In un dibattito politico che ha destato notevole attenzione, il deputato Luca Toccalini, capo del movimento giovanile della Lega, ha presentato un’interrogazione alle massime cariche del governo italiano. Nell’interrogazione rivolta a Giorgia Meloni, Matteo Piantedosi e Carlo Nordio, Toccalini solleva preoccupazioni in merito a dichiarazioni fatte da Patrick Zaki, uno studente egiziano e attivista che è stato arrestato in Egitto nel febbraio 2020, mentre studiava in Italia.
Le dichiarazioni di Zaki, in particolare, hanno destato polemiche, portando Toccalini a domandarsi se tali dichiarazioni possano rappresentare un potenziale rischio per la sicurezza nazionale e se possano fomentare l’attivazione di cellule terroristiche dormienti in Italia.
Le dichiarazioni di Zaki, compresa una frase controversa in cui definiva il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu “un serial killer”, avevano precedentemente portato alla cancellazione di eventi e al rinvio della sua partecipazione a un noto programma televisivo. Tuttavia, le reazioni del centrodestra italiano nei confronti di Zaki non si sono placate e sono culminate con questa interrogazione presentata alla Camera dei deputati.
Toccalini, il firmatario dell’interrogazione, ha sottolineato il contesto in cui si inseriscono le dichiarazioni di Zaki, in particolare l’attacco di Hamas avvenuto il 7 ottobre 2023, che ha portato all’uccisione di numerosi israeliani durante un rave party e al rapimento di civili israeliani, tra cui bambini. In questo contesto, le parole di Zaki hanno destato preoccupazione in quanto sembrava concentrare le sue critiche su Netanyahu piuttosto che condannare gli attacchi e i rapimenti perpetrati da Hamas.
Toccalini ha sottolineato che, anche se Zaki ha successivamente precisato di essere a favore della Palestina e non filo Hamas, è fondamentale affrontare il tema con estrema serietà. Secondo il deputato, il rischio di risvegliare gruppi integralisti o individui radicalizzati che potrebbero operare in Italia è una minaccia reale.
Il deputato conclude l’interrogazione affermando: “La battaglia di Israele contro il terrorismo islamico deve essere una battaglia condivisa da chiunque senza alcuna esitazione, anche per l’elevato rischio di nuovi attentati terroristici, volti ad emulare Hamas, e che possono riguardare non solo il nostro Paese ma tutti, come segnalato anche dai servizi segreti di diversi Stati.”
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