 è stata nuovamente respinta.

“Questa è la notizia buona – replico – ora dammi la cattiva”.

“Questa era la cattiva. Ma ti rendi conto?” insiste Marco.

Posso capire che i soldi servono per mandare avanti la baracca, ma non credo che un rifiuto annunciato possa considerarsi cattivo. Succede e basta. Succede molto spesso, specialmente se non sei allineato con certi parametri, con certe idee, con certi amici. Onestamente, a riguardo, mi aspettavo niente e niente abbiamo ricevuto. Quindi devo essere sereno, anche quando mi accorgo di decisioni a dir poco paradossali.

Dirigere un foglio che non riceve contributi ha i suoi vantaggi: posso continuare a scrivere liberamente quello che penso, posso puntare il dito liberamente contro le persone che non fanno il loro dovere, posso continuare a dire la verità liberamente.

Chi riceve contributi dal Governo Italiano deve parlar bene dei suoi rappresentanti, incensare il Made in Italy anche se il prodotto non è eccellente, riempire il giornale di elogi all’ignoranza… praticamente dovrei diventare una persona diversa, un bugiardo.

E poi… Perché dovrei continuare a sostenere chi non ci sostiene? Patria è dove si sta bene, scriveva Manzoni e questa è la nostra nuova Patria, la nostra casa in cui abbiamo scelto di vivere, con i nostri produttori locali, anche italiani o figli di italiani, con l’esperienza dei padri e dei nonni, che producono prodotti di gran lunga superiore, certamente più freschi e a chilometro zero, quel Made in Italy forzato all’esilio da un sistema economico-sociale che non riesce a dare risposte a un giovane che vorrebbe mettere su famiglia.

Perché intasare i mari con containers di prodotti, a volte di seconda scelta, quando Claudio produce la miglior mozzarella di bufala del mondo? Giuliano la pasta da far invidia a quelli di Parma, Antonio un salame da favola… Perché importare salami, pasta, biscotti… quando possiamo benissimo provvedere noi?

Certo, noi siamo i rincitrulliti che vivono all’estero e dobbiamo spendere per il vero Made in Italy, come se dovessimo combattere di nuovo la Prima Guerra Mondiale con la paura di essere fucilati alla schiena se non facciamo il nostro dovere di compratori. Ma se andiamo a vedere chi produce questo Made in Italy, troviamo aziende con la ragione sociale e azionisti che risiedono in Lussemburgo, Olanda, Francia, Germania… mentre in Italia, nuova colonia del capitalismo intelligente, il lavoratore è costretto ad accontentarsi di 5 Euro l’ora, se gli va bene!

Abbiamo pure eletto rappresentanti al Governo che pubblicizzano il turismo di ritorno. Ritorno a cosa? A portar soldi al paesello che altrimenti non avrebbe di che sopravvivere?

Ma il Natale, per quel che vale, rappresenta la nascita di una nuova speranza per cui io dico: Grazie per avermi concesso un altro anno per continuare a scrivere quello che penso.

Il più bel regalo di Natale

Grazie Graziella e grazie al Console. Niente “regalo”. Quello che abbiamo fatto in due anni non incensa le autorità, anzi, ha la pretesa di dire le cose come stanno… Quindi, chiedere il parere del console non mi sembra una buona idea. Nemmeno ci legge, come può decidere se siamo meritevoli o meno? Con questo non voglio fare di tutta l’erba un fascio. Quando la nostra redazione viene a conoscenza di servitori dello stato che si adoperano positivamente, sono apprensivi, vicini e attenti alle esigenze pluraliste delle collettività che rappresentano, sono prontamente pubblicati nel nostro settimanale articoli di elogio, sempre tenendo conto al solo scopo di far conoscere ai lettori esempi di merito e di impegno.

Nella nostra richiesta di contributi, abbiamo chiesto circa 25.000 dollari, non per i nostri stipendi, non per i nostri lussuosi uffici, non per i nostri viaggi in Italia, per i nostri pranzi e cene istituzionali… un contributo per le spese di stampa di Allora! che costa $62.500 annualmente, oltre $20.000 per la spedizione… e sono sicuro che qualche altra spesuccia ci sarà. La cosa più economica è la redazione… oserei dire a costo zero!

