Per la propaganda elettorale dei Comites si è fatto uso estensivo di indirizzi presi dagli archivi più disparati. Alcuni solo legali, con qualche cautela, mentre altri decisamente infrangono il diritto alla privacy.
“Sono fonti pubbliche le liste degli aventi diritto al voto detenute dai Comuni, le liste degli elettori italiani residenti all’estero, gli elenchi dei telefoni fissi, così pure gli elenchi degli iscritti ad albi e collegi professionali e alcuni registri delle Camere di commercio”.
Quindi, se hai avuto la “bella idea” di iscriverti all’AIRE, ti devi aspettare che il tuo nome, data di nascita e indirizzo, sia di dominio pressoché pubblico. La lista viene spontaneamente fornita ai rappresentanti di lista che “dovrebbero” farne buon uso ma che invece divulgano a tutti i candidati che a loro volta spediscono propaganda elettorale non richiesta a decine di persone.
“È comunque illecito effettuare propaganda elettorale telefonica, senza consenso specifico dell’abbonato, quando si usano sistemi automatizzati che effettuano chiamate vocali preregistrate”
Anche questo paragrafo lascia aperta l’interpretazione che si vuole dare, considerato che impiegati di istituzioni governative hanno fatto propaganda elettorale con chiamate ad amici e conoscenti. Vorrei sperare non durante le ore d’ufficio.
“Chi effettua propaganda elettorale tramite fax, telefono cellulare, e-mail ha l’obbligo di dare l’informativa ai cittadini e acquisirne il consenso prima di qualsiasi comunicazione”.
Quindi bisognerebbe sapere se le telefonate sono state fatte da telefono fisso oppure da cellulare, perché per la legge italiana, stranamente, questo fa differenza. Quello che invece dovrebbe essere illegale, è l’invio di messaggi Sms e Mms senza il consenso preventivo e informato dell’abbonato o del reale utilizzatore della scheda prepagata.
“Allo stesso regime sottostanno gli indirizzi e-mail i quali non rientrano tra le fonti pubbliche utilizzabili liberamente. È quindi illecito il loro uso senza consenso preventivo, indipendentemente dalle modalità del reperimento degli indirizzi di posta elettronica in Internet”.
Per queste elezioni, infine, sono state usate mailing list di associazioni che avrebbero dovuto astenersi dal fare propaganda.
“I titolari di cariche elettive, politiche e amministrative, che nell’esercizio del loro mandato hanno potuto accedere a dati personali, non possono usare tali informazioni a fini di propaganda elettorale”.
L’email di un’associazione “con sede in Roma” e che “ispira la sua azione ai principi democratici della costituzione italiana” è stata usata estensivamente per reclamizzare la lista “insieme”.
Per quel che vale informeremo sia i vertici dell’organizzazione in causa che al Garante della Privacy, se non altro per far capire a che tipo di persone hanno dato la loro fiducia, persone che non si fanno nessun scrupolo pur di propagandare il nome di coloro che, a loro modo di vedere, dovrebbero rappresentare la comunità.
Infine, è triste constatare che, ancora una volta, i rappresentanti parlamentari eletti da noi, poveri creduloni all’estero, ancora una volta sono stati assenti quando la loro presenza sarebbe stata auspicabile.
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