L’umanità, inesorabilmente legata a un passato di violenza e conflitto, sembra non aver imparato la lezione dall’età della pietra. Da allora, le guerre tra tribù con sassi e bastoni hanno ceduto il passo a scontri medievali per il saccheggio di raccolti e bestiame.
Con l’avvento del Rinascimento, si è assistito a un’escalation nella crudeltà, con eserciti di mercenari pronti a distruggere e rubare per chiunque avesse abbastanza denaro da sborsare. Nelle epoche seguenti, guerre sante, spesso travestite da sacre, hanno devastato intere civiltà in nome della religione.
Le guerre d’indipendenza, un groviglio di interessi e alleanze, hanno lasciato una scia di sangue e distruzione, senza che sia del tutto chiaro chi combattesse contro chi. Nemmeno i tempi moderni non hanno portato la pace, bensì una serie di conflitti su vasta scala. La prima e la seconda guerra mondiale sono cicatrici indelebili nel tessuto dell’umanità, testimonianza della sua inerzia nel fronteggiare la violenza.
Nel frattempo, l’umanità è rimasta ancorata all’età della pietra, attuando la legge del più forte con i più deboli. Guerre in ogni angolo del mondo, dalla Libia alla Siria, dal Libano allo Yemen, dall’Afghanistan e oltre. In queste arene, si ergono i “portatori di democrazia”, ma le bombe gridano più forte delle parole.
Attualmente c’è in corso la guerra in Europa, un conflitto per procura orchestrato principalmente dai capi oltreoceano, che vedono con sospetto gli affari dei propri sudditi europei che nutrono la Russia, loro antica rivale. E come se non bastasse, Israele e Palestina sono entrati in scena. Ci saranno coloro che apporranno bandierine sui loro siti istituzionali? Staremo a vedere. Perché queste non sono partite di calcio, sono guerre – manifestazioni della bestialità più feroce che risiede ancora in noi.
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