“A questo mondo c’è chi può e chi non può. Io può”…
Caro Presidente Angelo Massimino il tuo Catania non può più, perché un Tribunale ha deciso così. Ma come si fa a dimenticare le tue famose Gaffe “Al Catania manca amalgama? Ditemi dove gioca che lo compro” oppure “I nostri tifosi ci seguono ovunque, in treno, in macchina, in nave, perfino con dei voli charleston”, e ancora quando un giorno ti arrabbiasti perché il Catania aveva comprato uno stock di guanti da portiere: “E perché i portieri c’hanno bisogno dei guanti e gli altri no?”… imprecando.
Non conoscevi i dettagli tecnici, però se ti stringevano la mano, potevano stare tranquilli; lo diceva anche Pietro Anastasi tuo compaesano ed ex calciatore della Juventus, che finì per essere il simbolo vivente di un’intera classe sociale: quella di chi lasciava a malincuore il Meridione per andare a guadagnarsi da vivere nelle fabbriche del Nord.
Diceva di te alla tua morte dopo quel brutto incidente all’altezza del bivio per Scillato a Tremonzelli: “Se n’è andato uno vero, uno che ha pagato, uno con la passione dentro. Altro che i dirigenti attuali, gente di plastica” e da Catania ne sono passati in tanti e aveva ragione e qualcuno forse ti rimpiangerà.
In un calcio in piena crisi Covid e dove i miliardari Sceicchi sbeffeggiano il fair play finanziario, un fallimento nella nostra Serie C ormai, non fa più notizia. Nemmeno se a fallire è il Catania, che fino a qualche anno fa giocava in Serie A e che rappresenta una delle dieci città più grandi d’Italia, per popolazione.
Perché signori miei il Catania è FALLITO, il Tribunale ha posto la parola fine ad una storia lunghissima di calcio italiano 17 campionati di Serie A e 34 in Serie B. Così, dopo mesi e mesi di difficoltà, dopo il crac della Meridi di Pulvirenti nonostante un gruppo di imprenditori locali come il caro Angelo si fosse mobilitato per salvare la società, il tribunale ha dichiarato fallimento.
Si parla di oltre 60 milioni di euro di debiti; una cifra folle per qualsiasi imprenditore volenteroso soprattutto per una serie C, concedendo solo però l’esercizio provvisorio fino al 2 gennaio. Una scadenza brevissima, che rischia di lasciare la competizione senza una squadra a campionato in corso, ancora una volta.
Per scongiurare uno scenario ormai fin troppo noto, servono 600 mila euro da trovare in dieci giorni e nel bel mezzo delle festività. Per la nostra bella Nazione, ancora una volta, si aggira dunque lo spettro di una società che si arrende, una società che manda a casa padri di famiglia, perché una squadra non è composta solo da calciatori o staff che potranno trovare facilmente occupazione; ci sono intere famiglie che con lavori di manovalanza portavo la pagnotta a casa, ma sembra non interessare a nessuno. Il Catania è la diciassettesima squadra di calcio italiana a fallire nel giro di pochi anni e purtroppo, non fa più notizia.
Caro Presidentissimo Angelo, quando dicevi “questo prosciutto (salmone) puzza di pesce!” avevi ragione. C’è puzza e il pesce puzza sempre dalla testa. O povera Italia!
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