Nazionale Italiana: Cambiare tutto per non cambiare niente… Resurrezione coraggiosa

“Non sono preoccupato ma sereno, come lo sono il ct Mancini e tutto il nostro ambiente.” 

A professare ottimismo in vista dei playoff in cui l’Italia campione d’Europa cercherà di salire sull’ultimo treno per i Mondiali di dicembre in Qatar è il numero uno della Figc, Gabriele Gravina. 

Mancini, che proprio in questi giorni si è messo su un altro stage in cerca di soluzioni nuove in vista della doppia sfida, dopo l’eroica vittoria agli Europei, il Ct della Nazionale sembra aver rinunciato alla forza e alla freschezza dei giovani azzurri. Per lo stage di questo fine gennaio, Roberto “the normal one” compie convocazioni quantomeno bizzarre. 

Nel dettaglio, Luiz Felipe e João Pedro, ma perché João Pedro e Luiz Felipe? … tutti sembra chiedersi così; la tradizione degli oriundi in Nazionale è da difendere ed ha sempre portato buoni frutti come Mauro German Camoranesi, Jorge Luiz Frello Filho meglio conosciuto come Jorginho. Insomma, non conta sicuramente se ci nasci nel belpaese ma piuttosto conta se la ami. Questo l’abbiamo ripetuto tantissime volte anche se in questo caso ci sono molte perplessità. João Pedro e Luiz Felipe hanno davvero preferito vestirsi d’azzurro rispetto a qualsiasi altra nazionale? 

Si, perché uno viene dal Cagliari (Pedro) e con Balotelli anche lui in questo stage risulta essere fonte di lamentele e preoccupazione, come dichiarerà Paolo Di Canio ex calciatore della Lazio: “Non parliamo di un delinquente, ma di altro: l’anno scorso non giocava nemmeno a Monza in Serie B, quest’anno gioca in Turchia”, ha detto Di Canio facendo riferimento a Mario Balotelli. 

“Se accettiamo questo, allora vuol dire che siamo disperati, che nell’Italia c’è disperazione”. 

Su Joao Pedro: età 30 anni, finora ha giocato soltanto per non retrocedere col Cagliari e forse ha pure ragione … Ma quello che da perplessità è Luiz Felipe. Per carità, un discreto difensore e sicuramente un bravissimo ragazzo, devoto a Dio, molto religioso, niente da togliere. Ma è un ragazzo che ha rifiutato per ben 2 volte la Nazionale sentendosi Brasiliano e scegliendo i colori verdeoro della Seleção e venendo convocato nella Nazionale maggiore tranne un’esperienza nella rappresentativa Olimpica ancora mai avvenuta. Quindi, a voler pensare male, forse, la scelta della Nazionale non è proprio così sentita.

Ma c’è veramente il bisogno di prendere oriundi dai trisavoli Italiani? È mai possibile che nuovamente il calcio Italiano non riesca a sfornare giocatori del calibro di Cannavaro, Nesta, Maldini o difensori che ci invidiano in tutto il mondo, o anche attaccanti come Vieri, Totti, Inzaghi e Del Piero? … No! e del perché ne avevamo già parlato. 

Purtroppo un giocatore straniero costa meno eppure nei campi di Promozione tra i dilettanti girano tanti talenti che finiscono a lavorare a 30 anni in mansioni sottopagate di Amazon, come ad esempio Simonetta, ex talento della Roma di Capello finito a fare il concorso in Polizia Penitenziaria assicurandosi il posto fisso, più sicuro di una probabile carriera calcistica. 

Fatto sta che anche questa volta rischiamo di rimanere a casa, un’altra volta, e le parole del buon tecnico Pochesci sembrano riemergere, quando in una conferenza stampa la vigilia di Italia-Svezia dichiarò: “A portare tutti stranieri nel campionato italiano succede questo, non c’è più un italiano che mena, andiamo in Svezia e ci menano. Il calcio italiano è finito”.

E anche se abbiamo vinto un campionato Europeo che ci ha fatto sentire veramente Italiani ancor più di Garibaldi, rimane la paura e non andare al Mondiale significherebbe aver perso un’altra volta tutti, dai giornalisti, gli addetti ai lavori. Perde l’Italia. 

Bisogna avere ottimismo, direbbe Mancini. Ciò conta sicuramente, ma anche un po’ di speranza e le due cose non sono uguali. Visto che chi di speranza vive, disperato muore, la speranza non può trionfare senza il coraggio … E allora, coraggio Italia! Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò!

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