Oggi il primo voto. Nessun accordo, i partiti verso la scheda bianca

Letta: “Da capire se il no di Salvini a Draghi è definitivo”, Salvini: “Faremo quattro proposte, spero non arrivino solo dei no”. Oggi il vertice.

Draghi ha rappresentato per l’Italia una straordinaria risorsa nel 2021 e in questo inizio 2022. Il nostro compito è proteggere la risorsa sia per la campagna vaccinale sia per il rilancio del nostro Paese a livello internazionale. Siamo in un momento delicato, Draghi è una delle ipotesi sul tavolo, sono rimasto stupito dalla dichiarazione di Berlusconi ieri e dal no di Draghi alla presidenza della Repubblica, no confermato oggi da Salvini. Ne parlerò con lui e con i nostri alleati per capire se quelle dichiarazioni sono definitive oppure no”.

Lo ha detto Enrico Letta, segretario nazionale del Pd, a “Che Tempo che Fa” su Rai3 riferendosi al “togliere Draghi dal governo sarebbe pericoloso” dichiarato dal segretario della Lega, Matteo Salvini.

Letta ha poi proseguito: “No, non possiamo permetterci di perdere Draghi, il nostro impegno è a proteggere la risorsa Mario Draghi. Io sono ottimista sulla soluzione. Sono convinto che nelle prossime 48-72 ore le forze politiche daranno il meglio di sé stesse”.

Incontro decisivo Letta-Salvini

Sarà dunque decisivo l’incontro che si terrà oggi tra Letta e Salvini. Il segretario dem dovrebbe vedere anche il leader di Iv, Renzi. Mentre proseguono incontri e colloqui telefonici tra i leader. Ieri il segretario del partito di via Bellerio ha sentito Berlusconi e incontrato i capigruppo della Lega, affermando che il centrodestra lavora a una rosa autorevole. Oggi alle 11 Letta, Speranza e Conte si rivedranno alle 11 negli uffici del Movimento 5 stelle.

Scheda bianca

Alla prima votazione si andrà con la scheda bianca ed è probabile che entrambi gli schieramenti opteranno per questa scelta anche per le due successive votazioni. Se poi alla quarta non dovesse emergere un nome condiviso, si ipotizza che il fronte rosso-giallo “sfiderebbe” il centrodestra con il nome di Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Per ora Salvini, Berlusconi e Meloni non avrebbero concordato il nome da opporre eventualmente. Non ci sarebbe ancora una condivisione, da qui la proposta di puntare su una rosa di quattro o cinque nomi da avanzare sul tavolo. Ma se non si trovasse una soluzione condivisa, il centrodestra è convinto che si possa “pescare” nel gruppo misto e soprattutto nel fronte pentastellato.

Questione Draghi

Il “partito pro Draghi” reputa in ogni caso la decisione di Salvini di sbarrare la strada a Casini come un viatico al nome dell’ex numero uno della Bce. Nella convinzione che anche Conte alla fine possa “rientrare”. Perché il presidente M5s continua a ritenere necessario che il premier resti a palazzo Chigi. La preoccupazione è legata soprattutto alla tenuta dei gruppi parlamentari. Perché una parte dei pentastellati non “reggerebbe” la carta Draghi.

Caccia al voto

È proprio in quel bacino che Salvini – che è comunque in contatto con Conte – pensa che il centrodestra possa attingere per far passare la proposta che verrà avanzata. “Se vince la linea Travaglio allora il Movimento 5 stelle rischia di spaccarsi”, osserva, invece, un deputato pentastellato. Questa sera l’assemblea M5s è chiamata a pronunciarsi per dare pieno mandato al giurista pugliese, ma il fronte pro Draghi al Quirinale sostiene che tutti i candidati sul tavolo – da Casini a Casellati, da Pera a Moratti – non avrebbero alcuna chance di passare.

Convergenze e Incognita Forza Italia

La convergenza tra Pd, Leu e M5s è su Riccardi, ma nel fronte democratico si continua a ritenere – e Letta lo ha detto apertamente – che occorre salvaguardare la figura del premier. Sono dello stesso avviso diversi ministri, da Di Maio a Guerini.

Nella riunione di FI che si è tenuta prima del vertice di centrodestra, il coordinatore azzurro Tajani ha provato a sondare la compagine azzurra al governo che ha ribadito il sostegno pieno per Berlusconi. “Ma ora cosa faranno i moderati di Forza Italia?”, si chiede un esponente della Lega. Il timore è che possano smarcarsi. Le trattative vere andranno in scena nei prossimi giorni, ma per il momento Salvini ha prefigurato una sfida in Aula. Opponendosi alla tesi di Letta, secondo il quale ogni nome di centrodestra che arriverà da Salvini farà la fine di Berlusconi.

Conte: “Nessun veto, ma il governo deve andare avanti”

“Non non poniamo veti”. “A differenza di Pd e Leu, non abbiamo remore a considerare una candidatura che venga dal centrodestra”, ma la “premessa del M5S” è che “il governo deve andare avanti”. Così il leader del M5S Giuseppe Conte, nell’assemblea con i grandi elettori M5S.

“Non dobbiamo dare credito alle nostre divisioni. Al di là delle chiacchiere che speculano su di noi, manterremo grande compattezza, perché conosco il dna del M5S”, dice ancora Conte. “Abbiamo vinto battaglie impossibili e anche qui sapremo mostrare di poter conseguire l’ interesse comune. Per cercare di fare la cosa giusta con prudenza, responsabilità e determinazione nell’interesse dei cittadini”.

“Abbiamo parlato della candidatura di Riccardi, è una proposta che ho fatto ai leader di Pd e Leu. Non ha colori politici. Non può essere una candidatura di bandiera, è una personalità che ha onorato l’Italia. È una figura che possiamo offrire al dialogo con le altre forze politiche”. “Non è questo il momento di affidarsi a candidati di bandiera, che rischiano di non rientrare in quel quadro che abbiamo definito”.

“Abbiamo consapevolezza che i numeri tra le forze politiche richiedono un ampio dialogo che superi gli steccati per giungere ad un’ampia maggioranza. Ci auguriamo sia un’opportunità per individuare un candidato di alto profilo largamente condiviso, che garantisca unità Paese”.

“Ragionevolmente domani, avendo anche vagliato nelle prossime ore le posizioni assunte dalle altre forze, riteniamo di dover votare scheda bianca, così che il confronto con le altre forze politiche possa proseguire”. E poi: “Dobbiamo essere i primi a coinvolgere gli altri, sfidarli. Ragioniamo e mettiamo sul tavolo, ad esempio, la modifica della legge elettorale, non perché ci convenga ma perché c’è un problema di rappresentanza politica, a cui è legato un rischio di rappresentatività”. Infine, Conte ha sottolineato che “un nuovo esecutivo sarebbe sottoposto al voto degli iscritti. Democrazia diretta è un pilastro anche del nuovo corso. I giornali cambiano le pedine dell’Esecutivo come se niente fosse, ma è prospettiva insidiosa per il Paese. Se non ce lo diciamo prendiamo in giro i cittadini”. (Rai News)

Be the first to comment

Leave a Reply

Your email address will not be published.


*