Quindi, grazie di cuore amatissimo console generale. Grazie per aver confuso questo settimanale con un foglio informativo e aver contribuito al rifiuto di un contributo da parte del Ministero degli Esteri. Grazie per tutto quello che ha fatto durante la recente campagna elettorale e spero possa riposarsi dalle fatiche e godersi una buona vacanza.

All’ovest niente di nuovo

È passato anche il Santo Natale e la risposta che mi sarei aspettato come regalo dell’ambasciatrice non è arrivata.

Eppure era una semplice spiegazione sul come mai il nostro giornale non può essere esposto in consolato, luogo pubblico di una istituzione governativa italiana che dovrebbe attenersi alla Costituzione e non agli umori dell’uomo di turno.

Sono trascorsi diversi mesi e nessuna risposta. Niente di nuovo: non rispondono.

Dopotutto chi siamo noi da essere degni di una risposta immediata? Chiedere è lecito, rispondere è cortesia… ma qui non siamo a corte.

Guardando il calendario, comunque posso capire che, specialmente in questo periodo, non potrà arrivare alcuna risposta. Siamo in festa. Una festa religiosa e pagana allo stesso tempo, quindi per tutti. Strana la coincidenza che venga scelto proprio il periodo natalizio per raggruppare tutti gli ambasciatori a Roma. Detto così suona come un viaggio premio, ma dopo un anno di duro lavoro all’estero mi sembra giusto che anche gli ambasciatori possano trascorrere il Santo Natale in Patria, in famiglia, al paesello innevato o sulle spiagge del Sud.

Ma la pazienza è una virtù e posso tranquillamente aspettare fino a Pasqua. Nel frattempo tutti i nostri cari rappresentanti, Covid permettendo, faranno ritorno al loro luogo di lavoro temporaneo, in situazioni spesso stressanti e svantaggiate, per riprendere la loro vocazione.

Siamo ricchi!

Fortunatamente il nostro rappresentante in Parlamento ci fa sapere che “con l’approvazione della Legge di Bilancio due milioni di euro vengono aggiunti agli investimenti dell’Italia per le nostre Comunità all’estero”.

Due milioni sono tanti: 25.000 sarebbero stati sufficienti… Ma ormai acqua passata. Logico che a noi, niente. Ma questo significa poco e la cosa più importante sarebbe sapere a cosa “veramente” sono destinati questi soldi: a pagare il viaggio a qualche professore in pensione? Ai soliti Enti Gestori? Agli Istituti di Cultura e Camere di Commercio? Conosco un console onorario a Wollongong che sarà contento dell’aumento di stipendio… Spero che qualche contributo vada al consolato di Sydney che, oltre ad ignorare il settimanale “Allora!”, ha svolto un ottimo lavoro permettendo al segretario del PD locale di essere eletto a rappresentare una parte degli italiani all’estero per qualcosa che non ho capito bene a cosa serva, ma che prima o poi approfondirò.

Margaritas ante porcos

Visto che siamo in tema natalizio, una parabola ci sta bene, anche per quelli che, come me, non vanno in chiesa con assiduità… La locuzione latina margaritas ante porcos è tratta dal Vangelo secondo Matteo (7, 6).

La frase s’inserisce in un lungo elenco di raccomandazioni ed esortazioni che Cristo fa ai suoi discepoli dopo il celebre discorso della montagna. A loro dice: “Nolite dare sanctum canibus, neque mittatis margaritas vestras ante porcos, ne forte conculcent eas pedibus suis, et conversi dirumpant vos”, ossia: “Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle ai porci, perché non le calpestino e, rivoltandosi, vi sbranino”.

L’invito è quello di non sprecare le cose di valore, materiali o non, dandole a chi non è in grado di apprezzarle.

Quindi, in conclusione, perché dovremmo continuare a spedire il nostro settimanale a chi non è in grado di apprezzarlo?

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