Kate, William, Giorgino e nonna Elizabetta

Con qualche ‘licenza poetica’ e spunti presi qua-e-là…

Kate e William sono divisi su ciò che il figlio deve indossare per la grande partita. William, il padre, sembra entusiasta che il piccolo possa indossare una maglietta dell’Inghilterra ma Kate, la madre, assolutamente non non vuol sentir parlare di un figlio che indossa una maglietta bianca con un grande numero sulla schiena.

– Chi è? Uno scaricatore del porto?

– Ma… – accenna William.

– No! – lo zittisce Kate con una tonalità da far tremare i vetri del palazzo.

E William si è ben guardato dall’entrare in discussione sull’abbigliamento del piccolo George che, se tutto andrà come copione, un giorno sarà re. 

Questo, William, sa bene cosa comporta, come sa molto bene che la felicità del loro figlio e il futuro della monarchia sono in gioco. E visto che Giorgino è stato fotografato alquanto imbronciato nel recinto reale di Wembley Stadium… deduco che Kate, ancora  una  volta,  abbia  avuto la meglio sul primogenito di Diana.  

Dalle immagini della BBC a Wembley, sappiamo tutti come era bardato il principino: un completo di giacca e cravatta da farlo sembrare un minuscolo contabile mentre intorno a lui 65.000 inglesi si scatenavano in un’esibizione strabiliante di fervore nazionalista alimetato dalla barbarica usanza di bere birra calda.

Eppure George è un bambino modello di sette anni. Per quello che è dato sapere non ha mai dato fuoco a un’ala del palazzo di 400 anni in cui vive, né si è preso la responsabilità di tagliare i capelli alla sua sorellina, la principessa Charlotte, mentre la piccola dorme pacificamente… insomma, un principino perfetto!

Naturalmente l’abbigliamento del reuccio nulla ha avuto a che fare con il risultato della partita e, ohimè for England, la tenzone è stata vinta dall’Italia.

Inutile rigirare il coltello nella ferita anche se Kate pare abbia dato ordine, alle reali cucine, di non preparare pasta fino a nuovo ordine. La pizza, cibo favorito da William e George, è stato bandito fino a data da destinarsi.

L’umore a quel punto era piuttosto scuro, anche se William ripeteva ad oltranza che non era colpa loro se avevano sbagliato i rigori. 

– Tutta colpa di quell’omone alto che li ha parati – commenta il piccolo George.

– Ma gli italiani – ribatte Kate – non sono tutti bassi e cicciottelli?

– Un portiere che si chiama Woman&Rum – non avrebbero dovuto farlo giocare per l’Italia.

– Perché Papi? – chiede ingenuamente Giorgetto.

– Un giorno te lo spiegherò – conclude William – quando Mami fa shopping…

Ma c’era pur in programma il “Tea for Four” con la visita alla nonna che, oltretutto, è pure regina d’Inghilterra nonostante la veneranda età. La nonna, pardon, la Regina aveva fatto prepare la bionda bevanda inglese nella sala bella, quella dove spicca il grande ritratto di Filippo, l’amore della sua vita.

– E così, William caro, non abbiamo vinto…

– Già, non abbiamo vinto – conferma il nipote.

– Sei andato a salutare gli ospiti?

– No, nonna, ero troppo arrabbiato, noi dovevamo vincere.

– Sì caro, sarebbe stato meglio, ma avresti dovuto andare a salutare gli ospiti.

– E invece non l’ho fatto, ho preso moglie e figlio e siamo andati subito via.

– E… il biondo, è andato a salutare gli ospiti?

– Non credo, era più arrabbiato di me.

– Ho capito. E la gente, gli inglesi?

– All’uscita dello stadio hanno preso a botte tutti quelli che tifavano Italia così, almeno loro, si sono sfogati.

– Ho capito. Tutto questo davanti a tutto il mondo… 

– I giocatori hanno perfino rifiutato la medaglia d’argento, la toglievano subito.

– Certo, hanno fatto bene, non la meritavano. Vedi, Guglielmino, ci ho messo tutta una vita a mostrare al mondo un regno che avesse una classe, una storia, una padronanza della situazione, in neanche due ore siamo tornati a quando andavamo coperti di pelli e mangiavamo carne cruda. 

Guglielmino, ho visto tante cose che non mi sono piaciute e sono andata avanti risolvendole a modo mio, questa è la più grande sconfitta mediatica della storia, perché non è che non abbiamo vinto, abbiamo perso Guglielmino, abbiamo perso nel peggiore dei modi, mostrandoci deboli, maleducati, ignoranti, incivili, abbiamo perso la dignità e invece potevamo “non vincere alla grande”. 

Capisci la differenza tra “non vincere” e “perdere”? Hanno fatto bene a togliersi la medaglia, un gesto così vale più di ogni altra cosa, per come si sono comportati non ci sono medaglie, la mancanza di rispetto verso il rivale è inconcepibile. Adesso vai, devo pensare a come chiedere scusa e non solo agli italiani… Vai Guglielmino… e stai pure lontano da me per qualche tempo.

– Ma nonna sei arrabbiata con me? – chiede il piccolo George.

– No, caro – risponde la regina – ma la prossima volta che vai allo stadio per vedere una partita di calcio, vestiti a dovere: una bella maglia bianca con lo stemma dei tre leoni… e il numero 95 sulla schiena… i miei anni.

E rivolta al Lord Ciambellano:

– Per favore ordina una Margherita da Oi Vita Pizzeria e fai salire dalla cantina una bottiglia di Lambrusco… e accompagna questi tre al cancello.

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