“Ogni giorno farò il possibile
per sopravvivere
in mezzo al frastuono
Ed ogni giorno vivrò un po’ meglio Sapendo che oltre le nubi
il sereno c’è.
Oltre le nubi è più sereno
E forse sono anch’io più sereno
Oltre le nubi è più sereno
Sono più sereno” …
Cantavano così ‘Le Vibrazioni’, un gruppo musicale pop rock italiano e, dopo tanti anni, personalmente penso che sia una delle canzoni più belle ascoltate nella mia vita.
Soprattutto il video che accompagna la canzone, è commovente, perché racconta e fa da sfondo a una pagina storica significativa, ricordata come la “Tregua di Natale”, dove il Calcio vinse sulle Bombe e sulla Guerra.
A chi si appresta a leggere questo articolo, suggerisco di farlo con questa canzone come sottofondo alla vostra lettura, perché è quello che stiamo passando un po’ tutti noi connazionali in questo momento.
La Prima Guerra Mondiale durò più di quattro anni a partire dall’estate del 1914. L’Italia entrò in guerra nel 1915 e il conflitto finì nel novembre del 1918, con strascichi fino ai primi anni 20. Fu una guerra lunga ed estenuante che pose fine ai grandi imperi europei.
I primi mesi furono durissimi, ma ci fu un momento in cui vennero interrotte le ostilità: Nel giorno di Natale del 1914, i soldati tedeschi, inglesi e francesi si fermarono, decisero di non combattere e diedero vita alla cosiddetta “Tregua di Natale”.
Si scambiarono doni e diedero vita a una partita di calcio che venne disputata nella ‘terra di nessuno’ nei pressi della cittadina di Ypres, in Belgio. Come tutte le tregue ebbe breve durata così che il giorno seguente i soldati ripresero a combattere.
Il calcio non era ancora uno sport molto famoso ma in compenso era già diffuso. La preziosità di poter giocare con una palla di stracci cuciti, due sassi o qualsiasi oggetto a far da porta facevano da cornice a regole di base semplici e divertimento assicurato.
La “terra di nessuno”, quel luogo conteso e compreso fra le opposte trincee, senza identità e cosparso di cadaveri, divenne per alcuni giorni terra di tutti, campo da calcio, ma soprattutto luogo di incontro.
Di tregue ce ne sono molte altre negli anni successivi, in diversi punti del fronte, tuttavia, man mano che la guerra si prolungava e che le perdite aumentavano, questi momenti diventano sempre più rari e molti dei partecipanti vengono puniti dai superiori.
Per ostacolare la diffusione di pericolosi gesti di intesa, i comandi di tutti gli schieramenti decisero sempre più di trasferire rapidamente i battaglioni da un campo di battaglia a un altro in modo da non lasciare il tempo di fraternizzare con il nemico.
Per scoraggiare le tregue i generali aumentarono le incursioni nelle trincee avversarie nei giorni prima delle festività e minacciarono pesanti ripercussioni contro chiunque avesse disobbedito agli ordini.
Di questi momenti di umanità si è venuto a conoscenza tardi, fatta eccezione per qualche sporadico articolo durante la guerra accusato però di disfattismo, soprattutto grazie ad alcuni storici che cercarono di ricostruire il trauma dell’esperienza delle trincee attraverso le lettere inviate dai soldati alle proprie famiglie; qui, talvolta, si trovano raccontate partite di pallone con il nemico e la descrizione degli scambi tra le linee avversarie.
Fu così che la partita di calcio di Ypres, certamente una delle prime, grazie anche ad alcune straordinarie fotografie è divenuta il simbolo di quegli incontri, di una guerra voluta troppo in alto per essere evitata ma davvero poco condivisa da chi dovette viverla e combatterla sul campo.
Proprio in una di queste lettere si è poi scoperto il risultato della partita: ma credo che non importi a nessuno e come nell’immagine del video de Le Vibrazioni – anche se un po’ romanzato perché non venne fucilato nessuno – quel giorno su quel pezzo di terra vinsero tutti…
Evviva il Calcio!
Buone Feste ai lettori…
Sapendo che oltre le nubi il sereno c’è!
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