La libertà di stampa per un santo che aveva vissuto sotto nazisti e sovietici

Quando c’erano i tedeschi, la stampa era proibita. Poi arrivarono i sovietici e bisognò fare i conti con la censura, ma qualche anno dopo essere stato eletto papa, Giovanni Paolo II incontrò i membri dell’Associazione della Stampa Estera in Italia. A loro ebbe a dire queste parole: 

“Parlando a un gruppo di vostri colleghi, ho avuto occasione di dir loro che i giornalisti “come comunicatori, debbono ascoltare oltre che parlare”. “Ascoltare” l’uomo è rispettarlo nell’affrontarne i problemi individuali e sociali. E inoltre promuoverne l’educazione e il riposo. Ma è soprattutto fornirgli, mediante la vostra attività, un’informazione, che sia al di là d’interessi personali o di parte, un’informazione che, essendo indipendente, non si piega a concezioni ideologiche o a compromessi di potere. L’uomo che ha scelto la professione d’informare, deve cercare appassionatamente la verità per se stessa, perché amarla in funzione d’altro sarebbe già un rinunciare ad essa. Su questa base di indipendenza e di rigore nel servizio alla verità il vostro lavoro può rendere un contributo inestimabile alla società. La società ha bisogno d’informazione vera e, entro i limiti della giustizia e della carità, completa. E voi siete i responsabili a cui spetta di offrirgliela.

Conosco almeno alcuni dei problemi che voi incontrate nella vostra quotidiana fatica. Voi sentite la pressione del potere – nelle sue distinte forme ideologiche o economiche – che vi si avvicina per condizionare le vostre informazioni. Dovete lavorare abitualmente – forse come nessun altro professionista – entro limiti di tempo piuttosto ristretti. A volte vi viene chiesto di scrivere su argomenti o temi lontani o addirittura contrari ai vostri principi. Spesso, le esigenze di lavoro vi tengono lontani dalla vostra famiglia e dalla vostra casa, e siete sottoposti a frequenti cambi di residenza, passando da un paese all’altro.

Come non ricordare, di fronte a tali situazioni, che voi siete più importanti del vostro lavoro? La vostra personale dignità umana è superiore a un “successo” intravisto o a una promozione promessa. Se vi lasciate dominare da una dinamica puramente “professionalistica”, la vostra vita si rivelerà “eccentrica” a se stessa, e la vostra intimità personale risulterà invasa dal vuoto. Non è dunque giusto che coltiviate anche voi, nella vostra vita, uno spazio per voi stessi, per le vostre famiglie, per quel clima di serenità che facilita all’uomo l’apertura alla trascendenza e l’ascolto della voce di Dio?

La Chiesa – l’ho detto ai vostri colleghi in varie occasioni – sta dalla vostra parte. Siate cristiani o no, nella Chiesa troverete sempre la giusta stima per il vostro lavoro e il riconoscimento della libertà di stampa. La Chiesa, però, va ancora più in là perché, accanto ai diritti, sostiene l’esistenza di doveri. Il dovere della verità. Il dovere dell’indipendenza dalle manipolazioni, che distorcono la verità. Il dovere di rispettare l’uomo, ogni uomo, in ogni luogo, nella sua dignità di figlio di Dio.”

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