di Luisella Scrosati
@LaNuovaBQ
«A loro non va negata la possibilità di essere amate e di amare, anche a livello intimo, a livello sessuale. Perché negare quello che io definisco un loro diritto?». A chi si riferiscono queste parole pronunciate da mons. Francesco Savino, vicepresidente della CEI per l’Italia meridionale, in una recentissima intervista? Alle persone con una «identità diversa», che si riconoscono nel mondo cosiddetto LGBTQ+.
Questa quintessenza di negazione radicale della morale sessuale cattolica si colloca all’interno di una più ampia riflessione di Sua Eccellenza relativa alla sua presenza al Giubileo dell’associazione La Tenda di Gionata ed altre affini, in particolare presiedendo la Messa di sabato 6 settembre, nella Chiesa del Gesù, a Roma (nella foto di Imagoeconomica).
Il vescovo di Cassano all’Jonio ha tenuto a precisare di aver voluto assicurarsi del sostegno della Chiesa, domandando a papa Leone XIV se poteva effettivamente presiedere alla celebrazione della Messa di un Giubileo tanto contestato. Papa Leone avrebbe risposto: «Lei vada, celebri, stia tranquillo e poi ci informiamo e lei mi informi su questa situazione». Mons. Savino si è sentito così incoraggiato sia da papa Francesco, con il quale aveva già uno scambio sull’argomento, che dall’attuale pontefice.
L’intervista è un potpourri di ovvie verità, luoghi comuni, errori madornali, snocciolati uno dopo l’altro senza nessuna premura di argomentare, dimostrare, radicare le proprie affermazioni nell’insegnamento della Chiesa e della Rivelazione, considerata nella sua totalità di Sacra Scrittura integrale e Tradizione della Chiesa. Una frase di don Tonino Bello viene giustapposta ad una di don Milani, un’affermazione di papa Francesco ad una massima di Gramsci, fino ad un elogio sperticato di padre. Pino Piva, il padre James Martin italiano, protetto dalle ali del cardinale Zuppi… Tutto fa brodo per sostenere che bisogna accogliere, ascoltare, accompagnare, discerne e integrare.
Le parole magiche di Amoris Lætitia, che ormai sostituiscono quel «convertitevi e credete al Vangelo», che disse tempo fa un tale, di cui a certi vescovi non sovviene più il nome, né l’autorità.
Sua Eccellenza ritiene che questa sua posizione sia «un tentativo di fare verità», quella verità che, secondo un suo esplicito richiamo al Vangelo (cf. Gv 8, 32), rende liberi. Ma da dove verrebbe questa verità, secondo cui esisterebbe un diritto di vivere la sessualità indifferentemente con persone dello stesso sesso o del sesso opposto, fuori o dentro il matrimonio, per procreare o semplicemente per un momento di piacere? O quale sarabbe il fondamento dell’affermazione secondo cui omosessualità, bisessualità, transgenderismo, transessualità et alia sarebbero solo identità “diverse”? Sono loro, «le scienze umane dinamiche, in progress», ci rassicura.
Il principio fondamentale della creazione dell’essere umano, «maschio e femmina li creò» (Gen 1,27), che il Signore conferma nel Santo Vangelo (cf. Mt 19,4), sembra essere meno decisivo del parere della nuova divinità adorata da molti ecclesiastici: la Scienza. Nessun sospetto che la conoscenza dell’uomo possa errare, nessun dubbio che la scienza possa essere fortemente compromessa da ingenti pressioni di potere e da fiumi di denaro. L’insegnamento costante della Chiesa, che sempre ha condannato ogni uso della sessualità al di fuori del matrimonio e dei suoi fini, e specificamente il peccato sodomitico come contro natura (i.e., insanabilmente contrario alla verità che la sessualità è per natura volta all’unione di un uomo e una donna, nell’apertura alla procreazione), agli occhi di Savino è stato una bimillenaria negazione nientemeno che dei diritti umani.
Questo “superamento” dell’insegnamento della Chiesa, che ora dovrebbe riconoscere che Dio li creò maschio, femmina e LGBTQ+, e che ciascuno ha il diritto di usare della propria sessualità come meglio gli garba, è accostato da Sua Eccellenza nientemeno che allo sviluppo del dogma dell’Immacolata Concezione. «Il dogma – ci spiega – è il punto di arrivo di un percorso dinamico di conoscenza… Perché il problema non è certo l’affermazione della dignità di ogni persona, ma lo scivolamento dalla dignità ontologica all’approvazione di atti che contraddicono radicalmente il senso della sessualità e che sono contrari a questa stessa dignità.
