La solennità di Pentecoste

La parola “Pentecoste” viene dal greco pentecosté e significa “cinquantesimo (giorno)”. Nell’Antico Testamento era dapprima la festività ebraica di Shavuot, una festa di ringraziamento per il raccolto agricolo, alla quale venne aggiunta la celebrazione della consegna delle tavole della Legge da Dio a Mosè sul Sinai. Ora, 50 giorni dopo la Pasqua, ecco il dono per eccellenza: non solo una legge scritta, ma la presenza dello Spirito di Dio che si effonde sulla Chiesa nascente, quello Spirito d’amore che rende capaci di amare e santifica coloro che lo accolgono.

Il testo del Vangelo di Pentecoste ci dice qualcosa che compie lo Spirito. Anzitutto è il Paraclito, termine che in greco, nel linguaggio giuridico significa: chiamato vicino, cui l’equivalente latino è “advocatus”, cioè “avvocato”. Lo Spirito Santo è colui che “sta vicino”, che “soccorre”; è quella presenza intima e consolante di Dio che dà pace, che dà forza per affrontare le situazioni. Questo Paraclito può essere anche inteso come “difensore”, come “soccorritore” e per estensione, come “consolatore”. Lo Spirito di Dio ci “difende” dalla tentazione, dandoci la luce per riconoscerla e la grazia per vincerla, ci “soccorre” nei momenti di buio, di difficoltà. Quando percorriamo una strada sbagliata “bussa” al nostro cuore mediante l’inquietudine, quando invece camminiamo su quella buona ci consola, dandoci la sua grazia per perseverare. Inoltre, un po’ come facevano gli avvocati del tempo, ci “suggerisce” le giuste risposte e le giuste decisioni da prendere, dando luce all’intelletto, ricordandoci le parole del Signore affinché possiamo lasciarci guidare dal Vangelo e non dalla prima cosa che ci passa per la testa, che sia farina del nostro sacco o “suggerimento” del nostro nemico.

Questo Spirito, che unisce Padre e Figlio, ci comunica l’amore di Dio e ci “muove” ad amare a nostra volta Dio e gli altri, di cui l’osservanza dei comandamenti è “l’applicazione pratica. I comandamenti di Dio non sono fredde e atemporali regole, ma sono indicatori dell’amore vero, che ovviamente vanno compresi e vissuti nella loro profondità.

Lasciarsi guidare dalle parole del Signore, mettendole in pratica, è segno concreto del nostro amore per lui. D’altronde, anche nella vita quotidiana, che amore si potrebbe chiamare quello di chi fa l’esatto opposto di ciò che è gradito all’amato? Tenendo conto che, per di più, è buono e fa bene? Entrare e restare in questo dinamismo d’amore significa fare un’esperienza sempre più profonda di Dio, che sin dal battesimo ci ha immersi in lui e vuol dimorare in noi, in un’unione chiamata ad accrescersi sempre di più. E quest’unione cresce al crescere della conformazione e della docilità alla volontà di Dio, giungendo a somigliargli sempre di più.

Riscopriamo dunque la meravigliosa presenza dello Spirito Santo, presenza di Dio che guida la Chiesa e colma le anime di coloro che lo accolgono. 

(Missionari della Vita)

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