Ricordate gente? … “Cambiare tutto per non cambiare niente”. Non è cambiato niente.
Italia fuori dai mondiali, Mancini il nostro ex “the normal one” adesso è come Lippi e Bearzot e peggio di Ventura.
E no, non è una provocazione, è il verdetto del campo. La clamorosa, mancata qualificazione ai Mondiali, la seconda di fila, la sconfitta indegna in casa contro la Macedonia del Nord (un quasi non-stato) è il peggior risultato della storia del calcio italiano.
Il mondo non si aspettava che gli azzurri, campioni d’Europa in carica, non riuscissero a qualificarsi a un Mondiale per la seconda volta di fila , non era mai accaduto, ma noi sì lo sapevamo. Perché chi ama il calcio lo sa, troppi campanelli d’allarme, i pareggi contro Bulgaria, Svizzera e Irlanda del Nord non erano per niente rassicuranti.
E adesso chi siamo? Di chi è la colpa? Sul banco degli imputati per il disastro finiscono un po’ tutti, a partire dal ct Roberto Mancini e alcune scelte discusse nelle ultime ore, fino ai giocatori che hanno mancato le occasioni sia nel girone di qualificazione sia nella sfida con i macedoni.
Sotto esame anche la Figc e il presidente Gabriele Gravina, così come la Lega Calcio per le decisioni legate ai calendari e a uno stop forse non sufficiente per preparare al meglio la sfida.
Qualcuno si chiede quali siano le conseguenze di questa disfatta. Quanto costerà al movimento calcistico e a tutto il Paese questa eliminazione? Le sconfitte servono a farsi le ossa e dice bene il giornalista Paolo Condò che “la partita dell’Italia è stata orrenda, ma il risultato è ridicolo e un’assurdità.
L’eliminazione no perché se non sei capace di segnare contro la Macedonia meriti di uscire.”
Eppure il problema sembra sotto gli occhi di tutti, è da mesi o addirittura anni che se ne discute – e anche in questa rubrica ne avevo ampiamente parlato – e pure qualche giorno fa’ il nostro Ct della nazionale under 21 Paolo Nicolato aveva espresso la sua preoccupazione dichiarando: “in serie A giocano 2 o 3 Italiani per squadra, c’è difficoltà per Mancini, figurarsi per noi dell’Under 21”.
Dichiarazione al veleno? No, bensì la consapevolezza nel dire che il trionfo europeo non doveva illudere il calcio italiano su un probabile rinascimento, e che c’è tanto da lavorare.
Perché quello di dare un percorso ai ragazzi è un problema reale ed è sotto gli occhi di tutti, le primavere sono fatte tutte da stranieri.
Abbiamo un campionato di Serie A dove 2 massimo 3 Italiani giocano, vedi il Venezia, squadra di provincia ma con solo 6 giocatori Italiani in Rosa, e anche la serie B ha i suoi problemi. Lì non gioca quasi nessuno, ci manca il bacino da cui scegliere, che porta a una difficoltà oggettiva anche per la nazionale maggiore.
C’è tutto da ricostruire un’altra volta, ci vorrà un po’ di tempo e un po di pazienza, ma chi di competenza deve capire che bisogna cambiare le regole, lasciare stare per una volta il portafoglio con il notevole risparmio fiscale e ragionare in maniera diversa sui giovani, patrimonializzare la giovane età perché è un bene per tutti, quando si perde si perde tutti, perde l’Italia.
Cercare di far partire queste benedette riforme dei campionati , ridurre il numero delle società soprattutto nei campionati di serie C dove i club muoiono come mosche, o aiutare e incentivare economicamente, insomma rifondare tutto!
Ci rivediamo (sempre se non perdiamo contro la Transnistria) nel 2026, nient’altro da aggiungere.
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