di Vannino di Corma
Negli ultimi anni, l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, si è distinto per un uso dell’ironia che ha suscitato reazioni contrastanti sia all’interno della comunità ecclesiale che nell’opinione pubblica. Il caso più emblematico riguarda le sue dichiarazioni, pronunciate a Como nel settembre 2022, sulla mancata nomina a cardinale, che hanno acceso un vivace dibattito sulla natura e i limiti dell’ironia nelle alte sfere ecclesiastiche.
Durante un incontro pubblico, Delpini ha commentato con toni leggeri e allusivi la scelta di Papa Francesco di non includerlo tra i nuovi cardinali, lasciandosi andare a battute che molti hanno interpretato come una velata critica o un’espressione di risentimento. Tra le frasi più citate: «Avrà pensato che ho già tanto da fare e che quei bauscia di Milano non sanno neanche dov’è Roma.
O forse da tifoso di una squadra che non ha vinto niente ha pensato che quelli di Como fossero più in sintonia, visto che lo Scudetto è a Milano…». Queste parole, seppur pronunciate con un sorriso, sono state percepite da alcuni come inappropriate, tanto da generare un’ondata di polemiche e richieste di chiarimento.
Delpini, consapevole del clamore suscitato, ha poi spiegato pubblicamente le sue intenzioni: «Volevo essere spiritoso, non sono stato capito nelle mie reali intenzioni». Ha sottolineato di non provare alcun rancore per la mancata nomina e di essere sinceramente contento per il collega Oscar Cantoni, vescovo di Como, elevato invece alla porpora cardinalizia. Ha inoltre ribadito di non desiderare il titolo di cardinale, affermando: «Non mi sentirei proprio a mio agio».
L’episodio ha però riacceso il dibattito sul ruolo dell’ironia nella comunicazione religiosa.
Alcuni osservatori hanno visto nelle parole di Delpini un tentativo di sdrammatizzare una situazione potenzialmente imbarazzante, ricorrendo a un registro leggero per nascondere un certo disagio personale. Altri hanno criticato la scelta, ritenendo che la voce di un vescovo debba sempre mantenere autorevolezza e sobrietà, senza cedere alla frivolezza o al sarcasmo, soprattutto quando si tratta di temi delicati come le nomine cardinalizie.
L’ironia di monsignor Mario Delpini si è confermata protagonista anche nell’ultima occasione pubblica di rilievo: la celebrazione del cinquantesimo anniversario di ordinazione presbiterale del cardinale Oscar Cantoni, svoltasi lo scorso 28 giugno 2025 nella Cattedrale di Como, di fronte a una folta assemblea di vescovi, sacerdoti e fedeli.
Durante il suo saluto, l’arcivescovo di Milano ha scelto ancora una volta la via dell’ironia, paragonando Cantoni a Mosè con queste parole: «Direi che il Cardinale Oscar è un po’ come Mosè, forse anche di più. Cioè, Mosè è quello del monte ed è quello del mare, ecco. Mosè è salito sul monte ed è sceso portando le tavole della Legge, come il Cardinale Cantoni è salito sul monte e ha portato il libro sinodale.»
Questa battuta, pronunciata con il consueto sorriso, ha suscitato ilarità tra i presenti, ma anche riflessioni sullo stile comunicativo di Delpini. Il riferimento biblico, giocato sull’accostamento tra la salita di Mosè sul Sinai e il percorso sinodale guidato da Cantoni, è apparso come un modo affettuoso e leggero per celebrare il collega, ma anche come un esempio di come l’ironia possa servire a sdrammatizzare i ruoli e le responsabilità ecclesiali.
La sua ironia, dunque, si conferma come uno strumento di comunicazione che mira a umanizzare la figura del vescovo, a stemperare la solennità degli eventi e a creare un clima di vicinanza con il popolo di Dio. Tuttavia, non manca chi invita a una maggiore cautela, sottolineando come il ruolo pubblico di un pastore richieda attenzione anche nella scelta delle parole.
Nonostante le critiche, l’ironia di Delpini resta una cifra stilistica che lo distingue nel panorama ecclesiastico italiano: una modalità comunicativa che, pur rischiando il fraintendimento, mira a stemperare tensioni e a ricordare, anche nei momenti di maggiore esposizione pubblica, la dimensione umana e fallibile di chi guida la Chiesa.
