Per non dimenticare

Gli eventi di quei giorni di settembre erano particolarmente gravi e i bombardamenti incessanti. I partigiani erano molto attivi nella zona rendendo i fascisti particolarmente aggressivi e vendicativi. 

La 36a Brigata aveva occupato Castel del Rio e distribuito il grano alla popolazione. Lungo la strada Montanara ci furono scontri coi tedeschi, con parecchie perdite da parte dei partigiani. 

Anche nel centro di Imola avvenivano scontri. Un segretario del fascio fu freddato e due fascisti furono feriti. I partigiani furono attaccati dai nazifascisti sul Monte Pianaccio, vicino a Castagno. Dopo una cruenta battaglia durata parecchie ore, i tedeschi lasciarono sul campo trenta morti e una cinquantina di feriti. Da parte loro i partigiani ebbero tre morti e cinque feriti. 

A Marradi, per rappresaglia i tedeschi coadiuvati dai fascisti ammazzano trentacinque contadini. A Casetta di Tiara vengono bruciate alcune case e la chiesa.

Sugli Appennini sopra Bologna tra il settembre e l’ottobre 1944 ci fu lo sterminio di un intera popolazione, che viveva nei monti denominati zona di Monte Sole. La strage è più comunemente conosciuta come Strage di Marzabotto. 

Il 29 settembre le truppe delle SS accerchiarono tutta la zona e accompagnati da guide fasciste della zona incominciarono a risalire i monti.

In quel periodo la zona era abitata, oltre che dalla gente locale, anche dagli sfollati che vi si erano rifugiati pensando di essere più sicuri che nelle proprie abitazioni di valle, considerandole più pericolose in vista dell’imminente e sperato attacco degli alleati, che già avevano sfondato le prime fortificazioni della Linea Gotica.

Lungo tutta la Linea Gotica, vi erano sparse varie brigate partigiane, carabinieri e militari che si erano opposti alla repubblica di Salò, militari alleati fuggiti alla prigionia tedesca, e la brigata Stella Rossa. 

In vari luoghi la popolazione pensò che le truppe nazifasciste stessero arrivando per rastrellare solo gli uomini, considerati tutti possibili partigiani. Per questo gli uomini si nascosero nei boschi, mentre le donne, i bambini e gli anziani rimasero nei villaggi.

Le truppe nazifasciste invece, in ogni zona abitata che arrivarono, bruciarono le case e uccisero indiscriminatamente tutta la popolazione. 

Alcune persone vedendo i primi incendi pensarono di rifugiarsi nelle chiese, ma non vi era alcuna pietà… Alcuni uomini nascosti videro morire tutti i propri cari: moglie, figli, padre, madre, nonni, zii, amici, preti, conoscenti… 

Dopo una decina di giorni di saccheggio, di uccisioni, di distruzioni di case e chiese, le truppe sterminarono l’intera popolazione civile di 38 diverse località: oltre 770 persone tra cui 315 donne, 189 bambini fino ai 12 anni, 30 giovani dai 12 ai 18 anni, cinque sacerdoti e una suora.

Estratto dal libro “Amleto” 

di Franco Baldi, Angelini Editore

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