Lo sappiamo tutti che la normalità non esiste o, se esiste, è un po’ come il tempo per Sant’Agostino: se nessuno ci chiede di definirlo, il concetto è chiaro, ma ci sfugge quando ci arrischiamo a esprimerlo. Stabilire, pertanto, cosa sia un Paese normale è sempre cascare nell’autoreferenzialità. Ognuno ha la sua idea in merito.
Scadendo quindi nell’opinione personale – e ammesso che questa possa interessare a qualcuno – io direi che no, noi non viviamo in una Nazione sana.
Innanzitutto perché non la viviamo, ma ne siamo vissuti. Faccio un esempio. I “nostri” due rappresentanti eletti in parlamento, ogni tanto si fanno vivi, virtualmente, per aggiornarci del loro lavoro, impegno, assiduo che fanno all’interno del parlamento, l’ultimo comunicato, congiunto, ci hanno informato che le camere di commercio estero, hanno e avranno sempre il sostegno dei due parlamentari, hanno presentato un emendamento, che si traduce in termini meno tecnici in richiesta di soldi, oltre già quelli erogati durante la pandemia, cinque milioni di euro extra al fondo che ogni anno le Camere di commercio percepiscono, la motivazione principale “ le camere di commercio svolgono un ruolo fondamentale di supporto alle imprese italiane”.
Non so perché quando si tratta di salvaguardare le lobby, come le camere di commercio e enti gestori gli istituti di cultura, i nostri rappresentanti eletti all’estero trovano tempo e soprattutto riescono a far inserire nelle manovre economiche, fondi, cospicui per questi organismi, tra l’altro pur percependo contributi pubblici non si ha a sapere come vengono spesi questi soldi, visto che non ci sono i bilanci pubblici.
Un dato è certo che poi del 50% dei contributo va essenzialmente per il mantenimento della struttura. In ogni caso l’impegno assiduo, che i nostri parlamenti mettono in queste situazioni é lodevole, peccato che non ci mettono lo stesso zelo quando si tratta di altri organismi come per esempio, i Comites oppure gli stessi Consolati, che in alcune zone del mondo, non solo sono fatiscenti, ma mancano personale e in alcuni casi anche la carta igienica.
Al netto delle mie nevrosi e idiosincrasie, mi reputo una persona normale, sono indotto a insorgere contro tutto ciò. Mi viene da farlo soprattutto perché ritengo l’inclusività un falso problema, o meglio ancora uno specchietto per le allodole usato per distogliere l’attenzione dai problemi reali. Tanto per menzionare il primo che mi viene in mente: È evidente che i COMITES, non portano nulla, non fanno girare moneta, non hanno nessun ruolo comunitario, e lo sanno bene i nostri rappresentanti, al massimo è un organismo che fai un po di tirocinio per chi ha voglia di mettersi in politica, quella vera.
In quello che io immagino essere un Paese normale, la gente dibatterebbe in modo acceso sulla questione. Chi la pensa come me che questi organismi, CGIE incluso, andrebbero aboliti, e bisognerebbe aprire un dibattito serio sulla ragione di questi parlamentari e del seguito.
Dopo il fallimento del voto Comites bisognerebbe fare casino e gridare “Non vogliamo essere presi per il culo”. Ma sono certo che dal 5 dicembre in poi, come del resto già da adesso, tutti rimarranno in silenzio e forse fra cinque anni si continuerà a parlare della riforma, intanto i nostri parlamentari continuano e continueranno la loro battaglia in difesa della cultura e commercio a senso unico.
In un Paese normale, il primo atteggiamento di chiunque dovrebbe essere documentarsi intorno a una determinata questione, costruirsi un’opinione e, se lo stato di cose che è stato imposto è considerato sbagliato, reagire.
Invece, viviamo in una democrazia rappresentativa e quindi dovremmo lasciar agire i nostri delegati, ma voi vi sentite davvero rappresentati da qualcuno? Purtroppo, nessuno sembra comprendere che tutto ciò che accade, ogni singolo evento, ci chiama in causa in quanto esseri moralmente ed eticamente senzienti. Noi dovremmo agire, non delegare.
Fino a quando siete disposti a farvi prendere in giro, fini a quando siete disposti a farvi manipolare i vostri cervelli? Vi rendete conto o no che questi individui, vi hanno tolto la cosa più bella che un uomo possa avere, la libertà, la libertà di scegliere da soli, e non essere manovrati da quattro coglioni di turno.
Lo so, voi direte che queste parole sono ben poco. Mi spiace, non sono esattamente un capo popolo e, per quanti proclami lanci, non si sposta neppure una pietra. Non mi resta che lasciare che chiudere con “che mai mi ha risposto”, come disse la Poetessa, sperando che qualcuno provi quello che provo io, cioè la sensazione di non vivere in un Paese normale.
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