Prima Guerra Mondiale. Uomini, Soldati, Eroi… e il Genocidio Armeno

dagli appunti di Franco Baldi

Durante la prima guerra mondiale (1914-1918) si compì, nell’area dell’ex impero ottomano, in Turchia, il genocidio del popolo armeno (1915 – 1923), il primo del XX secolo. Il governo dei Giovani Turchi, preso il potere nel 1908, attuò l’eliminazione dell’etnia armena, presente nell’area anatolica fin dal 7° secolo a.C. Dalla memoria del popolo armeno, ma anche nella stima degli storici, perirono i due terzi degli armeni dell’Impero Ottomano, circa 1.500.000 di persone. Molti furono i bambini islamizzati e le donne inviate negli harem.

La deportazione e lo sterminio del 1915 vennero preceduti dai pogrom del 1894-96 voluti dal Sultano Abdul Hamid II e da quelli del 1909 attuati dal governo dei Giovani Turchi. Le responsabilità dell’ideazione e dell’attuazione del progetto genocidario vanno individuate all’interno del partito dei Giovani Turchi, “Ittihad ve Terraki” (Unione e Progresso). 

L’ala più intransigente del Comitato Centrale del Partito pianificò il genocidio, realizzato attraverso una struttura paramilitare, l’Organizzazione Speciale (O.S.), diretta da due medici, Nazim e Chakir. L’O.S. dipendeva dal Ministero della Guerra e attuò il genocidio con la supervisione del Ministero dell’Interno e la collaborazione del Ministero della Giustizia. 

I politici responsabili dell’esecuzione del genocidio furono: Talaat, Enver, Djemal. Mustafa Kemal, detto Ataturk, ha completato e avallato l’opera dei Giovani Turchi, sia con nuovi massacri, sia con la negazione delle responsabilità dei crimini commessi.

Il genocidio degli armeni può essere considerato il prototipo dei genocidi del XX secolo. L’obiettivo era di risolvere alla radice la questione degli armeni, popolazione cristiana che guardava all’occidente.

L’obiettivo degli ottomani era la cancellazione della comunità armena come soggetto storico, culturale e soprattutto politico. Non secondaria fu la rapina dei beni e delle terre degli armeni. Il governo e la maggior parte degli storici turchi ancora oggi rifiutano di ammettere che nel 1915 è stato commesso un genocidio ai danni del popolo armeno.

Il 24 aprile del 1915 tutti i notabili armeni di Costantinopoli vennero arrestati, deportati e massacrati. A partire dal gennaio del 1915 i turchi intrapresero un’opera di sistematica deportazione della popolazione armena verso il deserto di Der-Es-Zor.

Il genocidio vero e proprio fu scatenato nel 1915, in seguito all’approvazione della legge Tehcir del 29 maggio 1915, che autorizzò la deportazione della popolazione armena dell’Impero ottomano. Secondo Andrea Riccardi un elemento determinante fu la proclamazione del jihād da parte del sultano-califfo Maometto V il 14 novembre 1914. Lo storico inglese Arnold J. Toynbee ritiene invece che quello dei Giovani Turchi, gruppo in cui militava anche Atatürk e che di fatto condusse la guerra, fosse un gruppo caratterizzato da elementi più nazionalisti che islamici. 

Allo scoppio della prima guerra mondiale molti armeni disertarono, e battaglioni armeni dell’esercito russo cominciarono a reclutare fra le loro file armeni che prima avevano militato nell’esercito ottomano. 

La città di Van venne conquistata da queste truppe, che intendevano cederla poi ai russi. Intanto, l’esercito francese finanziava e armava a sua volta gli armeni, incitandoli alla rivolta contro il nascente potere repubblicano.

Nella notte tra il 23 e il 24 aprile 1915 vennero eseguiti i primi arresti tra l’élite armena di Costantinopoli. L’operazione continuò l’indomani e nei giorni seguenti. In un solo mese, più di mille intellettuali armeni, tra cui giornalisti, scrittori, poeti e perfino delegati al parlamento furono deportati verso l’interno dell’Anatolia e massacrati lungo la strada. Friedrich Bronsart von Schellendorf, tedesco e Maggiore Generale dell’Impero ottomano, nell’ottica degli stretti rapporti che questi ultimi avevano con l’Impero tedesco, viene dipinto come “l’iniziatore del regime delle deportazioni armene”.

Arresti e deportazioni furono compiuti in massima parte dai «Giovani Turchi». Nelle marce della morte, che coinvolsero 1.200.000 persone, centinaia di migliaia morirono per fame, malattia o sfinimento. 

Queste marce furono organizzate con la supervisione di ufficiali dell’esercito tedesco in collegamento con l’esercito turco, secondo le alleanze tra Germania e Impero ottomano e si possono considerare come “prova generale” ante litteram delle più note marce della morte perpetrate dai nazisti ai danni dei deportati nei propri lager durante la seconda guerra mondiale. 

Altre centinaia di migliaia furono massacrate dalla milizia curda e dall’esercito turco. Le fotografie di Armin T. Wegner sono la testimonianza di quei fatti.

Malgrado le controversie storico-politiche, un ampio ventaglio di analisti concorda nel qualificare questo accadimento come il primo genocidio moderno, e soprattutto molte fonti occidentali enfatizzano la “scientifica” programmazione delle esecuzioni.

Chi si oppone all’associazione del termine genocidio sostiene che non esistesse, da parte dello Stato turco, un progetto di sterminio nei confronti della popolazione armena; vi era piuttosto l’intento da parte degli Ottomani di impedire agli armeni di unirsi all’esercito russo, ricollocandoli in Siria, nel periodo in cui russi e battaglioni armeni stavano avanzando in Turchia. Viene anche fatto notare che gli Armeni commisero atrocità nei confronti delle popolazioni musulmane nei territori caduti sotto il loro controllo.

Vi sono tuttavia molte prove che l’élite ottomana volesse eliminare la popolazione armena: ad esempio, l’ambasciatore Morgenthau ricordò nelle sue memorie che il Ministro dell’Interno, Tallat Pascià, gli disse in un’occasione: «Ci siamo liberati di tre quarti degli armeni… L’odio tra armeni e turchi è così grande che dobbiamo farla finita con loro, altrimenti si vendicheranno su di noi». 

Il genocidio armeno causò circa 1,5 milioni di morti. Le fonti turche tendono a minimizzare la cifra. Secondo il Patriarcato armeno di Costantinopoli, nel 1914 gli Armeni anatolici andavano da un minimo di 1.845.000 ad un massimo di 2.100.000. Lo storico Arnold J. Toynbee, che fu ufficiale dell’intelligence britannica in Anatolia nella prima guerra mondiale, stima in 1.800.000 il numero complessivo degli Armeni di quel paese. L’Enciclopedia Britannica indica come probabile il numero di 1.750.000.

Toynbee ritiene che i morti furono 1.200.000. Gli storici stimano che la cifra vari fra i 1.200.000 e 2.000.000 di morti, ma il totale di 1.500.000 è quello più diffuso e comunemente accettato.