Indimenticabile telecronista sportivo, conduttore televisivo, giornalista e canottiere, Gian Piero Daniele Galeazzi da tutti chiamato Giampiero, ha dato la sua voce per la Rai a tante imprese italiane. Aveva 75 anni e si è spento venerdì 12 novembre scorso, dopo una lunga malattia che aveva combattuto a lungo per una forma grave di diabete.
Personaggio iconico della tv, nella sua lunga carriera aveva condotto, tra l’altro, la trasmissione 90esimo minuto negli anni d’oro del popolare programma calcistico. Le sue telecronache sono impresse nella storia: entusiasmanti, coinvolgenti, travolgenti. Spasimava per il canottaggio e gli italiani con lui.
Memorabile quella con le medaglie dei fratelli Abbagnale e di Antonio Rossi e Bonomi. La sua voce segnò anche il tennis con le imprese di Coppa Davis nella seconda metà degli anni ’90 dell’Italia dei Nargiso, Gaudenzi e Furlan.
E poi ancora le interviste, come quella a Maradona, già passata alla storia, che con lui corre sul prato del San Paolo urlando “Diego Diego” e ruba al Pibe de Oro un paio di battute prima della partita Napoli-Milan. Un giornalismo che oggi non sarebbe neanche immaginabile.
Galeazzi è stato questo e molto altro, di certo un pezzo di storia dello sport italiano. “Quando Bisteccone discuteva con qualcuno che se la tirava troppo – ha ricordato il direttore del Tg di La7 Enrico Mentana – poteva schiacciarlo con una frase definitiva:“Per te mica hanno suonato Fratelli d’Italia”.
Per lui, invece, l’avevano suonato eccome… l’inno di Mameli; era stato giovane campione azzurro di canottaggio nel singolo e quindi Romanticismo e tanta consapevolezza di essere il migliore, da non confondere con la presunzione: “Io nasco e muoio telecronista”. Non era estroso come il grande Beppe Viola, però conosceva lo sport e le sue dinamiche.
Con i calciatori c’era una libertà diversa rispetto ad ora. Ha inventato le interviste pre partita, alla discesa dai pullman e appena finita la gara prendeva i giocatori sotto braccio e li confessava a bordo campo, prima di tutti.
Dichiarerà: “Io penso che questa vita mi abbia dato tantissimo. Mi sono reso conto che la gente non mi ha dimenticato; ho unito due tipologie diverse di pubblico: sono stato Pippo Baudo e Sandro Ciotti messi assieme, una bomba atomica, ma non mi sono mai montato la testa, sono stato sempre spontaneo”.
Ha ragione, Giampiero entrava in casa degli Italiani come un amico in punta di piedi e sempre gentile. Il nostro cuore piange, il mio cuore piange; se n’è andato un pezzo della mia infanzia, le mie domeniche pomeriggio, quelle di quando si facevano i compiti e si andava a messa il sabato perché domenica giocava la Seria A, perché c’eri tu. Ciao Giampiero, e questa volta “non andiamo a vincere…”
Tu hai già vinto!
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