In un periodo in cui, a mio avviso, i nostri rappresentanti politici avrebbero potuto stare più vicino a chi li ha eletti, essi hanno preferito partecipare di persona alla Festa dell’Unità, a Bologna. Avrebbero preferito… perché nonostante il Senatore Francesco Giacobbe e il Deputato Nicola Caré siano stati vaccinati in Australia, tale vaccinazione non è riconosciuta automaticamente in Italia.
Per fare omologare una vacci- nazione estera, l’interessato deve recarsi direttamente alla sua azienda sanitaria locale per ottenere, da essa, il “Green pass” italiano con il titolo in inglese che, naturalmente fa più presa, cosa di cui i nostri due rappresentanti, ovviamente, non erano a conoscenza. Di conseguenza, hanno dovuto accontentarsi di una diretta Zoom… cosa che potevano benissimo fare anche standosene comodamente a casa loro, in Australia.
Il tema della conferenza nel contesto della Festa dell’Unità bolognese era interessante: “Italiani nel mondo”. Si è parlato di nuove cittadinanze e nuove mobilità, e si è visto la partecipazione di esponenti della Fondazione Migrantes, del Partito Democratico, del mondo dei Patronati.
Un “grazie” all’Agenzia Stampa Inform per averci mandato un riassunto dei loro interventi, altrimenti la cosa sarebbe rimasta ignota ai nostri lettori.
Francesco Giacobbe ha parlato della necessità di una mobilità governata bene con politiche volte all’integrazione e all’accettazione delle nuove comunità in Italia. “Non riusciamo ancora a capire quanto la nuova mobilità di italiani all’estero possa continuare a sentirsi collegata alla madrepatria”. Ha riflettuto Giacobbe, lamentando infine che ci sono paesi, come la sua Australia, dove votare per i Comites potrebbe non essere agevole per i risvolti connessi alla pandemia.
Nicola Caré ha auspicato un impegno maggiore per agevolare e promuovere anche il turismo di ritorno, come un ritorno ai borghi. “I viaggi degli italiani nelle loro terre d’origine siano una risorsa per rinsaldare i legami”.
Evidentemente, il Senatore Francesco Giacobbe e il Deputato Nicola Caré hanno fatto politica per il partito che rappresentano, ma dai loro interventi è trapelata poca fiducia della madrepatria verso i suoi figli all’estero. L’Australia è nel mezzo di una pandemia a cui non si vede fine. Ogni giorno la data di riapertura delle frontiere viene posticipata e, nel bel mezzo di tale confusione, le autorità italiane vorrebbero organizzare l’elezione dei Comites.
Facendomi portavoce del nostro settimanale, letto da oltre 25.000 italiani, auspicherei maggiore collaborazione dai nostri rappresentanti, dalle autorità e dai cosiddetti autoproclamati leader della comunità. Al momento, ancora qualche critica sgradevole per un organo di stampa che si prefigge solo il bene della comunità. Certamente non son tutte “rose e fiori” ma non si può continuare ad ignorare i problemi come si è fatto in passato. Se ci sono problemi, difficoltà, sarebbe meglio tentare di risolverli facendo squadra, facendo convogliare risorse culturali, politiche, amministrative, economiche e, perché no, anche una nutrita schiera di volontari!
Ultimamente si parla molto, grazie soprattutto al nostro settimanale, delle elezioni del nuovo Com.It.Es. che dovrebbe rappresentare la comunità. Non vedo come possa essere semplice per un candidato presentarsi in Consolato per essere autenticato. L’Italia si fregia di essere una delle prime Nazioni ad accettare su larga scala le autocertificazioni ma, ovviamente, detta facilitazione non è condivisa dalle nostre autorità consolari. Il candidato dovrebbe recarsi di persona negli uffici di Market Street, dopo orario, per i controlli del caso. Nessuno ha tenuto conto che i candidati provengono da varie aree di Sydney e qualcuno anche da fuori città.
Ci sono quartieri considerate zone rosse. Recentemente, a Bankstown, un connazionale è stato multato $5000.00 per aver invitato un paio di amici, a casa sua, a prendere un caffè. Ma anche in questo caso, dove sono i nostri rappresentanti? Perché poco o niente è stato fatto per posporre queste elezioni? Perché il vaccino australiano non é automaticamente accettato anche in Italia? Dopotutto, è la stessa ditta farmaceutica che lo produce. E mentre qualcuno scorrazza pacificamente per la penisola, noi sudditi poco privilegiati dobbiamo continuare con il nostro isolamento forzato.
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