Partecipazione e Libertà

Se il direttore di un periodico, a spese proprie, si reca a Canberra per assistere alla votazione di un rappresentante della comunità, significa che è interessato all’evento. Non credo che in passato alcuno abbia mostrato tanto interesse come il sottoscritto.

Chi mi conosce sa benissimo che, raramente, indosso la cravatta ma, per l’occasione, ne ho chiesto una in prestito al Presidente degli Alpini; una bella cravatta con tanto di striscette tricolori su fondo blu e… Tutto sommato penso mi stesse bene.

Alla porta, gentilmente ma risoluto, un giovane mi ha sbarrato il passo. “Ordini da Roma” ed ha chiuso la porta a chiave dall’interno, forse nel timore che potessi entrare furtivamente una volta iniziata la riunione.

Posso garantire che fuori faceva freddo e il mio vestito blu mi ha fatto dedurre che era più adatto ad un evento primaverile. Mi sono seduto su un muretto di marmo, ma purtroppo ha cominciato a piovigginare. Per oltre tre ore ho trovato riparo sotto gli archi del campanile, assaggiando la dolce brezza invernale di Canberra. 

Il Vice-Capo Missione, Roberto Rizzo, mi aveva gentilmente scritto “Le segnalo che ai lavori non è consentita in alcun modo la partecipazione del pubblico”. La segnalazione non sta scritta da nessuna parte della legge e del regolamento, ma posso capire il motivo: partecipando, una persona poteva influenzare gli elettori o potevano esserci reclami di invalidità. 

La parola “partecipare” dal tardo latino partĭceps -icĭpis “partecipe” significa essere presente ad un congresso, a una manifestazione e intervenire, prendere parte, essere attivamente presente a qualcosa, collaborare con altri alla realizzazione di qualcosa, contribuire, fornire un contributo con idee, azioni al lavoro, per il funzionamento di alcune istituzioni d’interesse pubblico.

Non avevo nessuna intenzione di “partecipare” e l’avevo messo bene in chiaro nella mia richiesta di “assistere” alla riunione come spettatore passivo, al fine di assicurare che la gente potesse essere informata sul perché di questa giornata a Canberra e del motivo per cui tutti i “grandi elettori” della comunità italiana d’Australia si sono riuniti nella capitale. 

Ciò nonostante, con una decisione che non ritengo giustificata, non sono stato ammesso ai lavori. La distanza tra noi cittadini e le autorità è abissale e questo non fa altro che allontanare ulteriormente la comunità dalle Associazioni e dalla “partecipazione” alle attività italiane in Australia.

Il dottor Rizzo, che a riunione terminata è stato disponibile e molto gentile, mi ha confermato che la decisione di “non fare partecipare” proviene da Roma, dal Ministero degli Esteri e non ho motivo di dubitarne. 

Non sono mai stato un impiegato statale, ma posso capire che andare contro direttive provenienti dall’alto, anche se non logiche da un punto di vista soggettivo, potrebbe influenzare la carriera di qualcuno.

Ribadisco che non c’era la folla dei giornalisti o dei fotografi fuori dalla sala, ero l’unico rappresentante dei media e, come tale, l’unico ad essere stato escluso. Che differenza poteva fare la mia presenza seduto nell’angolino più angusto della sala se non un semplice atto di cortesia? Non credo ci sarebbe stata un’interpellanza parlamentare a riguardo…

A questo punto, avrei potuto scrivere solo qualcosa “per sentito dire” oppure ascoltare una registrazione distorta e poco chiara che qualche delegato ha prodotto con il telefonino. 

Comunque, ho potuto registrare il commento dopo l’elezione di Franco Papandrea che inserisco qui a fianco. Marco, il mio fedele collaboratore, presente in sala come membro del Comites di Sydney, scriverà le sue impressioni nella prossima pagina.

È importante che un funzionario statale segua alla lettera le istruzioni ricevute dai suoi superiori, ma è altamente importante che il nostro governo rispetti l’articolo 21 della Costituzione sulla libertà di stampa. E non potendo essere presente non si fa un favore a me, a Tizio o a Caio, ma si fa un torto alla libertà già sancita.

Scriveva Giorgio Gaber nel lontano 1973: “La libertà non è stare sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione”.

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