Seppellire i morti

Seppellire i morti è, nell’elenco, l’ultima delle Opere di Misericordia Corporale ma, forse, la più antica.

A differenza del comportamento degli animali l’uomo, fin dall’antichità, seppellisce i morti, li tutela e non lascia che vengano dilaniati dai predatori. Gli archeologi ci dicono che le prime tracce di sepoltura dei morti risalgono a circa 9.000 anni a.C.

Il culto dei morti era presente in tutte le culture, la non sepoltura era considerata un male orribile ed era la sorte che toccava agli empi abbandonati al disprezzo. 

La Bibbia ricorda che il pio e vecchio ebreo Tobi, di notte, dietro le mura di Ninive, raccoglie i cadaveri per dare loro degna sepoltura rischiando la morte. Il dovere di dare sepoltura per gli ebrei è espresso chiaramente nel libro del Siracide: “Figlio versa lacrime sul morto e, come uno che soffre, inizia il lamento; poi seppelliscine il corpo secondo le sue volontà e non trascurare la sua tomba.” (38, 16). 

Il rispetto per i morti si fonda sulla credenza che il defunto continuerà eternamente la sua vita in un altro mondo. Per noi cristiani questa verità è fondamentale e la professiamo recitando il Credo. Lo chiarisce il dialogo, davanti alla tomba di Lazzaro, fra Gesù e Marta: “Gesù le disse: tuo fratello risorgerà. 

Gli rispose Marta: so che risorgerà nella resurrezione dell’ultimo giorno. Gesù le disse: io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore vivrà; chiunque crede in me, non morrà in eterno.” (Gv 11, 23-26). La sepoltura è l’atto estremo della dimostrazione del nostro amore verso l’estinto. 

Rispettare la salma vuol dire onorare la “persona” nella sua totalità: anima e corpo, perché è mediante il corpo, unico ed irripetibile, che ognuno di noi attraversa il tempo, fa parte dell’umanità ed attua il progetto di Dio. 

La sepoltura di Gesù

Secondo i Vangeli Gesù “patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto.” Gesù crocifisso è morto di venerdì, alle 3 del pomeriggio, esattamente all’ora in cui nel tempio venivano sgozzati gli Agnelli Pasquali. La terra trema, il velo del tempio si squarcia, il sole si oscura mentre il centurione commenta “davvero quest’uomo era il Figlio di Dio” (Mc 15,39).

A Gesù, dopo averne costatata la morte, un soldato trafigge il costato “e subito ne uscì sangue e acqua” (Gv 19, 34). Per seppellire Gesù c’è poco tempo sia perché i Giudei avevano l’usanza di seppellire i defunti il giorno stesso della loro morte sia perché “era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato.” (Lc 23,54). Giuseppe d’ Arimatea, membro autorevole del Sinedrio, con coraggio, chiede ed ottiene da Pilato il corpo di Gesù. “Vi andò anche Nicodemo… e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di aloe” (Gv 19,39-40). “Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Magdala e l’altra Maria”.

La sepoltura di Gesù è avvenuta “in fretta” ma con grande affetto e cura; la sua sepoltura è quella che solo i re potevano avere: una tomba nuova scavata nella roccia e non nella terra, un lenzuolo nuovo e tanti profumi.

Sepolture anonime

Viviamo in un’epoca in cui, pare, ci sia un impegno universale per esorcizzare la morte. Non se ne parla o solo vagamente, come un evento lontano che ancora non interessa, mentre c’è chi se la anticipa eleggendosi a padrone della propria vita. 

Vige ormai, nelle grandi metropoli, l’usanza di affidare ad imprese specializzate il corpo del defunto, che viene “gestito” in privato alleggerendo la famiglia del “peso” del lutto e del partecipare al funerale. La famiglia, quando lo riterrà opportuno darà l’annuncio dell’avvenuto decesso. 

È triste pensare a quanto non rispetto, a quanta disumanizzazione e solitudine vi sia in questa procedura dove il corpo viene trattato come un qualcosa che va eliminato. Del resto la nostra “civiltà” pullula di fosse comuni, di cadaveri abbandonati, di sepolture anonime, di tombe trascurate. 

Un’altra abitudine, ormai consolidata, è quella della cremazione.

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