Sopra la testata del nostro settimanale in un riquadro c’è scritto “Non riceviamo contributi dal Governo Italiano”. La “G” e la “I” sono maiuscole, in segno di rispetto… credo. Andrebbero entrambe minuscole, come minuscoli sono i comportamenti di certi rappresentanti di questa organizzazione disorganizzata che si chiama Italia. Ma andiamo oltre.
Ancora una volta abbiamo chiesto i contributi che, per legge, di spettano. Dovrebbero, forse è la parola più adatta, perché tale contributi, almeno nella fantasia di chi dovrebbe votare imparzialmente vengono usati come legge di ricatto. “Non scrivono bene di me” oppure “Mi hanno personalmente attaccato”.
A pensare male, pare invece che si sia formato un gruppo di pseudo leader della comunità che con promesse più o meno fantasiose cercano di far fare carriera a qualcuno che, sempre a mio modesto parere, non è portato per la politica. Ma tutto è possibile in questo strano Paese che si chiama Little Italy. Un quartiere fatiscente ma con promesse di “risorgimento” o “innalzamento” se vogliamo essere più precisi. Tornando con i piedi per terra, penso sia arrivato il momento di scrivere “Non vogliamo i contributi dal governo italiano”.
Dobbiamo imparare dai nostri fratelli maggiori e inserire articoli a pagamento indipendentemente che siano a favore o a danno della comunità. Poi per mettere in pace la nostra coscienza possiamo anche aggiungere “riceviamo e pubblichiamo” oppure la bellissima e redditizia parolona “advertorial”. La libertà di stampa, tanto auspicata e decantata, esiste solo su carta, ma non sulla carta stampata a forma di giornale, ma sulla carta costituzionale racchiusa da qualche parte in una bacheca.
Ma non venitemi a raccontare baggianate, l’unica libertà è quella di scrivere quello che vogliono i gabellieri della libertà. Ma quanto sono bravi, quanto sono belli e quanto bene ci vogliono. Scendiamo tutti in Piazza Forum a battere le mani. Anzi, a baciare le loro preziose mani.
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