Se hanno fatto storcere il naso le spese astronomiche dei reali del Regno Unito, non vedo perché non possano storcere il naso gli italiani d’Australia per le spese del Consolato Generale Italiano a Sydney.
Uno dei motivi principali per cui questo settimanale non riceve contributi per l’editoria dal Governo Italiano, è il persistente parere negativo che il Console di Sydney si ostina ad esprime.
Nessuno gli deve aver spiegato da Roma che il suo parere non deve basarsi su rappresaglie personali per presunti attacchi verso la sua persona. Questo non è contemplato nella lista delle domande a cui il “diplomatico” è tenuto a rispondere.
Se in un articolo abbiamo pubblicato il costo d’affitto definendolo elevato, non abbiamo infranto il codice segreto di nessuna nazione, abbiamo semplicemente riportato quello che è di pubblico dominio nel sito del Ministero degli Esteri.
La trasparenza è un fattore molto importante per il Governo Italiano… in Italia, mentre in questo Paese sarebbe meglio non divulgare cifre imbarazzanti, come ad esempio, i $13.000 che il Consolato di Sydney ha pagato per un “Parere legale in merito all’attuale applicazione dell’immunità diplomatica in Australia”. Più che giusto, non sia mai che un Console debba rispondere per accuse più o meno fondate davanti ad un giudice… meglio spendere i soldi dei contribuenti ed invocare il trattato di Vienna.
E mentre per la Famiglia Reale esistono liste di spesa dettagliate, nonostante le mie innumerevoli domande e controlli in rete, da nessuna parte sono riuscito a scoprire quanto realmente costa mantenere un Consolato Generale in Sydney.
Posso controllare il costo dell’affitto di $710,102.70 l’anno, ma non sappiamo quanto percepiscono gli impiegati e il relativo capo ufficio, le spese varie tra elettricità, manutenzione, pulizia, attrezzature varie ed eventuali, a quanto ammontano gli incassi e le spese…
Non vedo come questo debba essere tenuto segreto e se crea imbarazzo, potrebbe essere una buona partenza per ridurre i costi e aumentare i servizi.
Concludendo, se per la Costituzione Italiana tutti i cittadini hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri, perché un cittadino privilegiato deve decidere il futuro di questa pubblicazione, mentre io cittadino di serie B non posso esprimere un parere sull’operato del Consolato a Sydney?
La legge, una volta, era uguale per tutti. Cos’è successo nel frattempo?
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