Una bomba rudimentale è esplosa lo scorso 16 ottobre davanti all’abitazione di Sigfrido Ranucci, noto giornalista investigativo e conduttore del programma settimanale Report di RAI.
L’esplosione ha danneggiato due automobili della famiglia, senza però provocare feriti. L’attentato, avvenuto intorno alle 22:17 a Campo Ascolano, a circa 30 chilometri a sud di Roma, ha suscitato immediata solidarietà da parte di colleghi e rappresentanti politici.
Ranucci, già sotto scorta da diversi anni, ha dichiarato che lui e la sua redazione ricevono minacce regolarmente, comprese lettere contenenti proiettili.
L’ordigno, del peso di circa un chilo, è esploso poco dopo il suo rientro a casa, distruggendo un’auto sua e quella della figlia. “A parte lo shock, per fortuna va tutto bene”, ha detto il giornalista.
La Procura antimafia ha aperto un’indagine per danneggiamento aggravato da modalità mafiose, mentre la Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI) ha segnalato un aumento delle intimidazioni ai giornalisti: 81 casi nella prima metà del 2025, rispetto ai 46 dello stesso periodo dell’anno precedente.
Il premier Giorgia Meloni ha condannato l’atto definendolo “gravissimo”, sottolineando l’importanza della libertà e indipendenza dell’informazione. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha annunciato un rafforzamento della scorta, compreso l’uso di un’auto blindata.
L’attacco coincide con l’anniversario dell’omicidio della giornalista maltese Daphne Caruana Galizia, suscitando preoccupazione internazionale.
L’International Federation of Journalists ha denunciato l’“assalto diretto alla libertà dei media” e richiesto un’indagine urgente per identificare e assicurare alla giustizia i responsabili.
Report, storicamente critico verso il governo, ha più volte visto membri dell’esecutivo intentare cause legali contro la trasmissione, confermando il clima di tensione tra giornalismo investigativo e politica italiana.
