“Ho sempre cercato di evitare i potenti e i famosi, perché credo che il Signore mi abbia chiamato per gli ultimi”. Con queste parole, pronunciate a conclusione dell’omelia, lo scalabriniano Padre Angelo Buffolo ha celebrato 50 anni di ministero presbiterale come sacerdote della Congregazione dei Missionari di San Carlo.
La cerimonia si è tenuta sabato 26 febbraio 2022 presso la Concattedrale di San Giovanni Maria Vianney a Fairy Meadow alla presenza di Monsignor Brian Mascord, Vescovo di Wollongong, del Superiore Provinciale P. Ignacio Gutierrez, di due provinciali emeriti P. Giuseppe Visentin e P. Delmar Silva e di vari confratelli nel presbiterio.
Ordinato il 4 settembre 1971, le celebrazioni del cinquantesimo che si sarebbero dovute svolgere lo scorso anno sono state rimandate a causa della pandemia, ma per questo non è venuto meno l’entusiasmo della comunità parrocchiale che si è ritrovata attorno al suo pastore per riconoscere lo straordinario sacrificio di una vita al servizio dei migranti.
In una chiesa gremita di fedeli, Padre Angelo ha curato in ogni dettaglio della Santa Messa, insieme al Vice Console Onorario Luca Ferrari e ai membri della Federazione Cattolica Italiana. I brani della liturgia della Parola hanno sottolineato tre aspetti fondamentali del sacerdozio missionario. Giunto in Australia il 4 settembre dell’anno 1972, è partito come un migrante qualsiasi. Dopo mezzo secolo, manDon Angelo, 50 anni da padre degli umili tenendo ancora un aspetto giovanile e pieno di energia, Padre Angelo non si è risparmiato qualche battuta sul suo lungo ministero. “Qualcuno mi vorrebbe in pensione, ma io dico no, perché il Signore mi chiede di rimanere al mio posto.” Padre Angelo, che dal 2013 svolge il suo ministero a Wollongong.
Dal Libro della Genesi, la rievocazione di Abramo, padre del popolo di Dio, che lascia la sua terra come gli aveva ordinato il Signore. “Dio chiede ad Abramo un sacrificio: ‘vai lascia la tua terra, parti.’ Non è che sia stato tutto facile, ma così è stato anche per me. La vocazione particolare nella congregazione scalabriniana significava partire, andare, lasciare la famiglia, nonostante l’entusiasmo dei primi anni di seminario.” Padre Angelo, inizialmente sarebbe dovuto recarsi negli Stati Uniti, ma ad un certo punto i superiori lo hanno reindirizzato in Australia, nella missione più lontana. “E nei momenti di tribolazione – aggiunge Padre Angelo – mi ha accompagnato la Croce.”
Commentando la Lettera agli Ebrei, Padre Angelo ha quindi ricordato la profondità dell’ordine sacro, il momento dell’ordinazione e il dono di essere “sacerdote per sempre.” Non ha voluto nascondere le tante difficoltà a vivere pienamente il servizio sacerdotale durante i passati cinquant’anni. “Ci sono stati anche ricordi dolorosi, momenti in cui volevo buttare tutto per aria e iniziare una nuova vita, però il simbolo della Croce, della sofferenza e la promessa della resurrezione mi ha sempre sostenuto. Non si diventa sacerdoti per gloria personale o missionari per spirito di avventura, ma perché c’è una chiamata, che porta alla gioia e alla soddisfazione”.
Infine, l’esegesi del Vangelo è stata una preghiera per tutte le vocazioni. Padre Angelo ha voluto soffermarsi sulle difficoltà sperimentate durante la pandemia, dove sono venute meno quella compassione e quella vicinanza tra gli uomini a causa dell’isolamento. “Diventare sacerdote significa rispondere senza riserve alla chiamata del Signore e venire incontro a tutti i bisogni del popolo di Dio. Io ho voluto essere, per questo motivo, il prete degli umili, vivendo la semplicità della gente comune. Tanti sacerdoti comunicano usando il telefono oppure inviando messaggi o una email. Saranno pure strumenti necessari visto che i tempi cambiano, ma non possono sostituire le relazioni vere, la presenza, l’incontro che ogni sacerdote è chiamato a vivere e io spero di averlo fatto.”
A ringraziare Padre Angelo per la straordinaria testimonianza è stato il Vescovo Mascord, il quale ha evidenziato come il sacerdote “sia ormai uno di noi.” Il Padre Provinciale ha poi rivolto il saluto di tutti i confratelli e dell’intera Congregazione, esprimendo parole di “ringraziamento al Signore per il dono di Padre Angelo.”
Luca Ferrari, a nome della Federazione Cattolica di Wollongong ha infine rammentato “la trasformazione di Padre Angelo dal momento in cui Papa Francesco è salito al soglio pontificio. Da quel momento, Padre Angelo ha cercato di trasmetterci i messaggi del Papa, l’importanza dell’umiltà e della fratellanza, della carità vicendevole per essere veri testimoni del Vangelo.”
Dopo la celebrazione liturgica, i convenuti di sono ritrovati al Centro CBD, struttura creata dai Padri Scalabriniani a Wollongong per le necessità delle comunità migranti. Nel breve discorso di ringraziamento, Padre Angelo ha voluto evidenziare l’importanza del servizio. “Anche in questo centro, che una volta gestivamo noi sacerdoti, non ho fatto mai un mistero il dover pulire le pentole o spolverare. Il prete si presta ad ogni bisogno, anche il più umile, proprio per poter comprendere fino in fondo il mistero di Dio”.
A seguire del taglio della torta con i confratelli sacerdoti, Luca Ferrari, ha dato lettura di un’intervista-racconto sulla vita di Padre Angelo, ripercorrendo i periodi vissuti prima a Shepperton, poi a Port Pirie, ad Adelaide, a Unanderra, fino ad arrivare a Liverpool, “dove – ricorda lo scalabriniano – ho trascorso gli anni migliori della mia vita,” e il ritorno a Wollongong, l’esperienza solitaria a Perth, prima di recarsi in Italia a dirigere la casa di cura ‘Maria Assunta’ per sacerdoti anziani e ammalati. Successivamente, la partenza per Londra e i contrasti con il superiore, che era stato suo compagno di scuola, e il ritorno in Australia, a Liverpool insieme a Padre Nevio Capra e quindi a Wollongong nell’ultimo decennio.
Al termine di una giornata ricca di celebrazioni, soddisfatto e sorridente, Padre Angelo ha concluso con un messaggio di gratitudine verso tutti coloro che hanno voluto condividere con lui l’importante traguardo sacerdotale. “Oggi non è stato solo il mio anniversario di sacerdozio ma ha trionfato la semplicità, l’umiltà. L’ultima parola che mi sento di dire è ‘Amen’, per ringraziare il Signore di tutti i suoi benefici.” Ancora auguri, Padre Angelo!
Be the first to comment