NUOTO: il campione Ceccon si è allenato a Brisbane

La scelta del nuotatore potrebbe dare risultati importanti ai mondiali
Thomas Ceccon dopo quattro mesi di allenamento intensivo a Brisbane con il rinomato Dean Boxall e il formidabile team St. Peters Western, è rientrato in Italia e sta già lasciando il segno, confermando una forma strepitosa.

Il 15 giugno, ai Campionati Regionali/Provinciali di Verona, Ceccon ha impressionato tutti nuotando i 50 farfalla con un tempo sorprendente: 22.84 secondi. Sebbene non ufficiale per lo stile farfalla, questo crono lo avrebbe posizionato come il sesto al mondo in stagione, superando il suo 23.00 con cui ha trionfato agli Australian Open. Un segnale chiaro!

Ceccon nel suo periodo australiano ha ottenuto risultati straordinari: 52.84 nei 100 dorso (tempo di qualificazione per i Mondiali di Singapore); 1:55.71 nei 200 dorso (nuovo record italiano); 51.26 nei 100 farfalla (nuovo record personale).

La scelta di Thomas Ceccon di cercare nuovi stimoli all’estero, e i risultati eccezionali che ne sono conseguiti, ci spingono a porre un interrogativo non banale: la crescente tendenza anche di atleti italiani d’élite a cercare esperienze di allenamento all’estero potrebbe sollevare questioni cruciali per la Federazione Italiana Nuoto e per l’intero sistema sportivo nazionale?

Se questa dinamica dovesse consolidarsi, quali lacune o aspetti meno attraenti del nostro attuale approccio alla formazione e al supporto degli atleti di punta potrebbero emergere?

I sistemi come quello australiano o statunitense sono spesso pionieri nell’implementare protocolli di allenamento basati sulle ultime ricerche scientifiche.

Si tratta di un utilizzo intensivo di dati biomeccanici in tempo reale, idonei al rilevamento con precisione millimetrica nella correzione della tecnica, di una ottimizzazione del tapering con approcci altamente personalizzati, di una integrazione di allenamenti neuro-muscolari specifici per affinare la performance sotto pressione.

I nostri allenatori, pur essendo professionisti competenti ed eccellenti, potrebbero non avere sempre pieno accesso o la libertà di implementare queste metodologie più “aggressive” o sperimentali, spesso poi potrebbero non sentirsi del tutto supportati in questo dalla federazione.

Inoltre, la diffusa indisponibilità di piscine all’avanguardia con sistemi di video-analisi multipli, sensori di potenza e laboratori di fisiologia integrati direttamente nell’ambiente di allenamento.

Alcuni sistemi esteri promuovono una cultura del lavoro che enfatizza maggiormente l’autonomia dell’atleta, la sua responsabilizzazione, il cosiddetto “player empowerment”, e un’ossessiva attenzione ai “margini” di miglioramento, anche i più piccoli. Questo genera un mindset orientato alla ricerca incessante dell’eccellenza.

Sebbene in Italia vantiamo allenatori di altissimo livello, la capacità di integrare in modo sinergico e costante figure come psicologi dello sport, nutrizionisti, fisioterapisti e preparatori atletici in un unico “hub” di alta performance, con una comunicazione fluida e una visione condivisa, potrebbe essere meno strutturata rispetto ad alcuni modelli internazionali.

Tornando alla scelta di Ceccon per il periodo australiano, questa non è casuale. La filosofia di Boxall è centrata sulla “qualità estrema” e sul “carico mentale”, tutto ciò si traduce in un’applicazione rigorosa del principio di sovraccarico progressivo, non solo in termini di volume, ma soprattutto di intensità specifica per la gara.

I nuotatori australiani ( anche gli americani ma in formato più ridotto) utilizzano il celebre “mese dell’inferno” e simulazioni di gara. Questo sistema stimola e induce un adattamento fisiologico e psicologico che eleva la soglia di tolleranza allo sforzo e la capacità di esprimere potenza massima sotto stress.