Şükrü Mustafa Gülesin fece innamorare una città intera con le sue gesta sportive
“Provate a socchiudere le palpebre e a raffigurarvi la scena. Questa figura colossale, 1m e 91cm per oltre 100kg, accolto in città quasi fosse un sultano venuto a prendere possesso del suo nuovo feudo. Palermo, 5 luglio 1950. L’uomo in questione ha un nome esotico: Şükrü Mustafa Gülesin, all’anagrafe Melaid Gülesin.
Un turco da queste parti, a dire il vero, non è mica queste grande novità. La Sicilia ne ha accolti a decine di migliaia, nel corso della sua lunga storia. Stavolta però la battaglia è calcistica, su un rettangolo verde di gioco. I rosanero, alla loro terza stagione consecutiva in Serie A, vogliono scalare posizioni e staccarsi dal nomignolo di ‘provinciale’.
Dunque eccolo accaldato e idolatrato, Gülesin, scortato sotto braccio nel centro storico dal presidentissimo Raimondo Lanza di Trabia, che l’ha preso in prestito dalla Lazio e gli ha fatto sottoscrivere un contratto biennale ricchissimo. La gente accorsa ai bordi delle strade, mentre la coppia e altri dirigenti del club sfilano verso lo stadio, sfida la canicola opprimente per toccarlo. Şükrü Mustafa è l’ariete che andavano cercando. L’implacabile cannoniere, terrore dei portieri. Il centravanti completo. Amunìmm’, è arrivato il turco! grida la folla estasiata.
Eppure sa essere anche molto più di questo. Certo, con quel fisico da corazziere i difensori gli rimbalzano addosso, lui non si smuove di un centimetro e spara missili terra-aria da dentro l’area, da fuori, da ogni posizione. Per non parlare del suo colpo di testa. La Lazio l’ha girato subito in prestito senza avvedersi compiutamente di tutte queste su capacità. Un errore da incompetenti. Arriva dal Besiktas, dove ha segnato la bellezza di 76 gol in 87 partite. Come diamine fai a dare via uno così? Gülesin è pure rigorista glaciale ed è dotato di un tiro talmente potente da spargere autentico terrore. In un Palermo – Padova che si gioca in novembre, il portiere avversario, Enzo Romano, preferirà scansarsi piuttosto che correre il rischio di scontrarsi con la cannonata del turco, sugli sviluppi di un calcio di rigore.
Ma c’è ancora dell’altro. Le risorse di questo colosso arrivato da Istanbul sembrano inesauribili. Perché Şükrü Mustafa Gülesin non si accontenta di catalizzare ogni pallone che spiove in area di rigore. Non gli basta nemmeno battere i calci di rigore. Lui vuole calciare anche gli angoli. Ma come, obietta qualcuno, come fa a battere il corner se allo stesso tempo dovrebbe trovarsi in area per scaraventare la palla in rete, di testa? Nessunissimo problema. Non c’è alcun bisogno che Gülesin presidi l’area in questi frangenti. Il motivo è semplicissimo: lui segna direttamente da calcio d’angolo. Non una o due volte a stagione, per pura botta di fortuna: a ripetizione.
Il sovrano turco ha infatti elaborato una specialissima traiettoria a rientrare. Prende tre-quattro passi di rincorsa, quindi colpisce la sfera con il collo del piede, impartendogli un effetto traditore. Pare sempre che la traiettoria si allarghi, quando all’improvviso rientra e si caccia all’incrocio. A fine carriera, nel 1955, avrà collezionato la bellezza di 32 reti da calcio d’angolo. Un record tutt’oggi imbattuto. Tutta Palermo freme e sospira quando si avvicina alla bandierina. Sa bene che, in quella luccicante stagione 1950-51, ogni corner può tramutarsi in gol.
Alla fine di quella sua prima stagione le reti complessive saranno 13 in 26 partire. Abbastanza per convincere la Lazio a fare marcia indietro e a riprenderselo. A Roma ne farà 16, prima di tornare un altro anno a Palermo, dove era stato così bene, lasciando come ricordo un bottino di 7 gol, prima di tornare in Turchia.
