Le campagne elettorali, sebbene rappresentino un momento centrale nella vita democratica, rischiano, paradossalmente, di aumentare la disaffezione dei cittadini dalle istituzioni e, più in generale, di questi organismi. Il paradosso consisterebbe nel fatto che, nonostante esse rappresentino uno tra i luoghi deputati alla crescita di una comunità che si interroga sulle varie proposte messe in campo, scandite secondo i tempi della comunicazione, la campagna elettorale spesso si arricchisce di promesse che difficilmente potranno essere mantenute.
Specie quando si parla di organismi come i COMITES. Promesse tante, realizzabili poche, assenti tanti punti. Visti i toni, durante il corso dei cinque anni precedenti, è inevitabile, anche se non fosse perché questi comitati sono organismi comunitari e non il parlamento, ma spesso si butta tutto in politica, basta vedere i programmi messi in campo dalle due liste. Così, da luogo di confronto comunitario diventata luogo di scontro politico.
Quindi i COMITES rischiano, insomma, di trasformarsi quasi esclusivamente in un grande evento nel quale conta più l’effetto piuttosto che il contenuto della proposta. Animati esclusivamente dalla logica del consenso, i candidati cercano, prima di tutto, di operare attraverso mosse e azioni che sul piano della comunicazione sappiano dare un primo risultato efficace: arrivare alla pancia degli elettori ben prima che alla loro testa.
Prima di tutto, si registra un problema in termini di democrazia e più precisamente di qualità dei processi democratici. Basta vedere le modalità del voto per questo organismo, il voto non è più un diritto ma una concessione, alla faccia della democrazia.
Ragionare in termini di qualità della democrazia vuol dire, prima di tutto, valutare la capacità delle istituzioni democratiche di incidere effettivamente in termini di eguaglianza e di libertà. È indubbio che quando le promesse elettorali rimangono tali, e cioè non vengono trasformate in atti politici concreti, ne soffre l’intera struttura democratica poiché le istituzioni non riusciranno a soddisfare le aspettative dei cittadini.
La cosa più grave è illudere i cittadini con promesse, irrealizzabili, perché fuori dalla portata,
soprattutto non appartengono al ruolo dei COMITES occuparsi di temi come ad esempio cittadinanza o visti, o addirittura riforma dello stesso organismo.
Tutto questo non fa altro che alimentare un sentimento di sfiducia e di disaffezione dalla politica, ma nei confronti di un organismo che pochi conoscono, perché in passato non sono stati capaci di fare nulla di concreto per la comunità a parte rare eccezioni.
Allo stesso tempo, va considerato un altro effetto dell’uso delle promesse (vuote) in campagna elettorale. Sempre più spesso, gli eletti giustificano l’incapacità di creare un reale cambiamento (che loro stessi avevano promesso) delle istituzioni che governavano precedentemente.
A prescindere dal fatto che ciò sia vero oppure no, è evidente che una simile pratica, a cui ricorrono sempre, è una regola che funziona per tutte le istituzioni, indebolisce il rapporto tra cittadini e istituzioni. L’impegno degli amministratori dovrebbe cominciare ben prima dall’assunzione della carica pubblica, ovvero quando rivestono ancora i panni del candidato che si confronta sulle varie proposte, mantenendo un atteggiamento responsabile, tenendo conto delle reali condizioni (patrimoniali e finanziarie) dell’istituzione che si candida a governare e dei vincoli di bilancio. Ciò non significa rinunciare ad un progetto di cambiamento; piuttosto, significa evitare di proporre false promesse che rischiano solo di compromettere ulteriormente la fiducia dei cittadini.
A mio parere, il senso vuoto delle promesse elettorali affonda le radici nell’incapacità di formulare un piano di idee chiare ed un progetto serio e di lungo periodo per la nostra comunità . Il vero problema, infatti, è che le liste e i candidati (chi più o chi meno) non hanno bene in mente quali sono i veri problemi della comunità.
Ci sono idee (poche, a dire il vero) interessanti ma che fanno fatica a rappresentare un piano organico di rilancio di una comunità italiana abbandonata, e tra altro le promesse fatte sono una minestra riscaldata, che sono state usate in tutte le campagne elettorali, politiche e non, e per questo che mi sorge il dubbio come può un piccolo comitato fare quello che la politica e i nostri amati rappresentati non hanno realizzato in 15 anni?
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