di Marco Testa
L’educazione cattolica deve rimanere ancorata alla sua missione originaria: formare l’intera persona, non solo dal punto di vista intellettuale, ma anche spirituale, morale e comunitario. È questo il cuore del messaggio che il Vescovo Ausiliare di Sydney, Mons. Daniel Meagher, ha lanciato ai partecipanti del Catholic Schools NSW Education Law Symposium 2025, l’annuale conferenza che riunisce gli educatori cattolici del New South Wales.
“Al centro dell’educazione cattolica c’è sempre Gesù Cristo – ha dichiarato il Vescovo – Tutto ciò che accade nelle nostre scuole dovrebbe condurre a un incontro con Cristo vivente.” Non una visione astratta o marginale, ma un principio guida che, secondo Mons. Meagher, deve animare ogni scelta didattica e organizzativa, ogni programma, ogni relazione educativa.
Nel suo intervento, il Vescovo ha evidenziato che oggi più che mai gli insegnanti cattolici devono interrogarsi su chi stanno servendo davvero: “Quando scrivete una lezione, preparate una verifica o stilate un giudizio, chi avete in mente? A chi siete davvero responsabili? La risposta non è semplice. Siamo responsabili davanti alla Chiesa, al sistema scolastico, agli studenti, alle loro famiglie e alla società tutta.”
Una scuola cattolica, ha spiegato, non può limitarsi alla trasmissione del sapere, ma deve essere un luogo di relazione, di comunità, di testimonianza. Per questo motivo, il legame con le famiglie e con la comunità più ampia deve essere mantenuto vivo e costante, così come la consapevolezza che l’insegnamento è una vocazione ecclesiale.
“Il nostro curriculum – ha continuato – deve essere integrato, connesso, capace di vedere Dio come il punto di riferimento comune. La fede non si insegna solo nell’ora di religione: si vive nel modo in cui si studia la scienza, si affronta la storia, si discute di filosofia, si riflette sull’etica. La Chiesa, infatti, è da sempre in prima linea nel promuovere la conoscenza: pensiamo alla fisica, alla biologia, alla filosofia, all’insegnamento sociale. Dobbiamo essere all’avanguardia, fiduciosi e ottimisti.”
Una sfida importante, quella di rendere l’offerta formativa eccellente senza rinunciare all’identità cattolica. Mons. Meagher ha sottolineato come i docenti debbano sentirsi partecipi di un’opera della Chiesa e quindi coerenti con i suoi insegnamenti fondamentali: “Non possiamo tollerare insegnanti che apertamente, e con intenzione, contraddicono l’insegnamento e la pratica della Chiesa. La coerenza è fondamentale.”
Ma il vescovo non si è sottratto a una delle questioni più complesse che oggi attraversano le scuole cattoliche: la presenza sempre più ridotta di studenti cattolici. “Cosa fare in quegli istituti dove i nostri studenti non sono più, in maggioranza, credenti o praticanti? Come possiamo continuare a trasmettere la fede in questo contesto? Una possibile strada è quella di condurre sondaggi e indagini sulle attitudini religiose, per capire meglio quali siano i punti di contatto, le curiosità, le resistenze.”
L’intervento di Mons. Meagher ha aperto una giornata intensa di riflessione, confronto e aggiornamento per gli insegnanti cattolici del NSW. Al Symposium hanno preso parte anche il Premier del New South Wales Chris Minns, il CEO di Catholic Schools NSW Dallas McInerney, e il CEO di NESA (New South Wales Education Standards Authority) Paul Martin, oltre a numerosi dirigenti scolastici, esperti di diritto dell’istruzione e rappresentanti ecclesiali.
Tra i temi emersi durante il convegno, anche il ruolo della scuola cattolica in una società sempre più secolarizzata, l’importanza della formazione continua per il personale docente, la necessità di garantire spazi sicuri e inclusivi che però non rinuncino ai valori cristiani, e il modo in cui il diritto scolastico può sostenere o ostacolare la libertà educativa.
“La natura ecclesiale di una scuola cattolica – ha concluso il Vescovo Meagher – deve essere una caratteristica distintiva, riconoscibile, apprezzata e vissuta. Non siamo semplicemente un’alternativa privata al sistema statale. Siamo parte di una missione molto più grande, che coinvolge la Chiesa universale.”
Perché educare, nella scuola cattolica, non è solo un lavoro. È un atto di fede.
