di Marco Testa
Almeno su San Francesco, i nostri politici si sono – a grosse linee – trovati d’accordo. Nei giorni scorsi, il Senato della Repubblica ha approvato in via definitiva il provvedimento che istituisce il 4 ottobre come festa nazionale dedicata al Poverello d’Assisi, Patrono d’Italia, quale “Giornata della pace, della fraternità e del dialogo.”
La decisione reintroduce una giornata celebrativa che mancava dal calendario civile italiano da cinquant’anni, essendo stata soppressa nel 1977. L’iniziativa assume particolare significato in vista del 2026, anno in cui ricorre l’ottavo centenario della morte di San Francesco.
Da parte sua, la Presidente del Consiglio, ha sottolineato come il sostegno bipartisan e pressoché unanime delle forze politiche rappresenti un segnale importante dell’unità attorno a una figura rappresentativa dell’identità nazionale.
Dal 2026, i lavoratori che presteranno servizio durante la giornata del 4 ottobre, incluso il personale delle rappresentanze diplomatico-consolari all’estero, avranno diritto alle maggiorazioni dei compensi previste dalla normativa per le festività nazionali, equiparando il giorno di San Francesco alle altre ricorrenze civili e religiose già riconosciute dall’ordinamento giuridico italiano, come ad esempio il 2 giugno o il giorno di Santo Stefano.
Dal “popolo dei social” invece, la notizia non sembra essere stata accolta con soddisfazione. Molti hanno reagito con forte ironia e critica alla decisione di rendere il 4 ottobre festa nazionale, alludendo a “priorità sbagliate” e accusando il governo di occuparsi di questioni secondarie invece che affrontare problemi concreti come la guerra, l’economia o il costo della vita. Altri hanno ironizzato sul fatto che si moltiplichino giorni festivi e “ponti” senza reali benefici per i cittadini.
C’è infine chi in questa manovra del Governo ci ha visto “nero”. Infatti, la celebrazione civile del 4 ottobre nacque originariamente durante il regime fascista, in occasione del VII centenario della morte di San Francesco nel 1926.
Mussolini trasformò l’anniversario francescano in una massiccia operazione di propaganda, utilizzando la figura del santo per legittimare il regime attraverso il richiamo alle “tradizioni spirituali” della nazione.
Il Duce collocò San Francesco nel “pantheon patriottico”, definendolo nel 1925 come colui che aveva dato “il più Santo dei Santi all’umanità”, accanto a Dante, Colombo e Leonardo. Ma oggi?
Una cosa è certa. Al di là delle polemiche storiche e politiche, quando si tratta di un giorno di vacanza, alla fine, noi italiani non facciamo mai troppe obiezioni.
